Nonni e nipoti: una relazione nell’interesse dei minori

martedì 15 marzo 2022


I nonni, oltre ad essere delle figure di riferimento importanti per il sano ed equilibrato sviluppo dei nipoti, sono delle risorse importanti nell’organizzazione delle giovani famiglie; soprattutto per le donne, in Italia, sono di frequente determinanti nella conciliazione lavoro/famiglia, come rilevato anche dall’Istat. Un aspetto da non sottovalutare – su cui sono concordi psicologi e giudici ‒ è che il ruolo dei nonni, sebbene importante, non deve sostituirsi a quello dei genitori. Da tanti anni nel mondo è anche formalmente riconosciuto il ruolo sociale dei nonni, anche attraverso l’istituzione di giornate celebrative. La prima festa dei nonni è stata istituita negli Usa nel 1978 per dare risalto alla loro naturale funzione di educatori dei giovani, in quanto portatori di conoscenza ed esperienza. In Italia la festa dei nonni, che ricorre il 2 ottobre di ogni anno, è stata istituita con la legge n. 159/2005 – si legge all’articolo 1 comma 1 – allo scopo di “celebrare l’importanza del ruolo svolto dai nonni all’interno delle famiglie e della società in generale”, tanto che le scuole possono promuovere – si legge al comma 4 ‒ “iniziative volte a discutere ed approfondire le tematiche relative alle crescenti funzioni assunte dai nonni nella famiglia e nella società”.

I dati Istat confermano la rilevanza del ruolo sociale dei nonni: dalla relazione del 26/02/2020 presentata alla Commissione lavoro pubblico e privato, è emerso che i nonni – e soprattutto le nonne ‒ costituiscono un pilastro delle giovani famiglie italiane, poiché consentono a molte donne di conciliare gli impegni lavorativi e familiari senza rinunciare a uno stipendio. Quando entrambi i genitori lavorano i nonni si prendono cura dei nipoti nel 60,4 per cento dei casi, con riferimento a bambini fino a 2 anni, nel 61,3 per cento, con riferimento a bambini dai 3 ai 5 anni, e nel 47,1 per cento dei casi con riferimento a bambini dai 6 anni in su e adolescenti. I nonni italiani sono anche più coinvolti dei coetanei europei nelle attività quotidiane dei nipoti, e contribuiscono al sostegno economico della famiglia nel 72,7 per cento dei casi, come emerge dalle ultime ricerche in materia (2018) rispettivamente dell’Ipsos e dell’Eurispes.

Il ruolo dei nonni, seppur rilevante, deve però essere tenuto distinto da quello dei genitori. Come ribadito più volte dagli esperti, sotto il profilo psicologico, per il sano ed equilibrato sviluppo dei minori è necessario che i ruoli siano chiari e definiti. Se da una parte è vero che il rapporto con i nonni può favorire lo sviluppo del senso di appartenenza di bambini e adolescenti, dall’altro è altrettanto vero che compete solo ai genitori prendere le decisioni relative all’educazione e all’istruzione dei figli, nonché quelle relative all’organizzazione familiare. Eventuali intromissioni dei nonni, anche in buona fede, rischiano di alterare i rapporti e di compromettere la serenità familiare: mortificare il ruolo genitoriale del padre o della madre o addirittura di entrambi, intromettersi nelle vicende di coppia e confondere le rispettivi funzioni può portare a divisioni e litigi pregiudizievoli per tutte le parti coinvolte, soprattutto per i più piccoli. Come si legge nel preambolo della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, “il fanciullo ai fini dello sviluppo armonioso e completo della sua personalità deve crescere in un ambiente familiare in un clima di felicità, di amore e di comprensione”.

