Lunga vita al Merito

sabato 29 ottobre 2022


Il Governo Meloni, fresco di insediamento, ha deciso di esordire con un piglio innovatore. Prima di qualsiasi atto formale, in diretta dal Quirinale per annunciare i componenti del nuovo Esecutivo, Giorgia Meloni ha annunciato la modifica della denominazione di alcuni ministeri. È così che al Ministero dell’Istruzione è stato aggiunto il “Merito”.

È bastato così poco che lunedì 26 ottobre, quando ancora il Governo non aveva ricevuto la fiducia del Parlamento, di primo mattino, gli studenti di una scuola di Roma, sotto l’ombrello di Opposizione studentesca alternativa, si sono svegliati di buona lena e con animo di protesta, per occupare il Liceo Pilo Albertelli proprio contro il concetto di merito, definendolo un punto di partenza sconcertante. Hanno sospeso le ordinarie attività scolastiche a difesa della scuola pubblica, contro tagli, esclusione ed elitarismo.

Giuseppe Valditara, il neo ministro dell’Istruzione e del Merito, non ha fatto in tempo ad aprire la porta del suo ufficio che gli è stato servito questo primo atto di “protesta concettuale”. Ben si intuisce come l’esempio di questi ragazzi così solerti possa fare da apripista ad innumerevoli altre occupazioni, in virtù del fatto che ciò che si contesta è una visione del mondo di stampo liberale. La protesta stupisce più per la tempestività di esecuzione che per il contenuto, perché si sa che la scuola pubblica, per la gran parte, è animata ed intrisa di una radicata cultura di sinistra.

Tuttavia è bene chiarire i contrapposti presupposti ideologici. Vi è una sostanziale differenza tra uguaglianza ed egualitarismo. L’uguaglianza, di matrice liberale, presuppone che gli uomini, tutti indistintamente, abbiano le stesse condizioni di partenza. L’uomo, nel momento in cui nasce, approda sulla terra con un bagaglio di diritti naturali inalienabili, tra i quali essere riconosciuti come persona con pari dignità e valore rispetto agli altri. Durante il suo cammino, nella scala della vita, ciò a cui aspira l’uomo liberale è di essere messo nelle condizioni di poter scegliere la propria strada e, una volta intrapresa, di poter godere dei frutti del suo lavoro. In una società fondata sui principi liberali, in una cornice di diritti e doveri, l’uomo, dotato di libero arbitrio, perseguendo il proprio benessere individuale, non fa che contribuire al benessere collettivo, che via via si forma, si sviluppa e si trasforma in maniera del tutto spontanea.

L’egualitarismo, perno dell’ideologia di sinistra, al contrario, presuppone che l’umanità, nel suo complesso, raggiunga un livello di benessere (ovvero di malessere) predeterminato ed eterodiretto. Secondo questa concezione del mondo, il contributo di ciascun individuo è funzionale alla collettività. L’uomo, come entità singola, non può fare nulla che non faccia parte del disegno precostituito. In questo caso, infatti, il singolo può soddisfare i propri bisogni ed interessi fintantoché siano compatibili con il supremo benessere collettivo. Di conseguenza, in nome di quest’ultimo, l’individuo è tenuto a rinunciare alle proprie aspirazioni e ambizioni personali.

Veniamo adesso al caso di “scuola”.

In una società egualitaria, riconoscere il merito ad un ragazzo che eccelle in letteratura greca, ad una ragazza che si distingue per le sue spiccate abilità matematiche, ad un professore che dedica la sua professione alla pubblicazione di saggi di dottrina politica, ad una preside che fa della scuola una culla di talenti in informatica, significa conferire a questi soggetti un premio per aver realizzato, nel migliore dei modi possibili, le proprie aspirazioni individualistiche, le quali a nulla servono, anzi, come si diceva poc’anzi, vanno cassate perché considerate a detrimento del benessere collettivo, preordinato e precostituito.

In una società liberale, riconoscere il merito a qualcuno (o a qualcuna, per par condicio), che si distingue per intelligenza, capacità e ingegno, significa proiettare l’umanità verso il progresso. Il benessere collettivo è qualcosa che non si conosce a priori, è la risultanza della somma e dell’interazione del benessere individuale di ciascuno. Ogni individuo ha un ruolo preminente nella società, in virtù del fatto che dei suoi successi ne beneficia l’intera collettività. Diviene pertanto essenziale dargliene il giusto merito.

Ai ragazzi del liceo di Roma, ma non sono certamente i soli, è stata instillata l’idea, evidentemente erronea, secondo cui premiare il merito costituisca in re ipsa un’esclusione. In un certo senso è vero, nella concezione egualitaria, in quanto riconosce a quell’uno, più capace degli altri, una posizione al di sopra e al di fuori, escludendo il resto del gruppo. Invero, è l’omologazione che assicura il raggiungimento del benessere del gruppo. Ben si comprende quindi perché Opposizione studentesca alternativa considera il merito un punto di partenza sconcertante.

Per i liberali, invece, fortunatamente qualcosa di buono si intravede all’orizzonte. E allora, appellandoci all’adagio latino nomina sunt consequentia rerum, auguriamo al ministro Valditara buon lavoro, affinché possa esercitare pienamente le sue funzioni di ministro del Merito.


di Martina Gelardi