Lo smart working indigesto al “Corriere”

lunedì 28 marzo 2022


Smart working della discordia. La polemica è scoppiata al Corriere della Sera, dove il direttore Luciano Fontana ha comunicato al Comitato di redazione che dal primo aprile si torna a lavorare in redazione. In realtà, si parte con il 70 per cento dell’organico per completare il rientro totale entro il primo luglio. La prime reazioni sono state negative, soprattutto da parte delle giornaliste che avevano già programmato il lavoro da casa per i prossimi mesi. L’alternativa che proponevano era quella di un’opzione, preso atto che anche in Lombardia i numeri e le incidenze del Coronavirus evidenziano una rapida risalita.

Lo stesso Governo ha infatti fissato la deroga sullo smart working al 30 giugno. In considerazione di questo stato dell’epidemia sanitaria, il Comitato di redazione ha chiesto al direttore una più approfondita analisi della questione. Al massimo giornale italiano che a gennaio 2022 ha fatto registrare un piccolo miglioramento nelle vendite (carta stampata e digitale) non c’è pace per i Comitati di redazione. Il 25 marzo tre componenti del Cdr che erano stati eletti nel novembre 2021 si sono dimessi, aprendo la strada a nuove elezioni. Virginia Piccolillo, Maria Rosaria Spadaccino e Rossella Verga hanno messo per scritto le divergenze con Giuditta Marvelli e Biagio Marsiglia su vari argomenti.

Essendo venuta meno una linea comune la rappresentanza sindacale si presenta più debole nelle trattative con l’azienda. Arrivano intanto i dati dell’Ads sulla diffusione dei quotidiani. Le sorprese non mancano. Dopo lo scatto dei conti del Gruppo Rcs e del Gruppo editoriale Caltagirone, anche Cairo Communication ha approvato un bilancio 2021 in forte crescita. La holding di Urbano Cairo ha chiuso l’esercizio al 31 dicembre con un utile netto di 51 milioni di euro, triplicato rispetto all’anno precedente, per cui il Cda proporrà un dividendo pari a 0,18 euro per azione. Il Corriere della Sera ha raggiunto al 21 marzo 2022 quota 423mila abbonati digitali e si conferma primo anche in edicola. Ottimo, secondo Ads, il risultato della Gazzetta dello Sport (+ 17,4 per cento) e buono l’incremento del 5,6 per cento del Corriere dello Sport.

Sorprendente l’exploit del quotidiano La Verità diretto da Maurizio Belpietro che ha superato le 38mila copie giornaliere, superando così Il Giornale guidato da Augusto Minzolini sceso a poco più di 34mila copie. Quasi tutti gli altri giornali fanno registrare il segno meno nel rapporto gennaio 2022-gennaio 2021. Pessime le prestazioni del gruppo Gedi dell’imprenditore John Elkann. La Repubblica ha perso l’undici per cento delle copie e La Stampa la segue con il 10,6 per cento. Un meno fisso rispetto all’anno precedente da quando si è verificata la fusione e il cambio di direzione con Maurizio Molinari al quotidiano di Eugenio Scalfari e con Massimo Giannini a Torino, implicato nelle polemiche per la nomina di Annalisa Cuzzocrea come vice.

Male anche i giornali del presidente della Federazione editori Monti-Riffeser. La Nazione di Firenze ha registrato un bagno negativo dell’11,5 per cento, mentre il più diffuso quotidiano della costa adriatica, Il Resto del Carlino, ha perduto il 9,8 per cento delle copie. Sorprendente, infine, la débâcle del Fatto quotidiano del duo Marco Travaglio-Peter Gomez. La crescita evidenziata a metà del 2021 si è arrestata in questi ultimi mesi con un trend in discesa che ha fatto registrare a gennaio la perdita del 12,8 per cento. La linea editoriale fuori dal coro non incontra più il favore del pubblico. Le copie vendute si sono fermate a 50.649.


di Sergio Menicucci