Ricostruzione

mercoledì 12 ottobre 2022


La vittoria del centrodestra, della quale mi felicito estremamente, deve trasformarsi, essere, una vittoria culturale, filosofica, addirittura, e necessariamente. Si tratta di ripensare l’Occidente in tutte le sue categorie: continente, nazioni, sovranità, valore dell’individuo, libertà, democrazia, automazione intelligente artificialmente, mezzi di comunicazione, nanotecnologie, natura da laboratorio, alimentazione degenerata, sessualità ambiguità, rapporti internazionali con gli Stati Uniti, la Russia, la Cina, ovviamente anche il resto. Inoltre: spazio come ulteriore dimensione, fusione nucleare, adeguamento dei sistemi produttivi alla iperprotettività senza bisogno di lavoro umano, tema decisivo. Troppo fuoco e troppa carne! Inevitabile. Questa la situazione.

Il centrodestra (ed il futuro rinato Partito liberale) eredita devastazioni. Non vi è campo nel quale non sussista corrompimento. Non è il corrompimento il male, piuttosto: il volerlo o il non considerarlo male. È indispensabile distinguere democrazia e libertà, quantità e qualità, individuo e società, natura e noematica, sovranità e sovranismo, nazioni e continenti. Sopra ogni altro, cultura umanistica e cultura tecnico-scientifica (la scientifica pura, cognitiva rientra nella cultura umanistica). Tutto, proprio tutto dipende dalla determinazione e nel comprendere che significa dire cultura umanistica. Consiste nell’uomo che vale in sé, ricco in sé, colmo in sé, risonante in sé, capace di giudicare da sé, capace di resistere alle opinioni correnti indotte, maggioritarie date per vere o giuste in quanto maggioritarie. Inoltre e soprattutto, saper differenziare qualità da quantità.

Decisivo. Abissalmente decisivo. Innalzare il livello qualitativo della società. Questo rende una società civiltà, altrimenti siamo aggregati animaloidi. La qualità è anche tecnologica, anche scientifica, anche, soprattutto etica, estetica. L’uomo deve riapprendere il dovere “sentito” di elevarsi, stimarsi elevandosi, e non vi è mezzo migliore per elevarsi che rendere alta la meta, difficile. La scuola deve essere formativa di questo spirito di auto conquista. Che molti non reggano non faccia sminuire il vantaggio di chi riesce a sollevarsi. Una meta ardua vale comunque. Questo è umanesimo, mettere a prova l’uomo nello spirito della qualità sua propria, interiorizzata, non per la potenza dello strumento tecnico. Il trasferimento dalla potenza interiore allo strumento è disumanante, è l’intelligenza artificiale al robot sostitutiva dell’uomo. Ma l’ha fatta l’uomo! Vero. Se sostituisce l’uomo è un mal fare. L’abbinamento tecnica-scienza potrebbe annichilire la consistenza umana in tutto, dall’alimentazione alla sessualità. Non valgo io ma la tecnica che mi facilita l’esistenza. Ma tu in quanto “Io” chi sei? Se il valore non è più interno all’uomo ma nel suo prodotto tecnico sostitutivo l’uomo è finito.

Se non ho bisogno di imparare le lingue poiché una scaglietta messa in capo me le traduce udendole, Io chi sono? Se una virgoletta incarnata mi fornisce ogni conoscenza, Io chi sono, un’antenna? Se una mescitura fa nascere la vita in un contenitore... Se un uomo partorisce... Calma! Rispetto a tali evenienze ogni paese deve riacquistare la propria sovranità, ogni individuo la propria libertà. Sovranità e libertà individuale sono architrave di questo orientamento di salvezza, al di là dei ritualismi politici di osservanza alla appartenenza. C’è di mezzo l’uomo ben oltre le alleanza politiche. Le alleanze sono su questo confine: umanesimo individuale interiore e critico, qualitativo; disumanesimo esteriorizzato eterodiretto aqualitativo sostitutivo dell’uomo storico-naturale. L’uomo storico-naturale: l’inizio della ricostruzione qualitativa.


di Antonio Saccà