Scenari sociopolitici

mercoledì 15 giugno 2022


Credo sia il momento peggiore della storia, persino peggiore della Seconda guerra mondiale, giacché non si tratta soltanto della guerra ma di voler cambiare l’uomo. Insisto su questo presunto uomo nuovo: sessualmente indifferenziato, con alimentazione di laboratorio, natura artefatta, privato di argini sovrani statali, spogliato di storia nazionale, eterodiretto dai sistemi di informazione e da chip, rimbambito da farmaci e reso colpevole di non obbedire perché protestando metterebbe a rischio la salute, la difesa dal nemico e quant’altro. Si otterrebbe un cittadino che pure se muore di fame deve ringraziare ed essere obbediente, incapace di reagire, sottomesso, ammutolito. Il potere sa che avremo, abbiamo una crisi assoluta e si premura di annientare la capacità di ribellione della gente. Ci volgiamo a società sottomesse senza una dittatura al modo cinese ma indiretta: attenti alla salute, regole al moltiplicatore, non favorire il nemico, spregio di chi critica, emarginazione, e i ritrovati massimi, stare uniti perché vi è la guerra, uniti perché c’è il nemico, uniti per non indebolirci disunendoci.

Al massimo grado, farmaci e immissione di strumenti idonei a condurre la mente sono possibili. Quanto scrivo in qualche misura accade, in qualche misura è possibile che accada. Perché si ricorre a questa urgenza di controllare la società e di impedire la critica? Perché è venuto il tempo della critica, dell’accusa. Mi riferisco alle società occidentali, alle società dove è possibile la critica, ebbene “queste” società sono vulnerabili perché la crisi economica si può aggiungere alla protesta, la può non solo causare ma esprimere. Questa situazione è avvertita come un pericolo da evitare e poiché si sa nettamente che avremo crisi economica alla radice si vuole evitare, appunto, che dia evenienze rivoltose.

Tutto quel che sta accadendo, dalla pandemia, a seguire è una esplorazione sui modi per controllare la popolazione, esasperando le regoli, le obbligatorietà, i vincoli in nome di pericoli, la salute prima, la guerra oggi, e se il pericolo prima era il virus, adesso è la Russia (e inevitabilmente la Cina). E come il popolo doveva sottostare alle regole per difendersi dal virus, deve evitare di manifestare adesione alle ragioni della Russia, adesso. Al dunque: è un pericolo effettivo la Russia per l’umanità e segnatamente l’Occidente (e la Cina, ovviamente)? Assolutamente, Russia e Cina sono un devastante pericolo per l’Occidente. Infatti: la Russia possiede materie prime invincibili; la Cina produce merci pervasive nei mercati oceanici. L’Occidente non riesce a competere. Anzi, l’Occidente europeo si abbranca(va) a Russia e Cina (con mezzo mondo), il che per gli Stati Uniti in prospettiva costituisce un fossato sepolcrale, anche politicamente.

Infatti, l’espansione economica diventava inesorabilmente risultanza egemonica, se un paese ha convenienza a comprare materie prime russe e merci dalla Cina, acquista. Ciò, ripeto, è una puntatura negli occhi degli Stati Uniti, i quali difettano proprio in quel che Russia e Cina vantano: non abbondano in materie prime, non hanno merce competitiva ma soprattutto non detengono la mentalità di aiutare lo sviluppo dei paesi con i quali si relazionano. Gli Stati Uniti attuano la loro egemonia con il dominio non con lo sviluppo dei paesi (non è del tutto così e non è sempre così ma è spesso così più che altro non forniscono materie prime e merci a basso costo).

Questa asimmetria rende Cina e Russia espansive, esse danno un vantaggio reale ai paesi con i quali trattano. È l’economia “reale”, grano, gas, o che altro a costi convenienti. Accorti della evenienza debilitante che questo andamento avrebbe avuto nel futuro prossimo, gli Sati Uniti sono ricorsi a rimedi netti: sanzioni e guerra, e sopra tutto, vigorosamente, impedire meretricio dell’Europa Occidentale (in specie Germania) con la Russia e con la Cina. L’Ucraina serve a tal fine, una ragione sufficiente per dannare la Russia e tabuizzare il contatto con essa.

