Una tragedia televisiva: i talk-show italiani

venerdì 18 marzo 2022


Propongo un teorema: l’Italia, più che da tasse, burocrazia, cleptocrazia è distrutta dai talk-show televisivi. Chiedo che la definizione “il talk-show distrugge la facoltà di ragionamento” sia considerata un assioma, cioè un principio talmente acclarato da non avere bisogno di dimostrazione. Affermo che se questi spettacoli non devono essere perseguiti o limitati, è tuttavia necessario dire al pubblico che si tratta di una tauromachia in cui il ruolo del toro infilzato tocca allo spettatore.

I talk-show sono il risultato dell’esondazione delle tifoserie da stadio nell’informazione. Viviamo dentro un unico supermedium che assegna a ciò che è peggio la stessa dignità di ciò che è meglio. Suggerisco di non vedere neanche un frame di questi dibattiti. Quanto ai tg, bastano piccole dosi: i primi due minuti e gli ultimi due, ovvero le notizie importanti, la cronaca non trucida e la cultura, evitando la gran parte del telegiornale, quella che serve a “educare, o imbambolare, il popolo”.

È proprio il format del “dibattito” a essere devastante, perché ridicolizza l’homo sapiens ed esalta chi la spara più grossa. Ossia lo sbruffone, l’ignorante loquens, la iena ridens, il cane ululans. Abbiamo visto Alessandro Orsini, docente dell’Università Luiss, proporre nell’arena di “Piazzapulita”, su La7, una sorta di resa incondizionata a Vladimir Putin e il ritiro delle sanzioni europee alla Russia, aggiungendo che Volodymyr Zelensky è un “ostacolo alla pace” che va isolato. Il tutto con la tecnica delle fake news: partendo da premesse apparentemente logiche, per arrivare a conclusioni pessime, attraverso un discorso in cui si mischia ciò che è tenebra con ciò che è luce. Nei talk-show rinascono le stesse polarità che si sono viste sulle scie chimiche, sugli americani e israeliani colpevoli di ogni male, sui vaccini. Per giunta, nei talk-show perdono anche gli alfieri del buon senso, gli sherpa del raziocinio, costretti a contrastare i mulini a vento dei terrapiattisti in salsa geopolitica, senza poter dire la loro, se non a spizzichi. Nei video di Youtube ciurme di entusiasti commentatori lodano Orsini, il quale ipnotizza le masse con capacità di convincimento: parte sempre da un “io sto fino alla morte con gli Usa e l’Occidente”, ma senza riuscire a concludere senza evocare un mussoliniano “me ne frego dell’Ucraina, lasciamola a Putin perché Putin ci lasci in pace”. Cosa che non dice chiaramente, per pudore.

Corradino Mineo, storica “colonna” militante del tg di Rai3 (nel servizio “pubblico” non dovrebbe mai esserci militanza) sostiene in sostanza che “se Putin è un criminale di guerra, allora lo è anche Winston Churchill”, un ragionamento grave e diffuso nell’Italia degli ignoranti-colti, un revisionismo pericoloso che distorce la Storia, una concezione errata della guerra, tragedia in cui purtroppo tutti sono costretti a uccidere, ma della quale solo una parte è nel torto, quando si parla di democrazie e dittature. Le tv sono piene di Orsini, di professor Luciano Canfora e di Donatella Di Cesare, manco fossero dei fenomeni da baraccone o dei gladiatori da dare in pasto alla folla. Ed è proprio perché le loro parole sono uno spettacolo paragonabile a quello dei vecchi fenomeni da baraccone che li chiamano e li pagano gli imperatori della deformazione delle masse.

È questa la vera tragedia: se il crimine paga, purtroppo paga anche il talk-show con i suoi ospiti dalla lingua sculettante, i conigli estratti dal cilindro, le donne barbute e gli uomini forzuti. Le masse accorrono là dove un Barone di Münchhausen si permette di descrivere il suo viaggio sulla Luna fatto grazie alla prodigiosa semina di una pianta di fagiolo arrivata fino al nostro satellite: il barone che racconta di come si è salvato dalle sabbie mobili tirandosi i capelli verso l’alto.

Per fortuna i quotidiani sono in buona parte vacui, solo pochi diffondono intelligenza, giustizia e cultura. I giornali tragici come i talk-show sono soprattutto due: Il Fatto (che ora si vanta di aver affiliato Orsini) e La Verità, giornale di destra dal titolo pravdiano. I talk-show, come i quotidiani suddetti, sono una fabbrica della distruzione. Rendersene conto contribuirà a salvare l’Italia non meno del Pnrr.


di Paolo Della Sala