Vecchia Italia: dipendenti pubblici più anziani d’Europa

venerdì 8 luglio 2022


C’è dell’argento vivo nel pubblico impiego. Come riportato dall’Istat, “tra le economie europee per le quali sono disponibili dati comparativi, sia pure con le cautele di un simile confronto, i dipendenti pubblici in Italia sono i meno numerosi in rapporto alla popolazione (5,6 ogni 100 abitanti) e i più anziani”.

Entrando nel dettaglio, il prolungato blocco delle assunzioni e le riforme pensionistiche – secondo i dati indicati dall’Istat nel Rapporto annuale – hanno portato a una riduzione del pubblico impiego di 200mila occupati negli ultimi venti anni. Non solo: è stato registrato anche l’innalzamento dell’età media di poco meno di 6,5 anni fino a 49,9 anni nello stesso periodo.

Per l’Istat la modernizzazione della Pubblica amministrazione è sostenuta da circa10 miliardi complessivamente stanziati dal Pnrr, Piano nazionale di ripresa e resilienza, su aspetti come l’incremento del capitale umano attraverso nuove assunzioni e la formazione, la digitalizzazione, la semplificazione dei processi amministrativi.

Il lavoro da casa e le sue difficoltà

Sempre dal rapporto dell’Istat, è stato evidenziato come il lavoro da casa abbia arrecato difficoltà per più di un lavoratore su due. Nello specifico, più di un lavoratore su quattro ha segnalato criticità di connessione a Internet nel corso dello smart working, oltre a difficoltà di concentrazione. Inoltre, il 23,2 per cento ha presentato carenze di dotazione tecnologica, il 21,3 per cento assenza di spazi adeguati in casa e il 23,4 per cento problemi di sovrapposizione tra lavoro e le attività personali/familiari.

Il divario con l’Europa

Per il 69,5 per cento lavorare due o tre giorni a settimana da casa è “il modello ibrido ideale” per gli interessati al lavoro agile da casa e per chi vorrebbe fare questa esperienza. Mentre il 16,6 per cento opterebbe per un utilizzo più saltuario a differenza del 13,8 per cento, che ha mostrato l’interesse per un modello più spinto. Detto ciò, nel nostro Paese il lavoro da remoto ha ancora un divario consistente con il resto dell’Unione europea. Per rendere l’idea, la fetta degli occupati che hanno ammesso di aver svolto il proprio lavoro occasionalmente o abitualmente da casa è salita dal 4,7 per cento del 2019 al 13,6 per cento del 2020 (la media europea è del 20,6 per cento). Nel Belpaese, inoltre, la quota di occupati che hanno lavorato dalla propria abitazione solo occasionalmente è stata bassa (dall’1,1 per cento a 1,4 per cento nel 2020, mentre la media Ue è dell’8,6 per cento).


di Domiziana Fabbri