L’uomo superfluo, c’è posto per tutti!

giovedì 14 luglio 2022


È sospettabile la volontà della crisi, giacché non sarebbero minimamente concepibili gli uomini tanto smarriti da non accorgersi del passo sul filo dello strapiombo. Questo è il presente, non bastasse la malattia aggiungiamo la guerra, un raccordo distruttivo senza spiraglio di salvezza. Esistono degli individui, dei gruppi, dei poteri, dei pensatori – diciamo – della rovina, i quali vogliono utilizzare malattie e guerre per desertificare l’umanità? Si ritengono estranei al diluvio, mentre l’umanità perisce? E perché l’umanità dovrebbe scheletrizzarsi?

Ecco la domanda: è inutile fingere di non capire. Il risultato del marasma è la diminuzione delle presenze umane. L’uomo è diventato superfluo? Chi osa “sconcepire” una tanta blasfemia! L’uomo, l’ultimo conio dell’efficientissima Natura! E addirittura sarebbe annientato dall’uomo, un uomo cannibale. E invece? L’uomo sta diventando superfluo. Purtroppo, tutto converge. Tra qualche anno i sistemi produttivi non avranno bisogno dell’uomo: innesteranno nelle macchine persino l’intelligenza che guida, organizza, stabilisce, rapporta mezzi e fini. Renderanno l’uomo uno scarto. Il corso della Scienza voleva questo risultato e lo ha impugnato: liberare l’uomo dal lavoro, credendo che questa liberazione fosse tempo per la creatività, il riposo, il piacere, la vita, dimenticando che se si vuole un profitto senza lavoratori poi insorgono i problemi, quelli veementi. Un uomo che non lavora non consuma. Il tempo libero non è necessariamente il tempo liberato dal lavoro ma anche il tempo della noia, della violenza, del non saper che fare. Molti si sono illusi sul tempo libero: no, non è per niente certo che sarà dedicato allo spirito.

Che dovremmo fare? In una prospettiva non remota bisogna considerare, già oggi, come riversare la produzione anche a chi non lavora o lavora poco. Come rendere sociali i sistemi produttivi: la produzione anche di chi lavora minimamente dovrebbe essere diffusa non dalla parte della domanda, ma dalla parte dell’offerta. Tutti gli utopisti hanno ridotto l’orario di lavoro e accresciuto l’offerta di beni per l’aumentate produttività (specie i teorici a noi vicini, del XIX secolo). In questo momento, vi sono problemi di energia che distorcono l’andamento. In futuro spariranno.

Allora? Se l’uomo diventerà sempre più superfluo, andrà eliminato. Scherziamo? No, sta già avvenendo: guerre, malattie, la prossima caduta economica devasteranno l’umanità. Qualcuno farnetica addirittura una guerra esponenziale. Per diminuire l’esuberante umanità? Credo di sì. Un progetto c’è? Non so, di sicuro avverrà. La guerra totale? Ignoro, ma la diminuzione dell’umanità è certa. Chi sopravviverà, avrà un lavoro? Risolveremo in tal modo l’eccedenza umana? Non so.

Intanto c’è il presente, che è tragico. Si vuole invertire il processo della storia, ossia i mezzi di produzione sono potentissimi, diffusi e non si possono limitare. Abbiamo sistemi produttivi idonei a dilagare nell’intero pianeta, che intende svilupparsi ovunque e qualcuno vuole impedirlo. Ma è stato sempre così: mercati, concorrenza? Non è stato mai “così”, giacché mai abbiamo avuto questa potenza produttiva e tanti Paesi che vogliono accrescersi. Il mondo è un focolaio. Popoli sotterrati e sottomessi risorgono, i mezzi produttivi ormai consentono a ogni comunità di ascendere. La Cina eccola in prima fila, l’India, la miserissima India, si presenta anch’essa. La decaduta Russia sovietica, non è più la decaduta Russia né è più sovietica. L’antichissimo Egitto cerca posto come la Turchia. E l’Africa… non c’è un luogo inerte, perché? Perché ci sono i mezzi, il grande scopo del capitalismo in questo ha ottenuto il suo risultato connaturato: modernizzare il pianeta, industrializzarlo.

Possiamo frenarlo? Mi pare impossibile. Ma, se tutti producono, non vi sarà una esuberanza concorrenziale, un bisogno di mercati? Occorre ampliare la domanda secondo l’accresciuta offerta. Se produciamo tutti, maggiormente consumiamo tutti. Se vi è concorrenza, tentare di impedirla sarebbe la guerra. Ma anche la concorrenza può suscitare la guerra! E se le macchine, l’intelligenza innestata nelle macchine, l’energia inconsumabile renderanno lentamente l’uomo superfluo, come acquisterà chi non ha lavoro?

Ridurremo il lavoro, inventeremo altri lavori, c’è tanto da fare se vogliamo fare. Un amico sociologo di un secolo passato(!), Émile Durkheim, riteneva che il lavoro lo suscitiamo quando non c’è. Deve finire questa largizione sgocciolata, elemosinante, che intravede il problema del non lavoro ma non ne dà una soluzione sistematica. Vogliamo pensarci organicamente? Certo! Invece di decrescere l’umanità con guerre, pandemie e rovina economica, ampliamo a tutta l’umanità i benefici della potenza dei sistemi produttivi. C’è posto per tutti. Se vogliamo dare posto a tutti. È così evidente!


di Antonio Saccà