Ponte Morandi: si avvicina l’oblio della prescrizione

venerdì 10 giugno 2022


Un anno fa Cassa depositi e prestiti decideva d’acquistare Autostrade per l’Italia. Gli azionisti della holding Atlantia accettavano l’offerta senza fiatare. In pochi mesi arrivava anche il via libera della Corte dei conti, che promuoveva il passaggio delle autostrade italiane dai Benetton al popolo sovrano (ovviamente si fa per dire, perché le strade e la manutenzione rimangono in mano a oscuri poteri statuali).

Di fatto la Corte dei conti ha dato parere positivo alla cessione di Autostrade al consorzio guidato da Cassa depositi e prestiti insieme ai fondi d’investimento Blackstone (sul modello di BlackRock) e Macquarie. Il trasferimento di Aspi da Atlantia alla Cassa è stata operazione da quasi nove miliardi di euro. E sarebbe servita, esclusivamente, per chiudere il contenzioso apertosi tra lo Stato e la famiglia Benetton dopo il crollo del Ponte Morandi. Così, gli “oscuri poteri statuali” hanno tolto la concessione delle Autostrade ai Benetton, mettendo d’accordo sia i poteri che volevano revocare i diritti concessori che quelli contrari.

In questo giochetto, di miliardi di euro e di fondi multinazionali, gli unici che hanno pagato un prezzo all’affare Autostrade rimangono le quarantatré persone morte per il crollo del Ponte Morandi. E con loro tutti gli operai che, quotidianamente, perdono la vita svolgendo sospette manutenzioni con metodiche non a norma Ue e con dubbia sicurezza sul lavoro. Come consuetudine, dal crollo del ponte di Genova abbiamo fatto il punto con Egle Possetti (fondatrice del Comitato in ricordo delle Vittime del Ponte Morandi). È forte il timore tra i familiari delle vittime che la vicenda genovese finisca nei tribunali con la prescrizione dell’omicidio colposo, come già capitato con i vertici di Ferrovie per il rogo di Viareggio. L’omicidio colposo si prescrive, e quest’atto diluirebbe non poco sul civile gli esborsi da parte di colossi assicurativi e società varie coinvolte.

I segnali in tal senso sono troppi. L’Opinione ed Il Fatto quotidiano furono i primi giornali nazionali a pubblicare i nomi dei rinviati a giudizio per il crollo del Ponte Morandi. Oggi Egle Possetti ci ricorda che tutti i rinviati a giudizio sono stati rimossi dai posti di responsabilità in Autostrade, a eccezione del funzionario che, nella nota intercettazione, chiedeva di falsificare i report delle manutenzioni. Eppure, la Guardia di Finanza aveva ben individuato chi avesse chiesto di omettere dai verbali la “corrosione degli stralli”, attuando la politica delle “manutenzione al ribasso”. Ben 59 imputati che, a ottobre 2023, già beneficeranno della prescrizione, perché saranno passati cinque anni dal crollo del Ponte. Ben 58 rinviati a giudizio sono stati rimossi da incarichi decisionali in Aspi, con la sola eccezione del funzionario intercettato a chiedere che nei verbali s’omettesse lo stato degli stralli. Egle Possetti si chiede quale logica sottenda queste scelte, soprattutto a quale gruppo di potere sia collegato il funzionario intercettato.

Il responsabile dell’ufficio sorveglianza Genova sud di Spea Engineering (Carlo Casini), ditta incaricata dei controlli e a sua volta controllata da Autostrade per l’Italia, in una mail si dichiarava preoccupato per lo “stato di degrado generale del viadotto Polcevera”. Quindi Casini proponeva “una campagna per conoscere lo stato di precompressione dei cavi”, poi denunciava “cavi di precompressione rotti”, “fessurazioni anomale” e “travi che rimandano rumori sordi”. E domanda: “Con cavi e travi marce, cosa vogliamo capire senza uno studio strutturale serio?”.

L’Aspi fa rispondere all’ufficio sorveglianza dal funzionario Paolo Agnese: “Ho letto delle cose nella relazione di Spea Sud che non dovrebbero accadere e soprattutto che ci eravamo detti di non scrivere – stigmatizza – ho intenzione di parlarne con Casini e porgli il problema e uniformarlo al metodo che abbiamo sempre usato”. La Guardia di Finanza scrive che Agnese avrebbe costretto Casini a “rendere meno allarmanti le segnalazioni… e le sue relazioni vengono in più occasioni cassate e modificate”.

La Gdf ha usato un software, sperimentato con successo dall’Fbi, per incrociare migliaia di telefonate, e-mail e chat del ligio funzionario Aspi. Carlo Casini, un po’ come Plinio il Vecchio per il Vesuvio, aveva annunciato la catastrofe ed è stato trasferito. Stessa sorte per 58 dei rinviati a giudizio, mentre Paolo Agnese è rimasto al suo posto quasi a testimoniare che la politica Aspi non s’interrompe con il passaggio in Cassa depositi e prestiti.

Su relazioni modificate e report fantasma, per le Fiamme Gialle ci sarebbe sempre la mano del funzionario Aspi. Ma questa politica aziendale a chi fa comodo che continui? Soprattutto, i funzionari operano per rispondere a logiche e interessi superiori? Ai familiari delle vittime è sorto il dubbio che esista davvero una organizzazione superiore alla dirigenza Aspi, a tal punto in alto da rassicurare l’operato del funzionario, in grado di poter garantire che la linea aziendale sulle manutenzioni debba continuare anche con i nuovi gestori. Suvvia, non possiamo credere esista davvero una loggia che gestisce il Consiglio superiore dei Lavori pubblici.


di Ruggiero Capone