Noa: fondamentale il ruolo delle donne per affermare i diritti umani

lunedì 24 ottobre 2022


Si sono da poco conclusi a Roma i lavori della conferenza internazionale multilaterale dedicata al ruolo delle donne nell’intermediazione diplomatica dei conflitti promossa dall’Istituto Diplomatico Internazionale (Idi).

Il confronto che si è sviluppato sulla specificità del contributo delle donne in diplomazia sarà la base di un documento finale che sarà pubblicato e trasmesso al Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite ed ai governi dei paesi che hanno partecipato (Sud Sudan, Pakistan, Siria, Israele, Guinea Conakry, Albania, Kosovo, Perù, Etiopia, Senegal, Congo, Usa, Italia) nonché alla Commission on the status of women delle Nazioni Unite.

All’evento ha partecipato, anche la nota cantante ed attivista israeliana Achinoam Nini, in arte Noa, alla quale a margine della conferenza, abbiamo rivolto alcune domande.

Nel convegno organizzato dall’Idi si sono incontrate donne di diverse aree geografiche e di diverse religioni, qual è il bilancio?

È stato molto interessante. Ho imparato molte cose. Ho apprezzato il modo di parlare delle donne: i loro buoni propositi, la loro visione della fragilità, dei problemi e dei risultati. Non mostrano solo la forza, non hanno paura di mostrare la loro debolezza: occorre coraggio per questo perché quando se ne parla si diventa più vulnerabili. Gli uomini parlano solo dei loro buoni risultati, mentre le donne quando parlano aggiungono “ma...”.

Può chiarire questo “ma”?

Richiede molto coraggio mostrare la propria fragilità, il volto della vulnerabilità senza paura piuttosto che la propria forza. Le donne hanno questa qualità. Ho avuto tre figli, tutti nati naturalmente, non, per esempio, con l’epidurale. Questo è stato incredibilmente duro. Ricordo quando il parto è finito ed ho detto “Wow!”. Ciò crea una resilienza. Far nascere e crescere dei figli è normale. Gli uomini possono essere ottimi compagni e padri, ma non possono raggiungere nel profondo questa intensità. Questo ci differenzia dagli uomini. Dare la vita crea un’enorme forza nella donna. La società non dà riconoscimenti per questa enorme forza, coraggio e resilienza, ma tutto ciò è comunque prezioso.

Questa peculiarità determina una maggiore sensibilità della donna nella difesa dell’ambiente?

Sì. Del resto la natura è femminile, si parla infatti di Madre natura non di Padre natura. È normale per noi considerare la natura come una donna ed abbiamo pesanti responsabilità nel proteggerla. È importante farlo perché la natura rappresenta la base della nostra vita. Non possiamo parlare dei conflitti e dei diritti umani se non ci prendiamo cura anche delle problematiche climatiche che stanno comportando problemi di tipo alimentare e migratorio. Dobbiamo occuparcene e lavorare insieme per contrastare problematiche, non in arrivo, ma già presenti. Si possono ancora risolvere e le donne hanno un ruolo davvero importante su quanto occorre fare.

E della violenza sulle donne cosa pensa?

Le violenze domestiche sulle donne, il fatto che gli uomini considerino le donne come loro proprietà e che siano abusate, è una realtà che mi fa letteralmente impazzire. La violenza contro le donne è l’emblema della presenza della violenza nel mondo.

Quali fattori contribuiscono a scatenare la violenza contro le donne?

Penso che le religioni monoteistiche abbiano avuto una grande responsabilità. Le religioni hanno un ruolo molto importante per l’emancipazione della donna e per l’accettazione di una completa uguaglianza delle donne nella società. A tal proposito i capi religiosi hanno commesso ripetutamente sbagli e, per questo, hanno pesanti responsabilità.

La religione ha giocato un ruolo chiave nel controllo del corpo della donna, dall’aborto alla contraccezione. Oggi le donne hanno bisogno di essere libere, di avere il controllo del loro corpo.

Esiste anche una questione educativa per l’emancipazione della donna?

Sì. Nella conferenza dell’Idi è stato sottolineato più volte che l’educazione è la chiave: occorre educare all’uguaglianza ed alla compassione che le donne hanno naturalmente. È stata citata una frase molto bella: educando un uomo si educa una persona, educando una donna si educa una nazione. L’educazione ha un ruolo importante così come anche la religione.

Concretamente, come affrontare la questione?

Uomini e donne devono collaborare affinché le donne possano raggiungere l’indipendenza. È necessario cambiare la mentalità: le donne devono essere educate al business, alla diplomazia, alla tecnologia etc. Economia, legislazione, religione, educazione, lavoro, cura dell’ambiente: tutto ciò deve essere coordinato insieme, uomini e donne.

Qual è il contributo dato dal convegno?

Nel convegno dell’Idi è stato redatto un documento per la Commission on the status of women delle Nazioni Unite per determinare ulteriori risoluzioni da parte dell’Onu. Ma le risoluzioni non sono sufficienti. È, invece, necessario avere delle implementazioni nella società: quindi donne al potere, nella politica, e nella diplomazia.

Israele è un paese che cerca la pace con tutte le sue forze, qual è il contributo specifico che possono dare le donne?

Le donne sono molto impegnate in Israele. Non abbiamo restrizioni nelle quali sono coinvolte generalmente le donne. Ovviamente, le problematiche delle donne in Israele sono uguali a quelle del mondo occidentale. Per esempio, le donne che svolgono il medesimo lavoro degli uomini, guadagnano meno di questi ultimi e questo è ingiusto. Sfortunatamente, a causa della situazione militare contingente, l’esercito nel quale sono presenti anche le donne con diversi ruoli, riveste ancora un ruolo determinante nella società israeliana influendo sulla mentalità della gente. Il militarismo è un concetto patriarcale, sciovinistico e fintantoché i conflitti continueranno a dominare le nostre vite si perpetuerà l’influenza maschile. Il mondo è pieno di aggressioni, insicurezza, turbolenze, sicché è diffuso tra le persone il senso di aver perso il controllo delle loro vite. Per questo hanno bisogno di sicurezza e quindi cercano una forte leadership.

Lei è una nota artista, quale pensa possa essere il contributo della musica e in generale della cultura per costruire la pace e per la difesa dell’ambiente?

Sono impegnata in un progetto per proteggere la barriera corallina del Mar Rosso del Nord nel quale collaborano Israele, Giordania, l’Egitto e Arabia Saudita. La diplomazia è fondamentale anche per preservare la natura e la musica può essere di grande aiuto. Sto creando un progetto artistico per ispirare la gente alla consapevolezza e all’azione per proteggere gli oceani. A questo scopo ho creato un triangolo tra scienza, arte e diplomazia per conseguire un importante risultato umanitario.


di Laura Bianconi