Una finalità degli Stati Uniti, debilitare i rapporti tra Russia ed Europa Occidentale, inficiando i vantaggi che la Russia ne traeva, quindi indebolendone la concorrenza, è ottenuto. Con diramazioni inopportune, l’Europa Occidentale subisce danni sanzionando, e la Russia si volge altrove (pare che il mondo sia più grande dell’Europa). Ma i vantaggi che gli Stati Uniti si auspicavano, vendita di armi e di idrocarburi, non giovano a rimediare una loro inflazione che pare travolgente. Avevano “risolto” i problemi economici spargendo denaro a vuoto, non un denaro frutto di una realtà produttiva, anche gonfiamenti speculativi, insomma una economia non corposa di materie prime (Russia) e di merci convenienti (Cina).

A pensare che il rimedio di questo denaro puramente cartaceo, oltretutto adesso esaurito nella largizione, con il crollo dei consumi interni, per l’inevitabile inflazione, dovrebbe venire dall’aumento dei tassi, c’è da terrificarsi. C’è da terrificarsi! È probabile l’evenienza del panico, risparmi tolti dalle banche, Borse sfrenate al ribasso. Un aspetto psicologico si immette negli avvenimenti, ed il panico è tra questi elementi determinanti. Il timore di perdere tutto può affrettare il ritiro dei depositi per salvare alcunché e le azioni svendute. Indicare la guerra come fattore motivante della situazione potrebbe non fornire una giustificazione, se è la guerra perché non mettere fine alla guerra? Ma mi circoscrivo ad un campo congeniale, la fenomenologia dei comportamenti sociali, la sociologia. Ipotizziamo degli scenari. Taluni “vogliono” la rovina per poter governare in modo autoritario dovuto allo stato di emergenza. Un clima di guerra e di governi autoritari.

La pandemia è stata la prova per capire quanto è obbediente la gente, la guerra dimostrerà quanto si asservisce la gente. Diranno che bisogna sopportare la povertà, la disoccupazione, l’inflazione, la recessione perché siamo in una situazione di guerra, e che c’è bisogno di uno Stato forte che limita la libertà critica. In questo scenario si “vuole” la guerra per giustificare l’autoritarismo, impedire la protesta, far credere che la crisi economica è dovuta alla pandemia ed alla guerra. No. La crisi è dovuta al fatto che Cina e Russia conquistano i mercati. Che gli Stati Uniti vogliono impedire la conquista dei mercati da parte della Russia e della Cina fa parte della lotta tra paesi e sistemi.

Secondo senario connesso al primo scenario: se l’impiego di sanzioni non contengono e debilitano Cina e Russia fino a quale grado di conflitto si inoltrerebbero gli Stati Uniti pur di invalidarle? Terzo scenario, prosecuzione del secondo scenario: a parte illusionismi per distrarre la gente, sono già decise la crisi economica desolante e una guerra più rabbiosa e generalizzata, e chi ha deciso prende tempo, prepara l’assorbimento mentale della situazione? Convinti, questi “decidenti”, che solo il marasma può consentire agli Stati Uniti di ottenere ciò che è il movente dell’intero circuito degli avvenimenti: il ripristino del dominio mondiale degli Sati Uniti che la pace metterebbe a rischio per le ragioni esposte: materie prime della Russia, merci convenienti cinesi se permesse vincerebbero ogni competizione. Agli Stati Uniti non resta che la guerra? Niente più che ipotesi. Si definiscono, appunto, scenari, modi possibili nello svolgimento della realtà.

Certo, vi è un ulteriore scenario, quello che chiude la scena: l’annientamento. O che gli Stati Uniti non riescano a imporsi. Per l’Europa la situazione dovrebbe avere comunque triste risultanza. Poi, certo, può darsi che il marasma economico proceda la guerra o sia il marasma economico a eccitare la guerra. Ipotesi, davvero soltanto ipotesi. E poiché siamo in campo di esercizio cognitivo, ci sarebbe un altro scenario: fermarsi a considerare che potremmo impegnarci tutti a colonizzare pianeti, suscitare civiltà, società nello spazio, fruttificare i deserti… Se il mondo è troppo piccolo e ci urtiamo invece di eliminare gli altri ampliare gli spazi. C’è posto per tutti, nell’universo. C’è posto per la vita! Non si tratta di vagheggiare pace e felicità. Si tratta di volere pace e felicità!


di Antonio Saccà