mercoledì 12 ottobre 2022
In tutta Europa, nasceranno meno bambini che nella sola Nigeria.
In Europa, “al ritmo in cui stanno andando le cose, la popolazione sarà dimezzata prima del 2070, con il continente a rischio di perdere 400 milioni di abitanti entro il 2100”, ha rilevato James Pomeroy, un economista di Hsbc.
La crescita della popolazione mondiale ha già raggiunto il suo tasso di natalità più basso dal 1950 e la popolazione europea continuerà a contrarsi fino alla fine del secolo, ha osservato il Financial Times, citando il rapporto delle Nazioni Unite “World Population Prospects”.
Una domanda complementare è: dove?
Nei prossimi quattro minuti nasceranno mille bambini: 172 in India, 103 in Cina, 57 in Nigeria, 47 in Pakistan, ma in tutta Europa ne nasceranno soltanto 52.
L’anno prossimo, l’India dovrebbe superare la Cina come Paese più popoloso del mondo. L’India sarà anche per il 20 per cento musulmana, nonché la più grande comunità islamica al mondo. In che modo questa tendenza demografica influirà sulla fragile convivenza fra musulmani e indù?
Nel 2021, la popolazione europea si è ridotta di 1,4 milioni, il calo più grande in qualsiasi continente da quando si registrano questi tassi nel 1950 Due terzi della popolazione mondiale vive in un Paese in cui il tasso di fecondità è inferiore al tasso di sostituzione di 2,1 figli per donna. Si prevede che la popolazione cinese diminuirà di 6 milioni all’anno a metà del 2040 e di 12 milioni all’anno entro la fine del 2050, il più grande crollo mai registrato nella storia di un Paese. Nei prossimi 45 anni, la popolazione cinese si dimezzerà e la Cina diventerà un Paese molto vecchio: il suo Pil si contrarrà come mai prima e la società dovrà gestire un invecchiamento della popolazione che non aveva mai conosciuto.
L’invecchiamento senza precedenti del Giappone sta avendo un impatto terribile sulle sue forze armate. Dal 1994, il numero dei giovani fra i 18 e i 26 anni, l’età per il reclutamento, è diminuito. Tra il 1994 e il 2015, c’è stato un calo di 11 milioni, ovvero il 40 per cento. “Il Giappone non ha più gente per fare la guerra”, ha scritto Forbes. Per la prima volta, i giapponesi hanno acquistato più pannolini per adulti che per bambini. Lo stesso dicasi per la Corea del Sud. “Il calo delle nascite in Corea del Sud è diventato una sfida alla sicurezza nazionale”, ha riportato il Wall Street Journal nel 2019.
“Meno giovani possono prestare il servizio militare. Ecco perché gli ufficiali di Seul hanno affermato che l’esercito della Corea del Sud, nel 2022, si ridurrà a mezzo milione, dagli attuali 600mila”.
“Taiwan da tempo vive con la prospettiva terrificante di un’invasione della Cina, ma una delle maggiori minacce alla sua sicurezza risiede all’interno: i tassi di natalità più bassi del mondo”, ha osservato il Telegraph. Taiwan oggi vanta il tasso di natalità più basso al mondo: entro il 2050 avrà appena 20 milioni di abitanti, la cui età media salirà a 57 anni, dai 39 odierni. Taiwan potrebbe essere talmente irrilevante che forse la Cina non dovrà nemmeno invaderla.
La stessa flessione è prevista in Italia, dove la popolazione in cinquant’anni si dimezzerà. Quest’anno in Italia andranno a scuola 121mila alunni in meno rispetto allo scorso anno, e 2.300 classi scompariranno. L’anno scorso c’erano 100mila studenti in meno e 196 scuole sono state chiuse. Nel 2020, 177 scuole sono state chiuse e 124 l’anno prima. Ogni anno l’Italia perde l’1-2 per cento dei suoi alunni. Da 7,4 milioni di studenti (ultimi dati disponibili: 2021), il numero presumibilmente scenderà entro il 2034 a 6 milioni in “ondate” di 110-120mila studenti in meno ogni anno. Secondo i dati diffusi dal ministero negli ultimi otto anni, sono state chiuse 1301 scuole, il 13,3 per cento dei 9.769 istituti scolastici che sono ancora attivi.
