martedì 19 luglio 2022
Irene Bucci si rifiuta d’essere appellata come la sindacalista degli autodemolitori, criticando aspramente più di mezzo secolo di latitanza delle organizzazioni di categoria nel settore del recupero dei rottami ferrosi. Irene dice senza mezzi termini: “io sono tra i rari rappresentanti di categoria che ancora lottano perché non venga negato il diritto al lavoro”.
Perché è questo il nocciolo del problema: da molti anni i demolitori a Roma non possono lavorare, con enorme disagio per la cittadinanza. Le varie giunte, oggi Roberto Gualtieri e ieri Virgina Raggi, hanno bloccato il comparto. A Roma non è possibile portare i veicoli dismessi nei siti di rottamazione, così i romani sono costretti a rottamare l’auto in Abruzzo o in Campania. Irene ci spiega come il rogo, che ha coinvolto le autodemolizioni in zona Centocelle e Palmiro Togliatti, non ha avuto origine nei siti di smaltimento auto, bensì in una vicina boscaglia. Inoltre, la donna sottolinea che la zona è d’interesse strategico per la Difesa italiana, perché è lì situato il “Pentagono italiano”: il centro della Nato, con sedi di aviazione, marina ed intelligence militare. In zona Centocelle non sfugge uno spillo al monitoraggio satellitare e delle telecamere. Allora come è potuto divampare l’incendio? Appurato che, i demolitori non hanno nella vicenda né interesse né colpa, emerge che nel dolo sono coinvolte meccaniche oscure. Ma la giunta Gualtieri ha utilizzato alla Nerone il rogo, addossando le colpe ai demolitori nonché ai residenti in zona Casilino-Palmiro Togliatti.
Una tragedia che, secondo Irene Bucci, viene strumentalizzata perché qualcuno vorrebbe mettere le mani sui terreni dove ora insistono le attività di demolizione. Un intreccio d’interessi tra Difesa e grande speculazione? La rappresentante di categoria cerca risposte, ma la giunta capitolina è silente.
di Ruggiero Capone