Sospendere il giudizio: un momento di riflessione

giovedì 8 settembre 2022


Abbiamo bisogno, necessità e urgenza di qualcosa di affermativo. Di un traguardo riuscito, limpido, gioioso. È incredibile vivere e resistere all’incubo del peggio, quasi dovessimo perpetuamente difenderci. Assurdo. Dunque, tutte le fanfaronate della Scienza e della Tecnologia si torcono contro di noi, addirittura a repentina vicinanza con la non sopravvivenza. Che avviene? Vi è qualcosa di malato nelle società?

Che l’uomo abbia per natura una disposizione al male lo sappiamo dal primo antenato. È alquanto misteriosa la vicenda, ma diamola per scontata: è stato un peccato molto originale. Ma adesso che abbiamo la possibilità di vivere nel benessere, come può accadere che rischiamo di non sopravvivere! Addirittura, potremmo avere un conflitto nell’epoca degli scontri definitivi, che metterebbero fine a tutta l’umanità! Se il risultato potrebbe essere questa configurazione, fermiamoci. Sospendiamo le contese, giacché queste battaglie portano al diluvio. Basterebbe ciò per frenarci. Non dovremmo essere pazzi così da proseguire sulla via del baratro! Non è la via del baratro? Come saperlo, se tutto ciò che accade è al negativo!

Qualcosa va bene? Quale? Come detto, viviamo nell’angoscia della sopravvivenza non già nel piacere dell’esistenza. Vogliamo continuare? Così Sia. Ma potremmo anche riconsiderare come stiamo vivendo e pure le prospettive di continuare in questo modo. Se nel pieno della potenza energetica rischiamo la penuria, se il denaro perde valore, se le imprese potrebbero non continuare ad andare avanti e chi lavora non stringere lavoro, fermiamoci. Oltrepassiamo le appartenenze e le accuse. Non è che se uno si dichiara europeista conclude qui la cosa. Non la conclude chi si proclama atlantista, non la conclude chi si definisce russofilo o vicino alla Cina. Al punto in cui ci troviamo adesso, facciamo come i greci nel loro periodo critico: sospendiamo il giudizio e cerchiamo di capire al di sopra delle fissazioni, non rinunciando all’identità. Dobbiamo capire e non correre al buio.

È orrendo provocarci del male pur di infierire sull’altro. L’omicidio/suicidio, se voluto, è crudele. Se non voluto, è da sadomasochisti. Sospendiamo il giudizio, rifacciamo i conti, non continuiamo sulla strada accidentata, se ci convinciamo di percorrerla, purché avveduti. Precipitare per sicumera non è apprezzabile, specie quando coinvolgiamo i popoli. Al dunque, continuare così è legittimato dalla consapevolezza e non esclusivamente dall’appartenenza… a una parte.

Non è categorico che appartenere a una parte mi determini a sbagliare e a rovinarmi. Al momento, non vi è uno spiraglio salutare. Alla gente si chiedono solo, o soprattutto, sacrifici e tempi ruvidi. Non tempi neri con l’alba prossima, bensì tempi bui che potrebbero offuscarsi. Questa è la realtà. Se la vogliamo coscientemente e responsabilmente, ciascuno ne assuma la responsabilità. Se avanziamo soltanto per fede alle appartenenze, erriamo.

Ciascuno si interroghi: sono europeista. Con quali fini raggiunti? Sono atlantista. Con quali scopi ottenuti? Sono russofilo. Che ho concluso? Sono cinesiano. Poi magari tutti insieme potremmo rivolgere a noi stessi e al prossimo la domanda ipertrofica: amiamo la vita e vogliamo essere felici o vogliamo suscitare una condizione da cani, con la rabbia, a denti scoperti sempre ad abbaiare, sbranare, infettare? No, non si tratta di volere l’uomo buono. Si tratta di non volerlo soltanto malvagio e meschino. Ma poiché a parlare di invocazione morale e sociale si ottiene l’irrisione da parte dell’uomo duro, realista, disposto alla lotta che imperversa oggi, meglio aggiungere che l’uomo buono è un fantasma. Ma l’uomo che non sa scorgere altro che un’esistenza di conflitti non trova una vittoria. Non vincerà mai a sufficienza e cercherà la distruzione di sé, non sapendo convivere o tentando di raggiungere una potenza impossibile. Non la pace a tutti i costi, ma non la guerra e soltanto la guerra.

E se scegliamo lo scontro, c’è chi vuole sapere i risultati e non farseli esplodere tra le mani. Ma “così” non continueremo a lungo. A meno che non si voglia proprio continuare a lungo. Ecco i bei pensieri che si muovono dentro di noi nel XXI secolo, dopo strabilianti risultati scientifici, per offrire all’uomo salute e benessere, ignorando cosa accadrà al risveglio.


di Antonio Saccà