Separazione carriere: i “No” della magistratura associata

sabato 8 ottobre 2022


Magari il sostituto procuratore di Milano Cuno Tarfusser, magistrato che merita stima e certamente non è imbrigliato nelle logiche correntizie e spartitorie che dominano in magistratura, ha ragione. Intervistato da Il Giornale sui mali della giustizia, auspica che il futuro ministro che si insedierà a via Arenula faccia quelle riforme che finora non si è potuto, voluto e saputo fare.

Individua tra i nodi prioritari da affrontare, una profonda riforma del Consiglio superiore della magistratura. Ok, nulla da obiettare.

Si augura che “il ministro affronti questi nodi, rinviando a tempi migliori temi ricorrenti intrisi di ideologia”.

Per esempio? gli si chiede. E Tarfusser: “La separazione delle carriere, che è antistorica e inutile. O il divieto, invocato dagli avvocati, per il pubblico ministero di impugnare le sentenze di assoluzione. Sono ricorsi statisticamente irrilevanti, non avrebbe alcun impatto sul funzionamento della giustizia”.

A questo punto vien da domandarsi: se separare le carriere è cosa antistorica e statisticamente irrilevante chiedere che non ci si possa appellare quando si viene assolti in primo grado, perché mai la magistratura associata si oppone con tanto accanimento? È antistorico, è inutile, è statisticamente irrilevante. Perché questo loro granitico e irriducibile “No”?

Questa domanda però non gli viene fatta. Peccato.


di Valter Vecellio