Guerra alla maglietta e censura alle idee

martedì 15 novembre 2022


In Rai è scoppiata la guerra alla maglietta non conforme, a causa di quella indossata dal popolare attore Enrico Montesano che recava lo stemma della X Mas nel petto e nel retro un motto di Gabriele D’Annunzio. Il nostro atipico artista ci ha abituato alle sue “estrosità” nella sua vita pubblica, da quelle variamente di sinistra: dal Partito socialista di Pietro Nenni al Partito democratico della sinistra di Achille Occhetto come consigliere comunale di Roma prima e eurodeputato nel 1994 poi, a quelle libertarie più recenti sui vaccini e le misure restrittive anti-Covid dei governi 5stelle e Pd. Nell’arco della sua lunga carriera i suoi personaggi non hanno mai avuto niente in comune con il fascismo, ma anzi hanno testimoniato le sue simpatie di sinistra. Montesano ha interpretato lo spiantato, il fattorino imbranato, il poliziotto sgangherato, il carabiniere pasticcione, l’avventuriero improvvisato, il qualunquista e tanti altri tipi umani che con un certo mondo non c’entrano nulla nemmeno lontanamente.

Il Conte Tacchia, altro suo personaggio, ha poi ridicolizzato una certa “nobiltà” titolata romana ormai decaduta, imparruccata, fannullona e un po’ vigliacca, riservando una nota di simpatia verso il Re Vittorio Emanuele III che eleva un semplice falegname appunto ad aristocratico con tanto di diploma, perché l’unico disponibile, lui del popolo, a battersi a duello con un nobile francese per salvare l’onore d’Italia. E allora quella maglietta? Lui stesso si dice collezionista e di averne di tutti tipi, perché non credergli? Solo che essendo lui una persona intelligente, mi sembra strano che non avesse riflettuto che avrebbe sollevato un vespaio di polemiche unitamente al fatto che si sarebbe scritto e parlato di lui, come anche io sto facendo.

Ma quello che è inquietante non è la T-shirt, ma la reazione di censura della Rai che ha mal deciso di escluderlo dal programma solo per averla indossata durante le prove che però, dice Montesano, erano state supervisionate dagli occhiuti burocrati del servizio pubblico. Per questo consiglio la lettura di Teoria generale delle stronzate, Castelvecchi 2021, di Giancristiano Desiderio, per avere un metodo per discernere i contorni della vicenda, infatti la sua teoria dice “quando si assumono atteggiamenti ideologici e si presume di sapere ciò che non si sa e che non si può nemmeno sapere si esprimono pseudo pregiudizi slegati dalla realtà dei fatti e inevitabilmente si dicono stronzate”, perché qui non siamo più al pensiero unico dominante, siamo già oltre, all’abbigliamento conformisticamente adeguato stabilito da non si capisce bene da chi.

Sarebbe stato lo stesso se avesse indossato una maglietta con Ernesto Che Guevara o con la faccia di Lenin, o magari si fosse fatto intervistare, come spesso ha fatto il “diversamente di sinistra” Pietrangelo Buttafuoco con il busto di Stalin alle spalle? Credo di no. Semplicemente sarebbe passato inosservato. Ma andiamo anche alla sostanza dell’eventuale messaggio criptico della maglietta incriminata: la Decima Mas e i suoi combattenti. Troverete un’ampia bibliografia che ne racconta la storia fascista e non, anche controversa nessuno lo nega, e gli eroismi e la resistenza che fecero i marò ai tedeschi, bloccando rappresaglie contro i civili: fu questo il caso dopo l’uccisione mentre trattava lo scambio di prigionieri per mano partigiana del comandante del battaglione “Barbarigo” Umberto Mario Adriano Bardelli ad Ozegna, e quella del comandante Mario Arillo che insieme ai suoi commilitoni impedì a rischio della vita a poche ore dalla fine della guerra nel 1945 ai soldati germanici in ritirata di far saltare il porto di Genova. Il motto poi “Memento audere semper” fu coniato da d’Annunzio nella Prima guerra mondiale, quella dell’Unità, per ricordare la beffa di Buccari del 1918 in cui i Mas 94, 95 e 96 forzarono proprio quella baia colpendo il naviglio austroungarico con un’intrepida azione, che risollevò il morale degli italiani dopo la tragedia militare di Caporetto.

Detto questo, allora che facciamo, cancelliamo D’Annunzio dai libri di storia, per simpatie fasciste prima del fascismo? Chiudiamo a questo punto anche il Vittoriale degli italiani? Anzi lo demoliamo proprio perché ricorda quella storia, quei motti e quella epopea italiana? Eliminiamo anche i neologismi inventati dal principe di Montenevoso come la parola “velivolo”?  Distruggiamo tutte le copie dei capolavori letterari del “Vate” così saremo sicuri che nell’ignoranza non potrà mai rinascere il germe del fascismo? Come vedete cambiano le maggioranze di governo ma non le censure illiberali che si vogliono imporre a tutti, persino a quelli di sinistra pensate un po’, con ogni pretesto anche il più insignificante, per questo bisognerebbe ragionare molto sul grado di libertà di espressione che è “concessa” in Italia ed un governo “liberale” dovrebbe porsi il problema, non tanto sul fatto in sé, ma su quello che esso rappresenta: la guerra alle magliette è solo censura alle idee ed una delle tante traversine della più ampia via verso la schiavitù.


di Antonino Sala