Matrimoni, migrazioni e nascite: ripresa sì, ma recupero lontano

lunedì 14 marzo 2022


La dinamica demografica del 2021 “continua a essere negativa: al 31 dicembre la popolazione residente è inferiore di circa 253mila unità rispetto all’inizio dell’anno; nei due anni di pandemia il calo di popolazione è stato di quasi 616mila unità soprattutto per effetto del saldo naturale. Il saldo naturale della popolazione è sempre fortemente negativo”.

Questo quanto indicato dall’Istat, che sottolinea: “Le nascite sono ancora in calo nei primi 10 mesi dell’anno ma si osservano segnali di ripresa negli ultimi due mesi. I decessi restano ancora su livelli elevati rispetto al periodo pre-Covid. Segnali positivi per i movimenti migratori, in aumento rispetto al 2020, e per i matrimoni, raddoppiati nel confronto con l’anno precedente, ma anche in questo calo la ripresa non è sufficiente a recuperare quanto perso nel primo anno di pandemia.

Prosegue l’impatto della pandemia da Covid-19 sulla dinamica demografica

Come precisato dall’Istituto nazionale di statistica, “al 31 dicembre 2021 la popolazione residente in Italia ammonta a 58.983.122 unità, 253.091 in meno rispetto alla stessa data del 2020 (-0,4 per cento). Alle conseguenze dirette e indirette dell’epidemia da Covid-19 osservate nel 2020 (drammatico eccesso di mortalità, forte contrazione dei movimenti migratori, quasi dimezzamento dei matrimoni celebrati), nel 2021 si aggiungono gli effetti recessivi dovuti al calo delle nascite, che scendono sotto la soglia di 400mila, facendo registrare ancora una volta un nuovo minimo storico dall’Unità d’Italia. La diversa diffusione dell’epidemia da Covid-19 nei territori e l’inizio della campagna vaccinale, entrata nel vivo a inizio estate, spiegano il calendario e la geografia delle variazioni dovute alla dinamica demografica: il periodo da gennaio a fine maggio (prosieguo della seconda ondata di fine 2020), contraddistinto da un’elevata ascesa di contagi e decessi; una fase di transizione (da giugno a settembre) con un rallentamento dei contagi per effetto delle prime evidenze degli effetti della campagna vaccinale sulla riduzione della mortalità; una successiva nuova ondata epidemica, a partire dalla fine di settembre, con una drammatica riacutizzazione dei casi dovuti anche alla diffusione di nuove varianti del virus ad elevata contagiosità”.

Calo di popolazione in tutte le ripartizioni

Pertanto “il decremento di popolazione tra l’inizio e la fine dell’anno 2021 interessa in modo generalizzato tutte le ripartizioni. La perdita di popolazione è inferiore a quanto osservato nel 2020, ed è in linea con il deficit medio di popolazione registrato di anno in anno dal 2015. Se il deficit di popolazione del 2020 è apparso in tutta la sua drammatica portata in tutte le ripartizioni, nel corso del 2021 il Nord continua a registrare una perdita rilevante (Nord-Ovest -0,3 per cento e Nord-Est -0,2 per cento), anche se di entità inferiore rispetto a quella dell’anno precedente (rispettivamente -0,7 per cento e -0,4 per cento). Anche al Centro il deficit di popolazione è più basso (-0,4 per cento contro -0,6 per cento del 2020). Il Sud e le Isole, colpite dall’epidemia solo a partire dall’autunno del 2020, subiscono effetti più pronunciati soprattutto sui decessi. La perdita complessiva di popolazione – puntualizza l’Istat – è rispettivamente dello 0,6 per cento e dello 0,7 per cento, non lontana dai livelli di decremento medio annuo pre-pandemia, solo per effetto della contrazione dei trasferimenti di residenza interni e internazionali da sempre a svantaggio di queste aree del Paese. Lombardia ed Emilia-Romagna, che nel 2019 avevano registrato un incremento, seguito da un calo dello 0,6 per cento e dello 0,3 per cento l’anno seguente, nel 2021 vedono ridurre il saldo totale percentuale di un ulteriore 0,2 per cento. La provincia autonoma di Bolzano, tradizionalmente caratterizzata da incrementi di popolazione, segna un aumento in linea con quello del 2020 (+0,2 per cento). Tra le regioni del Mezzogiorno, Calabria e Sicilia registrano decrementi più elevati rispetto al 2020 (da -0,8 per cento e -0,6 per cento a -0,9 per cento e -0,7 per cento), comunque in linea con la dinamica del 2019”.