Questa crisi non è una proiezione, sta accadendo proprio ora. Entro il 2050, il 60 per cento degli italiani non avrà fratelli, sorelle, cugini, zie o zii. La famiglia italiana, con il padre che versa il vino e la madre che serve la pasta a una tavola di nonni, nipoti e pronipoti, non ci sarà più, estinta come i dinosauri.
Lo Yemen, invece, un Paese fallito al centro di una terribile guerra civile, avrà il doppio della popolazione italiana.
Nella regione centro-settentrionale del Sahel, la popolazione dovrebbe raggiungere i 330 milioni, sette volte la popolazione del 2000. L’Egitto raggiungerà i 190 milioni. L’Algeria passerà dagli attuali 42 a 72 milioni di abitanti (la maggior parte dei quali probabilmente si dirigerà verso l’Europa). Il Marocco passerà da 36 a 43 milioni.
Pertanto, la “vecchia Europa” avrà di fronte un Nord Africa di 318 milioni di abitanti, senza contare quelli che risiedono ai piedi dell’immenso plateau subsahariano. In Francia, oggi, il 29,6 per cento della popolazione da 0 a 4 anni è di origine extra-europea rispetto al 17,1 per cento da 18 a 24 anni. Secondo l’Insee, l’istituto nazionale di statistica, gli extraeuropei sono anche il 18,8 per cento tra quelli di età compresa tra i 40 e i 44 anni; il 7,6 per cento tra i 60 e i 64 anni e il 3,1 per cento tra quelli con più di 80 anni. L’Istituto ha di recente preso in esame anche le ultime tre generazioni in Francia: il 16,2 per cento di tutti i bambini di età compresa tra 0 e 4 anni sono figli o nipoti di origine maghrebina; Il 7,3 per cento proviene dal resto dell’Africa e il 4 per cento dall’Asia.
L’Open Society Foundation di George Soros, che fornisce sostegno finanziario all’immigrazione nei Paesi occidentali, aveva reso noto già nel 2011 che a Marsiglia, la seconda città più grande della Francia: “fra il 30 e il 40 per cento della popolazione è di fede islamica”. È naturale pensare che ormai la soglia simbolica del 50 per cento sia già stata superata, anche se non esistono rapporti ufficiali. Il mensile Causeur afferma senza mezzi termini: “Ben oltre il 50 per cento della popolazione marsigliese è nordafricana e nera africana”.
Ceuta e Melilla, due enclave spagnole sulla costa mediterranea del Marocco, costituiscono l’unico confine terrestre fra l’Unione europea e l’Africa. A Ceuta, due recinzioni parallele, alte sei metri e sormontate da filo spinato, corrono per otto chilometri lungo il confine con il Marocco. A Melilla, recinzioni simili corrono per 12 chilometri lungo il confine. Reti anti-salita, videocamere, sensori di rumore e movimento, faretti e postazioni di sorveglianza aiutano a monitorarlo. Ogni anno, decine di migliaia di migranti, a centinaia, tentano di varcare le barriere di Ceuta e Melilla. Secondo il quotidiano spagnolo El Pais: “Nel 1887, c’era un solo musulmano registrato a Melilla, era originario di Casablanca e lavorava come domestico; oggi i musulmani superano il 40 per cento della popolazione e si avvicinano alla maggioranza”.
“Siamo un primo osservatorio di ciò che sta accadendo in altre città d’Europa”, ha affermato Jesús Vivas, presidente dell’Assemblea di Ceuta. Un quotidiano locale ha riportato: “Soltanto a Ceuta, dall’aprile del 1960 ad oggi, il 49 per cento della popolazione è musulmana, anche se la cifra reale è molto più alta. Un miracolo? No, l’incompetenza e la stupidità del burrascoso processo di nazionalizzazione iniziato tra il 1985 e il 1990”.