Non di rado le tensioni fra nonni e genitori sfociano in veri e propri conflitti, che arrivano fino in tribunali e genitori che, esasperati dall’invadenza dei nonni ostacolano il loro rapporto con i nipoti; nonni che subiscono gli effetti negativi di un conflitto genitoriale o di una separazione; nonni che vengono privati del rapporto con i nipoti per ritorsione. Molti litigi sono fondati su un’erronea convinzione di quelli che sono i diritti dei nonni nei confronti dei nipoti, originata da un’interpretazione non corretta dell’articolo 317 bis del codice civile, secondo cui “gli ascendenti hanno diritto di mantenere rapporti significativi con i nipoti minorenni” potendo ricorrere al giudice in caso di conflitto “affinché siano adottati i provvedimenti più idonei nell’esclusivo interesse del minore”.

Come è stato più volte chiarito dalla giurisprudenza di merito, se da una parte è vero che i nonni hanno il diritto di mantenere rapporti significativi con i nipoti, è però altrettanto vero che questo loro diritto è recessivo rispetto a quello dei minori. Ciò significa che laddove la presenza dei nonni – anche in considerazione dell’eventuale ostilità verso i genitori o uno di essi ‒ si riveli pregiudizievole per l’equilibrio psicofisico dei nipoti, viene di conseguenza meno il loro diritto di cui all’articolo 317 bis del Codice civile. In tal senso si è espressa anche la Cassazione che nella sentenza n. 9145/2020 ha messo in luce un principio importante in materia: le visite dei nonni sono coerenti con l’interesse dei minori laddove il coinvolgimento degli ascendenti determini una fruttuosa collaborazione con i genitori per l’adempimento dei loro obblighi educativi di cui all’articolo 30 della Costituzione e laddove detto coinvolgimento sia funzionale alla crescita sana ed equilibrata dei minori.

Questo orientamento è in linea coi principi posti a tutela dei minori e tiene altresì conto dell’evoluzione della giurisprudenza europea. Attraverso un’interpretazione estensiva dell’articolo 8 della Cedu, la Corte di Strasburgo ha ritenuto che il rapporto nonni-nipoti rientri fra i legami familiari tutelati dalla Convenzione. Analogamente, la Corte di Giustizia dell’Unione europea ha precisato che il “diritto di visita” di cui all’articolo 2 n. 10 del Regolamento n. 2201/2003 (Bruxelles II Bis) comprende anche il diritto dei nonni a una regolare frequentazione dei nipoti. La giurisprudenza ha poi esteso questo diritto anche ai cosiddetta “nonni sociali”, ossia ai coniugi e/o conviventi dei nonni biologici, sempre tuttavia muovendo dalla valutazione in concreto di ciò che è bene per il minore nel singolo caso concreto. Come sottolineato dalla Cassazione (sentenza n. 19780/2018), la giurisprudenza europea ha sì ampliato con il tempo la sfera dei legami tutelati, però sempre nella misura in cui tali relazioni si traducano in un beneficio per l’equilibrio psicofisico dei minori, posto che il loro interesse “deve costituire la considerazione determinante e, a seconda della propria natura e gravità, può prevalere su quello dei genitori o degli altri familiari”.

La Presidenza del Consiglio ‒ nella relazione annuale al Parlamento del 2019 sull’esecuzione delle pronunce della Corte Edu nei confronti dell’Italia ‒ ha inoltre precisato che la Corte di Strasburgo, pur nell’ottica di quell’ampliamento di cui si è detto, ha comunque affermato in più occasioni che “in circostanze normali il rapporto fra nonni e nipoti differisce per natura e intensità da quello tra genitori e figli e quindi esige un inferiore livello di tutela”. Bambini ed adolescenti vanno quindi sempre preservati dai conflitti familiari, compresi quelli che riguardano i nonni. Come si legge anche nella Carta dei diritti dei figli nella separazione dei genitori dell’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza, i figli hanno il diritto “di mantenere i loro affetti” (articolo 1) e “di non subire pressioni da parte dei genitori e dei parenti”.        

(*) Tratto dal Centro studi Rosario Livatino


di Daniela Bianchini (*)