Memo Remigi, lo chansonnier cacciato per molestie

venerdì 28 ottobre 2022


A 84 anni suonati Memo Remigi è stato espulso dalla Rai con la pesante etichetta di “molestatore”. È accaduto durante una puntata del programma di Rai Uno “Oggi è un altro giorno”. Il noto artista ha palpeggiato in diretta la cantante Jessica Morlacchi, anche lei ospite fissa. Il video è inequivocabile, si vede distintamente la manina sfuggire sul fondoschiena della Morlacchi. Immediate le reazioni della “vittima” e la difesa senza appello della conduttrice, Serena Bortone: “Remigi in questo studio si è reso responsabile di un comportamento che non può essere tollerato in questo programma, in questa azienda e per quanto mi riguarda in nessun luogo. Sento di esprimere la mia solidarietà a Jessica. Solidarietà mia, della direttrice, dell’azienda e il mio profondo dispiacere".

Morale: Remigi licenziato su due piedi.

Cari maschietti e nonnetti, è finita la pacchia. Tra femministe, boldriniane, ora ci si è messa pure wonder Giorgia Meloni a stare dalla parte del “politicamente corretto”, anche il gesto più scherzoso e privo di mali intenzioni può portare a una denuncia e al pubblico ludibrio di finire additati come “maniaci”. Inutile che Remigi si schernisca adducendo che è stato solo un colpetto involontario, una mano scivolata per gioco, anzi – secondo lui – una dimostrazione di complicità e amicizia. Peggio, molto peggio far finta di nulla e discolparsi meravigliato come il cantante di Como: “Alla mia età atti libidinosi? – ha replicato offeso – Io, che in tutta la mia carriera le donne le ho toccate con le emozioni delle canzoni!”.

Un parlar così, secondo il galateo anti-violenza significa appartenere alla categoria degli “irriducibili”, coloro che non intendono cambiare e neppure si rendono conto. E le donne di questo tempo, che hanno rotto i tetti di cristallo del pregiudizio e della disparità, che “ti pare stiano un passo dietro agli uomini”, che rivendicano un rispetto categorico, non perdonano. Condanna trasversale, da sinistra a destra. Una volta c’erano le donne-oggetto e le sottomesse a cui aggrapparsi, oggi dalla mamma alla giovane è un grosso guaio dire stupidate e, ancor di più, giocare con le mani. A Remigi è costato il posto di lavoro.

A lui, uno chansonnier tra i più melodici della canzone italiana, il morbidone dallo sguardo sdolcinato diventato famoso con il più poetico e innocente dei successi, “Innamorarsi a Milano”. Diceva: “Sapessi come è strano...”. Cosa? Innamorarsi e basta. Mica altro, cioè tutte quelle cose pure estreme in cui le donne odierne, anche giovanissime, sono campionesse. Eppure, quella mano scivolata sulla coscia e poi sul retro, davanti a tutti, come un diritto di prelazione di amichevole intimità, ha fatto insorgere tutta la Rai. Altro che le calze nere delle Kessler in era Ettore Bernabei.

“Non mi sembra tutto questo grande scandalo”, si è opposto Memo Remigi, che in vita sua ha fatto coppia da Mina a Catherine Spaak, da Sandra Milo a Loretta Goggi, dal Festival di Sanremo alle edizioni di Fantastico, senza mai una pecca. “Mi sono scusato con la Morlacchi e mi dispiace che in questo caso sia un po’ la vittima. Io non avevo alcuna intenzione di metterla sul piano della volgarità e della violenza. È stata una cosa goliardica, ci si danno pacche sulle spalle e qualche volta anche sul sedere. Se guardiamo cosa succede per davvero in televisione, non mi sembra di essere il colpevole”.

Consenziente o non consenziente, è una disputa nella quale non entrerei, a poter consigliare l’accusato. Le cose sono semplicemente cambiate. Intanto, occorre ricordare che troppe donne sono vittime vere di violenze spesso fatali e che la libertà e l’indipendenza femminile spesso non sono comprese, per cui un’educazione ortodossa al rispetto non può che far bene. Forse Remigi non è un mostro, è semplicemente antico. È rimasto all’epoca in cui galanteria e audacia andavano di pari passo. E un pizzicotto o una toccatina erano prova di benevolenza. Certo, per lui che ha cantato con Sergio Endrigo le note più melense e al di sopra di ogni sessismo, vedersi accusato di libidine, è forte.

Giusto, esagerato? È ora che anche i nonnetti mettano le mani a posto? Comprensibile il rispetto al di sopra di tutto. Il corpo della donna è sacro. In Iran si lasciano morire per liberarsi dai veli che proteggono, in Occidente anche il nudo deve essere intoccabile. Credo che il rispetto dipenda dalla dignità e dal decoro. Il femminismo estremo contro il maschilismo “provolone” mi pare una battaglia pubblicitaria. Oggi una donna per far parlare di sé basta che accusi. Lo stile e l’onore sono invece indispensabili, vengono da dentro e si manifestano nelle forme e nei modi. Sono intelletto e rettitudine. Le nonne dicevano che basta uno sguardo per mettere in riga un uomo. Tra ieri e oggi, preferibile una sintesi acuta e intelligente. Preferibile il modello Giorgia Meloni, non è sinistra e neppure il passato.


di Donatella Papi