Ceuta e Melilla sono l’aspetto che avrà la maggior parte delle città europee fra 20-30 anni. Melilla è ora la prima città spagnola che ha superato il 50 per cento della popolazione musulmana a causa dell’immigrazione, del ricongiungimento familiare e dell’alto tasso di natalità.
Questa espansione è stata prevista da Boutros Boutros-Ghali, l’ex segretario generale delle Nazioni Unite, un copto egiziano che, il 22 maggio 2007, ha delineato la sua visione del futuro dell’Europa: “Il crollo senza precedenti della popolazione europea e il suo invecchiamento accelerato contrastano con l’aumento ancora molto rapido della popolazione nel Mediterraneo meridionale e orientale. Ne deriveranno squilibri molto gravi! (...) L’immigrazione senza precauzione rischia di far implodere le società occidentali a costo di gravissimi problemi (shock culturale, strutture neocoloniali, disoccupazione etc.)”.
Il Pakistan diventerà un giovane calderone di 403 milioni di persone, quasi la stessa popolazione dell’intera Unione europea (448 milioni) e la sua gioventù patirà per gli “stan” che si saranno creati in giro per l’Europa. L’Afghanistan, uno dei più grandi buchi neri geopolitici dopo il ritiro degli Stati Uniti la scorsa estate, raddoppierà la sua popolazione a 64 milioni.
Cosa farà la Polonia per tenere fuori la massa di persone che premerà alle frontiere esterne dell’Ue? L’Europa orientale crollerà in un quadro terrificante. La Romania perderà il 22 per cento della sua popolazione, seguita da Moldavia (20 per cento), Lituania (17 per cento), Croazia (16 per cento) e Ungheria (16 per cento). Le Monde proclama che oggi l’Europa centro-orientale “è alle prese con l’angoscia della scomparsa”. I dati dell’Onu sono impressionanti: “La Bulgaria, che è passata da 9 milioni di abitanti negli anni Novanta a 6,8 milioni nel 2022, potrebbe averne solo 5,2 milioni nel 2050. La Serbia aveva 8 milioni di abitanti al momento del crollo della cortina di ferro. Attualmente ne conta 7,2 milioni e potrebbe scendere a 5,8 milioni in trent’anni. Nello stesso periodo, la popolazione della Lituania potrebbe precipitare da 3,8 milioni a 2,2 milioni, quella della Lettonia da 2,7 milioni a 1,4 milioni”.
Secondo Die Zeit, la Germania che noi conosciamo sta scomparendo: “22 milioni di persone, ovvero più di un quarto della popolazione, sono di un altro Paese o hanno genitori che non sono nati in Germania”. Secondo la Neue Zürcher Zeitung, la Germania è pronta a diventare un “Paese di immigrazione regolare” dopo essere stato a lungo de facto, ma con importanti innovazioni politiche e legislative. Christian Doleschal, parlamentare della CSU, ha biasimato il piano del governo tedesco di un’immigrazione aperta, avvertendo che “questo distruggerà l’Europa a lungo termine”.
Anche il celebre scrittore Uwe Tellkamp ha criticato la politica di immigrazione del suo Paese. “Pur rispettando le altre culture, vorrei comunque preservare la mia. Non voglio essere come Francoforte”, ha detto Tellkamp alla Süddeutsche Zeitung, riferendosi alla città tedesca dove la maggioranza della popolazione non è più composta da nativi tedeschi. A Francoforte, la prima città della Germania in cui i tedeschi sono diventati una minoranza, il 15 per cento della popolazione è di origine turca.
Il mondo occidentale ha fornito più benessere e opportunità a un maggior numero di cittadini rispetto a qualsiasi altra civiltà nella storia Siamo sostanzialmente pieni di risorse, ma a corto di persone, l’unica risorsa veramente indispensabile.
La Russia è l’esempio più lampante: il Paese più grande della Terra, è ricco di risorse naturali, eppure sta morendo: la sua popolazione sta rovinosamente diminuendo di numero. Putin non sarà più il presidente della Russia quando il suo Paese avrà perso circa 15 milioni di abitanti e fra un terzo e la metà di quelli rimasti saranno musulmani.
