Ritratti. L’insegnamento di Laura

venerdì 8 luglio 2022


Qualcuno sostiene che ci sia bisogno di buoni maestri, perché di cattivi maestri ne abbiamo fin troppi. Laura Lonzi, docente elementare a Carraia, frazione di Calenzano (Firenze), avrebbe compiuto 38 anni ad agosto. Sposata, mamma di un bambino che non ha ancora tre anni, è deceduta, sconfitta da un carcinoma surrenale. Eppure, prima di abbandonare questa terra, decide che il figlio dovrà crescere nel suo ricordo, un ricordo che non dovrà mai morire. E per farlo, “gli ha lasciato un libro per ogni futuro compleanno, fino a quando non sarà grande”, come raccontato da Antonio, consorte della donna, nell’articolo apparso su Repubblica.

“Abbiamo scoperto il carcinoma a settembre – dice il marito di Laura Lonzi – nei mesi precedenti aveva delle bollicine che la dermatologa curava con il cortisone. Poi il suo viso ha iniziato a gonfiarsi e il medico ha prescritto l’esame delle urine che ha rivelato dove cercare”.

A ottobre “l’operazione a Careggi e poi le chemio, prima lì e poi a Ponte a Niccheri. Abbiamo visto medici in tutta Italia. Siamo andati fino in Germania per provare una nuova cura e inviato gli esami diagnostici anche negli Stati Uniti. Il dottor Emanuele Gori, direttore sanitario della Asl centro, vecchio amico di famiglia, e il dottor Stelvio Sestini di Prato, non ci hanno mai lasciato soli, così come l’associazione File”. Ad aprile “Laura aveva capito che non c’era più nulla da fare da prima che lo dicessero i medici. Ha iniziato a scrivere lettere per noi, per non lasciarci soli. Faceva finta di passeggiare, arrivava fino all’ulivo e sotto l’albero, poi ho scoperto, girava i video per me e Tommaso, per quando non ci sarebbe stata più. Ha scritto una lettera per quando nostro figlio andrà in prima media e per accompagnarlo nei giorni più importanti della sua vita”.

Laura, continua Antonio, ha chiesto “di sorridere tutti i giorni per nostro figlio”. Nei giorni scorsi il bambino “piangeva disperato, voleva la sua mamma. Gli ho spiegato che adesso è diventata una stella”. Così una notte “all’una e mezza è venuto a svegliarmi, mi ha portato in giardino per guardare le stelle”. Stelle che, sicuramente, il piccolo continuerà a vedere con un libro in mano. Nel ricordo e nell’insegnamento della madre, perché nella vita abbiamo bisogno di buoni maestri. Dopotutto, di cattivi maestri ne abbiamo fin troppi.


di Claudio Bellumori