Una vittoria culturale

domenica 30 ottobre 2022


La nostra epoca la connoterei come quella della Transizione, del mutamento supposto evolutivo, non delle rivoluzioni, le quali cambiano con la distruzione. Un cambiamento evolutivo, evoluzionista, tra rivoluzione ed evoluzione esiste. O dovrebbe esistere una differenza netta. Transizione, evoluzione, in quale territorio sociale? Energie, digitalizzazione, sessualità, alimentazione, tecnologie di produzione, forme cognitive, cultura, popolazione. E quanto è possibile “evolvere”, transizionare.

Sospendiamo il giudizio sulla digitalizzazione, giacché si propongono mutamenti incerti. Sulle energie, proporre il nucleare, energie naturali, lo sfruttamento di immani giacimenti: le ipotesi si propongono e restano tali. Dunque, è una transizione problematica. Sulla digitalizzazione, l’opposto: sembra opportuna ed inevitabile. E perveniamo alle ulteriori transizioni: non vi è limite, mettono in situazione oscillatoria le società e l’umanità. Analiticamente. La sessualità: piuttosto naturale che vi siano “orientamenti” sessuali. L’omosessualità, maschile e femminile, è naturale? Taluni la considerano l’alterativa della natura, ma ha una millenaria esistenza in magnifiche civiltà. Sopprimerla sarebbe recidere un aspetto non secondario dei comportamenti umani. Ma non siamo alla semplice omosessualità, siamo alla protezione ostativa di ogni orientamento sessuale e alla incredibile alterazione dei giudizi: se qualcuno criticasse l’omosessualità e vantasse la bisessualità, il matrimonio uomo/donna varrebbe come spregiatore dell’omosessualità! È questo capovolgimento che rende problematica, come in altri territori, la situazione. E vi è molto ancora. Matrimoni omosessuali, adozioni, interventi per rendere un uomo partoriente e allattante. Allora: veniamo allo scoperto. C’è chi “vuole” questa transizione? Lo dica, perché non avvenga furtivamente, così da ritrovarci, un giorno, un uomo che allatta, come un gioco di prestigio.

Stessa cosa nell’alimentazione. Si sta compiendo una transizione alimentare da stregoneria, una roba dall’altra, innaturalmente. La Natura messa da parte, il gran risultato alchemico: il latte dai piselli secchi, la carne sintetica. S’inneggia a ogni trasformazione per la dimostrata capacità di cambiare, senza giudicare il merito dell’avvenimento! Rispetto agli alimenti chimerici, meno temibile è lo sconquasso di cibi stranieri: vermi, cavallette, grilli, serpenti come prossimi pasti anche per l’Occidente. Il combinato disposto, per dire, alimenti transgenici e alimenti innovativi dissolverebbero la nostra consuetudine. Si è coscienti, si “vuole” questa alterazione, o si avanza tanto per andare avanti, quale che sia, ritenendo ogni e qualsivoglia innovazione “progresso”?

Sorprendente, se riuscissimo a sorprenderci, quanto avviene nella demografia. Tutti a riconoscere la denatalità europea, specie italiana e spagnola, indicando un’uscita semplice: accrescere le immigrazioni! Noi risolveremmo la “nostra” falcidia delle nascite sostituendo il nostro popolo con altri popoli, sparendo, consegnando agli stranieri il nostro Paese. Nessuna esagerazione, un demografo corretto lo accerterebbe. Perderemo a breve tempo la superiorità numerica, diverremo una prosecuzione della rigogliosa Africa. È verosimile questo risultato o chiudiamo sguardo e mente?

Sulla risultanza dell’Intelligenza artificiale immessa nei robot sostitutivi dell’uomo operaio e non operaio, un abisso di mutismo. E chi ne indaga le conseguenze sull’occupazione e nei sistemi produttivi? Con riferimento al Metaverso che potrebbe dissestare la mente, poco o niente. Un cenno alle nano-tecnologie che, immesse, riuscirebbero a controllare i pensieri e i comportamenti. Inoltre, la genetica che ormai riesce a coniare viventi al di là dei viventi, nei laboratori. Al vertice sociale la negazione della cultura, della storia, della civiltà nazionale come passatismo, localismo, superiorismo. Al dunque, stiamo in una terra di nessuno: nessun radicamento, nessuna difesa di alcunché, giacché tutto è in discussione. Un esempio esemplare di “anomia” con approdi possibili da terrificare streghe ed alchimisti. Ci stavamo volgendo a queste risultanze. Sotto gli stendardi della transizione evolutiva vi è un espianto antropologico, un uomo nuovo che non ha niente dell’uomo e che potrebbe – con la pretesa di essere nuovo, evolutivo, in pari con i progressi(?) scientifici e tecnologici – mettere nella cassa l’uomo umanistico.

Certo, il divenire è inevitabile, ma “quale” divenire spetta all’uomo secondo il possibile. E il “divenire” di quanto stava accadendo era, sarebbe, evoluzione verso il di-sumanesimo. Ciascuno, secondo coscienza e capacità, cerchi di contrastare questo di-sumanesimo sotto spoglie evolutive. Abbiamo prevalso per “questo” fine. È una vittoria della libertà di pensiero, nelle recenti elezioni. Si stava suscitando un orientamento unilaterale con l’ostracismo al pensiero difforme. La riconquista della libertà di pensiero, poter dire “patria”, famiglia, umanesimo, civiltà europea, senza temere di essere mandati in esilio. La conquista della libertà si traduca in fatti: una transizione ri-umanistica non contro il nuovo ma contro la negazione del passato degno di esistere. È una vita che lottiamo, perché non si confonda innovazione con dissoluzione. Arte, natura, storia, libertà, individuo, amore per la vita. Pace. Pace. E la tecnica riprenda il suo posto. Serva all’uomo naturale/storico, “individuato” non transgenico, generico, universalistico, cittadino di un mondo senza “un” luogo. L’universale soggettivato! Perché è la perdita della soggettività lo scopo estremo di “questa” transizione, da stroncare. Re-individualizzare individuo e nazione!


di Antonio Saccà