“La Russia ha paura di scomparire?” è stata la domanda posta sul settimanale Le Point da Bruno Tertrais, lo studioso autore del libro Le choc démographique e vicepresidente della Fondation pour la recherche stratégique di Parigi. “Dietro al conflitto ucraino incombono le ansie demografiche russe per l’aumento dell’immigrazione musulmana”.
Kamil Galeev, ricercatore del Wilson Center, di recente ha postato una mappa della Russia: “Parliamo della demografia russa. Come vedete, vasti spazi in Siberia e nella Russia europea si stanno spopolando. Ci sono due fattori dietro. Innanzitutto, la bassa fertilità. Gli unici luoghi con crescita naturale sono le aree musulmane...”.
La Pravda, l’organo di stampa ufficiale russo, ha posto la stessa domanda: “L’Islam sarà la religione predominante della Russia entro il 2050?”
Janis Garisons, segretario alla Difesa della Lettonia, ha appena offerto a Politico tra i potenziali scenari dopo l’eventuale caduta di Putin “una guerra civile interna (...) la disintegrazione e la frammentazione della Russia con sacche controllate da milizie e da signori della guerra”.
In tal caso, l’Islam avrà un’opportunità unica di realizzare il suo sogno di un califfato creando una catena ininterrotta di entità musulmane dal Pakistan e dall’Afghanistan al Caucaso settentrionale e al Volga. Nel peggiore degli scenari, la situazione potrebbe diventare incontrollabile. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, le armi di distruzione di massa iniziarono a diffondersi in tutto il mondo, rappresentando una minaccia per la stessa esistenza umana. Nessuno sa cosa accadrebbe se missili russi e armi ad alta tecnologia cadessero nelle mani dei “califfi” o degli “emiri” dei nuovi stati islamici russi.
Secondo l’Economist, entro il 2050, più della metà della crescita prevista della popolazione mondiale sarà concentrata in soli otto Paesi, principalmente in Africa: Congo, Egitto, Etiopia, India, Nigeria, Pakistan, Filippine e Tanzania. La Nigeria avrà più abitanti dell’Europa e degli Stati Uniti.
Inoltre, l’Islam avrà soppiantato il Cristianesimo come la più grande religione del mondo. La popolazione islamica dell’Unione europea, a seconda dei flussi migratori, potrebbe arrivare a 75 milioni entro una generazione, come un’intera Germania musulmana o, se si preferisce, come Danimarca, Austria, Ungheria, Grecia, Belgio, Olanda, Portogallo e Svezia messe insieme. Suona meglio?
“Non sono riusciti a cambiarci. Siamo noi che li cambieremo”, ha detto al quotidiano Dagbladet l’imam norvegese “Mullah Krekar”.
“Guardate lo sviluppo demografico in Europa, dove il numero dei musulmani aumenta come le zanzare. Nell’Ue, ogni donna occidentale genera in media 1,4 figli. Ogni donna musulmana in questi stessi Paesi ne genera 3,5. Entro il 2050, il 30 per cento della popolazione europea sarà musulmana. (...) Il nostro modo di pensare nell’Islam si oppone alla mentalità occidentale. Oggi è il nostro modo di pensare che entra in gioco e si mostra più forte del loro...”.
Bruxelles è la città dove l’Islam è già oggi la prima religione.
Lo scrittore algerino Boualem Sansal di recente ha detto alla radio francese: “La Francia è scesa a patti con gli islamisti: un tempo c’erano 10 moschee nel Paese, oggi ce ne sono 3mila e l’Arabia Saudita e il Qatar finanziano l’islamizzazione delle banlieue. Il governo francese è stato sopraffatto”.
“L’Islam è una forza sociale in crescita nella seconda città della Gran Bretagna”, titola l’Economist, riferendosi alla seconda città più grande dell’Inghilterra dopo Londra, Birmingham, dove il muezzin chiama i fedeli alla preghiera. Un piccolo ritratto di una città conquistata: “Nelle 200 moschee della città, i musulmani vengono non solo per pregare, ma anche per acquistare libri, ricevere istruzioni, sposarsi, divorziare e seppellire i loro morti. Ogni anno centinaia di persone si rivolgono al suo ‘consiglio della sharia’, che applica il diritto di famiglia”.
