La sindrome di Bisanzio

lunedì 31 ottobre 2022


Discutere del sesso degli angeli è come dissertare del genere femminile o maschile da attribuire alla carica di presidente del Consiglio dei ministri. Fuori Roma non c’è un esercito che ci assedia ma la crisi poliedrica che ci sta angustiando non è da meno. Tuttavia, anche se si tratta di un probabile sintomo di decadenza culturale, è comunque interessante partecipare al dibattito. La premessa principale consiste, perché tale è, nel fatto che la prevalenza del maschile sul femminile in riferimento alle cariche pubbliche ha innegabilmente un’origine storica antichissima, che ha un’unica eccezione nella vicenda delle Amazzoni, che però era un mito. Per questo, la prevalenza del maschile costituisce una costante ben difficilmente eliminabile, cosa della quale, peraltro, non si avverte alcuna necessità impellente. Inoltre, va osservato che il genere femminile e quello maschile non trovano alcuna composizione nel neutro poiché, nelle lingue che lo adottano, esso non può riferirsi a persone ma esclusivamente a oggetti e cose.

Dunque, la “contesa”, se la vogliamo vedere così, fra femminile e maschile può essere condotta unicamente nel libero uso lessicale. Su questo piano, si può affermare che l’emancipazione femminile ha già modificato o allargato la sua gamma, rendendo possibile l’impiego del genere femminile, per esempio, in varie attività professionali. L’avvocato può così divenire l’avvocatessa, il dottore dottoressa e il poeta poetessa. La giusta sintesi si ricompone, poi, nel lessico quotidiano, per cui diciamo “domani vado dal medico”, specificando solo in seguito, su richiesta, “è la dottoressa Rossi”. A ogni modo, al di là delle professioni e della loro evoluzione di genere, ci si può chiedere quale sia l’equilibrio fra il femminile e il maschile nell’insieme del nostro vocabolario, scoprendo realtà decisamente divertenti.

Iniziamo dall’ente supremo, Dio, che è maschile e, se ridefinito al femminile, Dia, richiamerebbe la Direzione investigativa antimafia. Il luogo in cui abitiamo, la Terra, è femminile ma in compenso ne parliamo anche come il Mondo, che è maschile. A parte la Terra, fra i nove pianeti c’è solo Venere al femminile, accanto al piccolo nostro satellite che chiamiamo Luna, ma il femminile si riprende grazie alla Via Lattea che ingloba il Sole e il sistema che esso governa, ambedue maschili. D’altra parte, il maschile chiude la gara all’ultima tappa con l’Universo, maschile. Così, il cielo è maschile ma le stelle che lo popolano sono al femminile. Anche la luce è femminile mentre il buio è maschile. Le quattro stagioni, da parte loro, si dividono il bottino lessicale a vantaggio del femminile poiché le due più fredde, autunno e inverno, sono al maschile, mentre l’agognata primavera e l’estate, sono al femminile. Sul piano delle cose umane è sintomatica la situazione dell’automobile, femminile, il cui indispensabile motore è, però, maschile. Pensiamo al contesto in cui si trovano gli strumenti musicali, in particolare gli archi. In effetti, la soave viola è circondata da maschi che vanno dall’enorme contrabbasso al possente violoncello e al leggiadro violino. Il femminile, tuttavia, si prende la rivincita con l’orchestra, che è femminile. Il fisco è maschile, ma le tasse e le imposte sono femminili; la moneta è femminile ma il denaro è maschile.

La parola “scienza” è femminile ma deriva dal latino scire, cioè “sapere” che, in quanto verbo, è maschile. La società è femminile, ma il pubblico è maschile. La patria, anche senza stravolgerla con la “matria”, e la nazione è femminile ma, al contempo, lo Stato e il Governo sono maschili. Il Parlamento è maschile, così come il Senato, ma la Camera è femminile, anche se il maschile rispunta attraverso i suoi membri, i deputati. Il femminile domina poi le suddivisioni di una nazione poiché città, province e regioni sono tutte al femminile lasciando al genere maschile solo il villaggio o il paesello.

Anche nell’ambito strettamente sessuale l’equilibrio lessicale è incerto e comunque mutevole perché abbiamo gli eterosessuali, al maschile anche se donne, assieme ai cosiddetti “trans” i quali, però, oscillano fra il maschile e il femminile mentre gli omosessuali, anche essi al maschile, possono esibire attitudini femminile anche se esteriormente maschi o attitudini maschili anche se esteriormente femminile. La situazione dei nomi di battesimo è altrettanto varia, poiché molti nomi femminili derivano dal maschile, come Giorgia o Ludovica, mentre quasi nessun nome maschile deriva dal femminile, come sarebbe per Gabriello o Margherito. Insomma, il panorama dei generi mostra una chiara varietà di declinazioni sottoposta ad una evoluzione evidente ma solo parziale poiché un ampio nucleo di termini presentano un genere stabile che domina la scena. Ciò consente al lessico di resistere al caos che deriverebbe dalla sua troppo accelerata trasformazione mettendo in ridicolo, fra l’altro, la banale moda che riguarda gli articoli scientifici anglosassoni, soprattutto nel campo delle scienze umane, nei quali la “correttezza” impone a molti autori di aggiungere she, ella, ogni volta che si usa he, egli.

In fondo è solo, si fa per dire, una questione di buon gusto, che è maschile, e di libertà, che è femminile.


di Massimo Negrotti