venerdì 16 settembre 2022
Bisogno di riscatto. Non dimenticare il fango ai piedi che stanno nel fango ma guardare anche, anche il cielo, non per mentire ma per vivere! Che è avvenuto nell’umanità recente? A ripensarci e pensarci: incredibile. Da anni non altro che malattie e guerre, adesso anche ombre di povertà, di impoverimento. Non sarebbe il male, è che non vediamo altro per il futuro; e non sarebbe il male, il male, il male, il vero male: abituarci a questa condizione e non soffrirla tragicamente. La perdita della tragicità del male, non sentire la tragedia, rendere la non vita un’abitudine! La non vita sentita come non vita, il male sentito come male costituiscono salute.
Ma questo rilassamento delle forze favorevoli alla vita, questo abituarsi al peggio, questo rendere una esecuzione amministrativa l’esistenza! A continuare la svitalità l’uomo, animale adattivo superiore, si adatta. E ci saranno coloro che ricavano da questo adattamento obbeditivo. Gran Dio, ecco l’offerta per il cittadino europeo nel XXI secolo, chiudere la luce a mezzogiorno! Ci forniscono anche gli orari. E tutto questo senza cogliere l’incredibilità. Dunque, tentiamo esercitazioni spaziali e oscuriamo lo stanzino. Se non vi è un empito reattivo tra qualche anno i vermi diventeranno pasto scorrevole. Ci abitueremo ad ogni scadimento non sentendolo come scadimento! Ecco l’orrore: non sentire orrore.
Ritragitizzare l’esistenza. È il sentire tragico che ama la vita. Amo a tale grado di intensità la vita che la minima sfregiatura devitalizzante la soffro. Il sentire tragico è estremamente vitalistico perché estremamente senziente. È non sentire, il non soffrire, l’abituarsi, il sopportare ignavo che uccide la vita. La tragicità è il modo possente di vivere passionalmente l’esistenza. I tragici davano peso agli eventi. Non sentire tragicamente la vita, addirittura poggiarla sullo stesso piano, tutto lo stesso, non alto né infimo, nero e verde fa lo stesso, stare in casa o uscire, uguali, luce e buio, non metto differenza, serpenti e bistecca di manzo, e chi li distingue, uomo-donna, uomodonna in uno, uomo che partorisce, va bene; inutile continuare queste prosodie.
Guerra, pandemie, e perché mettere fine! La capacità adattiva dell’uomo può raggiungere immersioni soffocative, la vita si fa un respirino. Ora si aggiunge la sacrificalità. Dobbiamo fare dei sacrifici. Ovviamente sono i popoli che devono sacrificarsi. Basta! Un impulso di vitalità cosciente, guardiamoci tra di noi e guardiamoci allo specchio. Che stiamo combinando? Malattie, guerre, immiserimento! Quale danno viene dalla natura, quale dall’uomo? Che rispetto abbiamo di noi da ridurre la vita in tali condizioni! Amiamo o non amiamo vivere? Stimiamo o non stimiamo noi stessi? Ci è stata affidata l’esistenza per farne straccio da pavimento? Siamo nati per vivere. Salute, benessere, gioia. Una è l’esistenza, e non torna. Scalcagnarla è inimicizia per noi stessi, questo non lottare a stringidenti per mordere la vita, il frutto principale della natura fosse pure tra dirupi e terremoti, vita, comunque! Nati per vivere: arte amore natura lavoro e benessere.
Tutto questo è possibile e vogliamo tutto questo! uomo: desidera, non rassegnarti al mezzovivere, mezzomorire, al non sentire, al come viene viene, al mi adatterò al rinuncio, a questo come quello, non chiudere la luce a mezzogiorno, cerca una pace rispettabile, tocca i tronchi degli alberi, tieni per mano un bimbetto, fatti attraversare dalla musica, bevi acqua genuina, soffri che il tempo passa ma stringilo mentre passa, ritorna allo spirito tragico, la guerra è tragica, la morte è tragica, la miseria è tragica, quindi? Quindi devi, dovresti fronteggiarle non rassegnarti. Come? Amando la vita. Il vero male è non sentire. Acconsentire a qualsiasi condizione pareggiandole. Quando ti convinci e ti convincono che devi accettare ogni condizione anche afflittiva e che la devi sopportare e te ne danno motivi è il momento di vivere maggiormente.
Ti vogliono indurre a fare della non vita del “tuo” sacrificio un merito. Sii avveduto. Talvolta è necessario, spesso è il modo per subire e soltanto subire. La vita per moltissimi è una valle di lacrime, ed altri vogliono convincerli che è tale la condizione umana, e trovano molte ragioni. Motivi continui per sacrificare te. Ti stancano. Diventi obbediente. Accetti ogni condizione. Sopporti l’inferno in terra. Non mi convinco. Non ti convincere. Chi ama la vita non si adatta alla non vita. Questa recente concezione dell’uomo che si adatta al ribasso vitale disinnescalo. È un oppiaceo. Permette ai ladri di rubare mentre dormiamo! Svegliamoci. Cambiamo filosofia.
di Antonio Saccà