L’Atlantico non è pacifico ovvero la realtà del divenire

venerdì 15 aprile 2022


Bisogna aizzare massimamente il dialogo, perfino la disputa tra intellettuali, filosofi, sociologi, storici, specialmente, persone che sanno orientarsi nella complessità e la percepiscono e non si limitano alla categoria del “sì” e del “no”, giacché il sì ed il no costituiscono luoghi mentali d’arrivo non di inizio viaggio, di giudizio non di pregiudizio. Al dunque. Dopo la Seconda guerra mondiale, perdenti, fummo bottino dei vincitori, uno dei vincitori, i potentissimi Stati Uniti, pur se vincitori ci resero vincitori, ci sostennero economicamente, ci consentirono le libertà democratiche liberali. Fu una concessione ma fu questa: ricostruzione e libertà. Non soltanto al nostro Paese ma a grandi porzioni dell’Europa, dico soltanto dell’Occidente. L’altra parte fu intestata all’Unione Sovietica, anch’essa vincitrice, e fu terra di miseria e di servitù. Rivalità. Guerre, ma con il cerchio intorno, limitate. Nella rivalità accade quel che accade, uno dei contendenti si fiacca, e l’Unione Sovietica crollò, sostenendo la lotta con l’America.

Vittoria occidentale, accresciuta dal correre di paesi disossati dall’Unione Sovietica alle organizzazioni occidentali. Mentre avvengono queste peripezie, nell’altrove remoto, popoli sommersi, sommersi all’oblio si ridestano e iniziano i movimenti del risveglio, si alzano, si stiracchiano e lentamente appaiono chi furono e sono, giganti: Cina, India. Noi occidentali celebravamo la vittoria, frantumata l’Unione Sovietica, supponendo che soltanto Dio poteva fermarci, il mondo era in nostro pugno, in specie della Nazione che ci proteggeva, gli Stati Uniti. Ma esclusivamente Federico Guglielmo Hegel concepì che la Storia ha conclusione, o qualche saggistello poteva reiterare che la Storia finiva.

Difficile, impossibile, controllare, meno ancora fermare il divenire, non sarebbe il divenire. Corre il divenire. Ne vediamo, inseguiamo la coda mentre ormai è lontano, e se lo stringiamo sguscia, e si inoltra non sappiamo dove e se lo rivediamo ha cambiamenti sterzati, neanche la Provvidenza lo decifra, almeno per noi, e Dio, per Sua connotazione, al solito, sta in silenzio. Vero, qualche filosofo, dicevo, qualche teologo azzarda intendimento, ma il divenire beffa ogni previsione. Sia che sia, l’Unione Sovietica svanisce, la Russia, no; la Cina rimonta strepitosamente, l’Europa esiste e talvolta si fa valere, gli Stati Uniti mantengono la volontà di controllare il pianeta ed assegnare le direttive: tu non fai, non ti permettere, ti obbligo, ti divieto, ti punisco. Ma accade l’imprevisto, ossia, il divenire, appunto: invece di trovarsi un pianeta ai propri ordini, dopo la caduta dell’Unione Sovietica, gli Stati Uniti si trovano un pianeta disobbediente. La Cina non intende restare perennemente adolescente, né la Russia, e talvolta osa uscire di casa perfino qualche nazione europea. Gli Stati Uniti mantengono, anzi gonfiano, il Complesso di Cronos. L’ho scritto, sospettano che i figli li uccidano, e agiscono come il capo dell’Orda (Totem e tabù), impediscono ai figli (a noi) rapporti e godimento con le femmine, stringendole tutte per loro. E scoppia il putiferio. Europa fa incesto con la Russia, all’occhio del capo dell’Orda.

Troppi rapporti intimi di erotismo energetico, una droga particolare, denominata gas, e una bevanda “nettarica” denominata petrolio, di entrambi Europa fa scialo da avvinazzata, dionisiacamente, con ira acuminata del capo dell’Orda il quale teme che Europa e Russia convolino a coppia di fatto. Colpevole decisiva la verginella Germania che senza riguardo per le occhiatacce paterne aveva congegnato un sotterfugio lungo che univa da casa a casa Russia e Germania, denominato gasdotto, in rapporti ancora più intimi, in onta al divieto paterno. L’ira degli Stati Uniti scosse l’Olimpo e tramortì lo stesso Giove. Usciamo dalla mitologia e dall’antropologia. Vi è una nuova diffidenza, tra Europa e Stati Uniti. Ormai abbiamo a che fare con il tentativo degli Stati Uniti di ritenere la Germania e segnatamente la Germania.

Vi è una guerra sottostante il cui fine è un conflitto intraeuropeo, Russia-Europa Occidentale. Taluni stanno immaginando il possibile perché tale guerra accada. La caparbia volontà di continuare a livelli più consistenti la guerra ha il fine detto, uno scontro tra Russia ed Europa Occidentale. Gli Stati Uniti compirebbero una operazione superiore, sgominare ogni evenienza di rapporti tra Russia ed Europa Occidentale (in specie la Germania) che essi ritengono potenziali nemici, e l’Europa (parte) è “nemica” nell’atto in cui commercia ancora con la Russia, insostituibilmente.

Per la prima volta la differenza di scopi tra Europa (non interamente) ed i suoi interessi e Stati Uniti sono vistosamente antitetici. Per l’Europa la Russia è un tesoro di beni fruibili, per gli Stati Uniti una entità che sfugge il controllo e vuole fare da sé. Il dramma consiste in ciò, che gli Stati Uniti sono necessari per la nostra difesa militare, non lo sono per la nostra economia. Gli Stati Uniti lo comprendono e temono che per necessità economica ritroviamo la via della Russia, addirittura una Grande Europa (gli inglesi sono pronti a tutto pur di evitarla). Mi limito a indicare questa novità. Che gli Stati Uniti ci possono proteggere militarmente ma non economicamente e la Russia può, potrebbe, avrebbe potuto aiutarci economicamente. Fino a che grado di sopportazione gli Stati Uniti consentiranno rapporti delle nazioni europee con la Russia?

Spingeranno per un conflitto intraeuropeo? L’Europa riuscirà a sostenersi senza la Russia o addirittura senza la Cina? Mi circoscrivo ad una sola questione: non approfitti qualcuno del nemico esterno illiberale per combattere il presunto nemico interno che vuole soltanto vagliare, analizzare, opinare. Salva la nostra libertà, nessuno credo avrebbe un protettorato russo in vece di un protettorato statunitense. Ma nessuno dovrebbe volere una guerra intraeuropea per sgombrare il sospetto che riavremo rapporti con la Russia! Ed infine: qualcuno sa dare risposta su come salvare le nostre economia se gli Stati Unti non hanno questa possibilità ma ci impediscono di averne? Domande!    

 


di Antonio Saccà