Saldo naturale ancora in deficit

Il nuovo record minimo di nascite (399mila) e l’elevato numero di decessi (709mila) aggravano la dinamica naturale negativa che caratterizza il nostro Paese nell’ultimo decennio. “Il saldo naturale, che già nel 2020 aveva raggiunto un valore inferiore solo a quello record del 1918 (-648 mila), nel 2021 registra un ulteriore deficit di “sostituzione naturale” pari a -310mila unità. Il combinato disposto del persistere di un eccesso di decessi, dovuto all’epidemia fino al mese di maggio 2021, e dell’emergere degli effetti negativi sulle nascite ha contribuito a determinare solamente nei primi cinque mesi del 2021 una perdita di 164mila unità – rileva l’Istat – uguale ai livelli registrati negli stessi mesi del 2020, con un peso percentuale del 53,1 per cento sul saldo naturale dell’intero anno. Il deficit dell’anno 2021 dovuto alla dinamica naturale è riscontrabile in tutte le regioni, tranne nella provincia autonoma di Bolzano (+123 unità), che si caratterizza non solo in questo anno per una natalità più alta della media. Il tasso di crescita naturale, pari a -5,2 per mille a livello nazionale, varia dal +0,2 per mille di Bolzano al -9,5 per mille del Molise. Le regioni che più delle altre vedono peggiorare il tasso naturale (oltre l’1,5 per mille in meno rispetto al 2020) sono il Molise (-9,5 per mille) e la Calabria (-5,4 per mille). La Lombardia (-4 per mille da -6,6) e la provincia di Trento (-2,4 per mille da -4,6) registrano invece i recuperi più elevati rispetto al 2020”.

Nuovo record negativo per le nascite, ma lievi segnali di ripresa a fine anno

Ancora l’Istat: “I nati della popolazione residente nel 2021 sono stati appena 399.431, in diminuzione dell’1,3 per cento rispetto al 2020 e quasi del 31 per cento a confronto col 2008, anno di massimo relativo più recente delle nascite. Il calo dei nati totali già osservato nel corso del 2020 (-3,6 per cento rispetto al 2019) tuttavia è dovuto solo in parte limitata agli effetti della pandemia. I primi effetti sulle nascite riferibili ai concepimenti di marzo e aprile 2020 (primo lockdown) possono, infatti, essere osservati a partire dagli ultimi due mesi dell’anno, soprattutto a dicembre 2020 (-10,7 per cento). L’andamento delle nascite nel corso del 2021 consente di avere un quadro più dettagliato delle conseguenze che l’epidemia ha avuto sull’andamento delle nascite. Il calo delle nascite prosegue nei primi due mesi del 2021 – conclude l’Istat – a gennaio si registra la massima contrazione a livello nazionale (-13,4 per cento), con un picco nel Sud (-15 per cento). Il calo continua nel mese di febbraio, seppure in misura più contenuta (-4,8 per cento). Il deficit di nati a gennaio 2021, tra i più ampi mai registrati, lascia pochi dubbi sul ruolo svolto dall’epidemia. Il crollo delle nascite tra dicembre 2020 e febbraio 2021, da riferirsi ai mancati concepimenti durante la prima ondata pandemica, è sintomo della posticipazione dei piani di genitorialità che si è protratta in modo più marcato nei primi sette mesi, per poi rallentare verso la fine dell’anno. Il rinvio delle nascite è particolarmente accentuato tra le donne più giovani”.

Sempre elevato il numero di decessi

Nota a margine, l’impatto del numero di morti da Covid-19 sulla dinamica demografica, rilevante “anche nel 2021, sia in termini quantitativi che geografici: sono circa 59mila, pari all’8,3 per cento dei decessi totali per il complesso delle cause, in calo rispetto all’anno precedente quando se ne erano contati oltre 77mila, il 10,3 per cento del totale. Anche il totale dei decessi (709.035) risulta in diminuzione rispetto all’anno precedente (oltre 30 mila decessi in meno) ma è significativamente superiore alla media 2015-2019 (+9,8 per cento). A differenza di quanto accaduto nel 2020, l’eccesso di mortalità rispetto alla media 2015-2019 non è concentrato al Nord ma si manifesta su tutto il territorio. È nel Mezzogiorno che si osserva l’eccesso di mortalità maggiore dell’anno 2021 rispetto al periodo 2015-19 (+12,9 per cento di decessi), con regioni come Puglia (+18,5 per cento) e Molise (+14,6 per cento) ben sopra la media nazionale (+9,8 per cento). Al Nord solo la Provincia autonoma di Bolzano e il Friuli-Venezia Giulia presentano un eccesso superiore al 13 per cento”.


di Brigida Baracchi