Quando l’annuale Eid al-Fitr [la festa di fine Ramadan, N.d.T.] fu celebrata per la prima volta a Birmingham nel 2012, vi parteciparono 20mila fedeli. Nel 2014, erano 40mila. Nel 2015, 70mila. Nel 2016, 90mila. Nel 2017, 100mila. Nel 2018, 140mila. Poi il Covid ha fermato tutti i grandi assembramenti. Ora stanno riprendendo.
La popolazione di Birmingham sarà presto per metà musulmana. “Nel 2018, i musulmani a Birmingham rappresentavano il 27 per cento della popolazione”, ha osservato il Birmingham Mail. “Il numero dei musulmani è aumentato dal 21 per cento nel 2011”. Business Live ha riportato che il numero di bambini musulmani in città ha superato quello dei bambini cristiani: “Oltre a Birmingham, l’Islam è ora la religione dominante tra i bambini di Leicester, Bradford, Luton, Slough e dei distretti londinesi di Newham, Redbridge e Tower Hamlets”.
I recenti scontri fra musulmani e indù a Leicester si sono ora spostati in altre città britanniche, tra cui Birmingham, dove un tempio indù è stato attaccato al grido di “Allahu Akbar” (“Allah è il più grande”). L’odio settario e religioso può diffondersi in tutta l’Inghilterra”. Gli scontri fra musulmani e indù alla nascita dell’India e alla spartizione con il Pakistan hanno ormai raggiunto le enclave multiculturali d’Europa.
Come scrive il giornalista ungherese Károly Lorán sul quotidiano Magyar Hirlap: “Le Nazioni Unite stimano che la popolazione mondiale raggiungerà un picco di 11 miliardi di persone nel 2100, tre miliardi in più rispetto ad oggi. L’aumento proverrà dalla regione subsahariana. La popolazione asiatica cambierà poco. La popolazione del Nord America aumenterà di 120 milioni e quella dell’Unione europea diminuirà di 60 milioni, a causa di Polonia, Germania, Italia e Spagna. Se non riusciremo a modificare il tasso di natalità di 1,5 che caratterizza l’Unione europea e se permane l’attuale immigrazione di 1 milione di persone all’anno, entro la fine del secolo la quota della popolazione musulmana raggiungerà in media il 40 per cento. Alcuni Paesi dell’Europa occidentale avranno già una maggioranza musulmana. Per sopperire alle culle vuote ci serviranno 1,5 milioni di immigrati all’anno. Il 60 per cento dell’Unione europea allora sarà islamica”.
Fantastichiamo che l’immigrazione a questo ritmo possa integrarsi felicemente nelle società ospitanti e che i migranti diventino come noi? Speriamo che presto gli europei tornino ad avere più figli? E se ci sbagliassimo e queste proiezioni diventassero realtà? Siamo rassegnati alla scomparsa della nostra civiltà?
Nel 1996, Samuel Huntington scriveva nel suo libro Lo scontro delle civiltà: “Gli equilibri di potere fra le varie civiltà stanno mutando: l’influenza relativa dell’Occidente è in calo; le civiltà asiatiche accrescono la loro forza economica, militare e politica; il mondo islamico vive un’esplosione demografica con conseguenze destabilizzanti per i Paesi musulmani e i loro vicini; le civiltà non occidentali in genere riaffermano il valore delle proprie culture”.
“Cosa ci lasciamo alle spalle?”, ha chiesto il primo ministro britannico Tony Blair.
La demografia, stupido.
“Grande demografia, grande potenza”, ha sintetizzato l’economista politico americano Nicholas Eberstadt nelle pagine di Foreign Affairs. Demografia fatiscente, potenze in declino...
(*) Tratto dal Gatestone Intistute
(**) Nella foto: soldati spagnoli e membri della Guardia Civil pattugliano la recinzione di confine dell’enclave spagnola di Ceuta, il 18 maggio 2021, mentre centinaia di migranti africani che cercano di varcare il confine si trovano dall’altra parte, in Marocco (foto di Antonio Sempere/Afp via Getty Images).
di Giulio Meotti (*)