“Guernica” come Cassino e Dresda

venerdì 8 aprile 2022


Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha detto, in connessione digitale, al Parlamento spagnolo che la distruzione apportata dalla guerra in Ucraina, sia simile a quanto avvenuto a Guernica nel lontano 1937: “Siamo nell’aprile 2022, ma sembrerebbe di essere nell’aprile 1937, quando il mondo ha saputo quello che era successo in una delle vostre città, Guernica”. Sarebbe buffo, se non fosse tragico, il notare che il bombardamento della città basca sia avvenuto da parte di aerei nazisti e dell’aviazione legionaria, così come nazisti sono quelli che attualmente militano – e sono presenti da molto tempo – nell’esercito ucraino: ma non basta e dunque passo al campo dell’arte che mi è più congeniale. Tralasciando il fatto del tutto ininfluente e appartenente al gusto personale di non aver mai considerato il dipinto di Pablo Picasso il capolavoro che tutti ritengono, vanno dette alcune cose importanti su di esso.

La prima è che il quadro oggi noto come Guernica sia stato realizzato in realtà per commemorare la scomparsa di un toreador, José Gómez Ortega, amico carissimo del pittore spagnolo e soltanto in un secondo tempo sia stato adattato alla strage piovuta dal cielo. La grande tela sarebbe stata commissionata a Picasso dalla città di Malaga nel 1935 con il titolo Lamento en muerte del torero Joselito, e poi modificata dall’artista sino ad adattarla alle sopraggiunte esigenze di volontà propagandistica politica.

La seconda è che Guernica sia comunque direttamente debitore – sempre come dipinto – di un’opera ben più antica che è Il trionfo della morte di Palermo, dipinto “a fresco” tardo-medievale che rappresenta la cruda essenza apocalittica della fine dei tempi e che è oggi conservato nella Galleria Regionale della Sicilia “Palazzo Abatellis”, sempre a Palermo. Pertanto, tutta questa così evidente similitudine tra un tragico bombardamento del secolo scorso e i fatti di Bucha, appare alquanto forzosa. Insomma, una cosa o è o non è, e l’arte serve anche a questo, a darci la corretta misura, temperata si dovrebbe dire, anche dei più cruenti fatti di guerra sin dalla più remota antichità, oppure altrettanto potremmo dire dei bombardamenti avvenuti su Dresda o su Cassino.

Infine, ma non vorrei sconvolgere gli animi sin troppo pacifisti e ipocriti di coloro che sono soliti dimenticare ciò che più conviene, forse a qualcuno dovrebbero dire qualcosa i nomi simpatici di Fatman e Little boy. Purtroppo allora nessuno fece alcun’opera d’arte, nessun dipinto sul primo – e per fortuna sino a oggi ancora unico – massacro atomico della storia. Speriamo che nessun artista, nessun pittore ne esegua mai uno, piaccia o meno a Zelensky, a Joe Biden e a tutti i loro sostenitori.


di Dalmazio Frau