L’informazione rivoluzionata

lunedì 7 marzo 2022


Marco Damilano si è dimesso da direttore dell’Espresso in vendita, Enrico Mentana e altri sono stati sospesi dall’Ordine dei giornalisti per mancanza di Pec (la posta certificata obbligatoria per gli iscritti agli albi professionali), Monica Maggioni sotto accusa per le conduzioni delle trasmissioni del Tg1 di cui è direttrice, Marc Innaro, corrispondente Rai da Mosca, criticato per servizi considerati da alcuni parlamentari “filo-russi”, il Tg1 attaccato da Pinuccio di Striscia la notizia per la mancanza iniziale di inviati Rai a Kiev con copertura di un giornalista di Micromega. Informazione rivoluzionata? La Bbc, la Cnn, Cbs, Abc news e Blomberg hanno deciso di ritirare dalla Russia i loro redattori anche come reazione al blocco di Mosca di Facebook e Twitter e alla legge che costringe al silenzio tutti i giornali che si trovano in Russia. Subito dopo la smobilitazione degli americani anche la Rai, Mediaset e Ansa hanno richiamato i loro inviati, via da Mosca anche i reporter tedeschi e spagnoli. Vietato dall’Est Europa parlare e scrivere di guerra. Il silenzio è sempre stato superato con iniziative coraggiose. Nell’epoca del digitale, dei satelliti, dei telefonini, di Internet e iPhone è impossibile oscurare fatti e avvenienti di così vastata portata.

Contro la censura russa la Bbc ha già trovato il rimedio: trasmettere in radio in onde corte che nessuno può bloccare, tornando ai sistemi noti durante la Seconda guerra mondiale di Radio Londra. Il gruppo “Anonymous” ha invitato a collegarsi con Google Maps per inviare messaggi negli alberghi, supermercati russi. In Italia la rivoluzione dell’editoria è di altro tipo. I cambi avvengano attraverso la vendita delle proprietà. Dopo la prima rivoluzione operata con la vendita del gruppo L’Espresso/Repubblica a Gedi-Exor presieduto da John Elkann dell’ex Fiat torinese e la fusione con la Stampa e Secolo XIX ecco un nuovo giro di valzer che ha fatto scattare le dimissioni di Marco Damilano. Il settimanale della sinistra laica, protagonista d’inchieste e di contrastate campagne giornalistiche starebbe passando di mano “con la violazione del più elementare obbligo di lealtà e di fiducia”. Alla richiesta di chiarimenti da parte del Comitato di redazione l’amministratore delegato del gruppo Gedi Maurizio Scanavino non ha fugato i timori dei redattori della testata che ha 67 anni di vita.

L’assemblea di redazione ha affidato al cdr un nutrito pacchetto di giornate di sciopero per reagire alle consistenti voci di vendita dell’Espresso al gruppo editoriale Bfc Media dell’imprenditore napoletano Danilo Jervolino, fondatore dell’Università telematica Pegaso e recente leader della Salernitana acquistata da Claudio Lotito già proprietario della società Lazio. Damilano ha scritto una lunga lettera-sfogo per ricostruire i suoi vent’anni al settimanale di via Po fondato dal principe Carlo Caracciolo e da Eugenio Scalfari. Da quel 1955 L’Espresso ha segnato la storia del giornalismo italiano, puntando su grandi inchieste contro le mafie, le massonerie, la corruzione e per la laicità dello Stato schierandosi per i diritti civili. Damilano rivendica di aver tenuto fede al patto con gli elettori: “Essere una testata libera, accogliente, indipendente” anche se non sempre esente dalle ingerenze dell’editore Carlo De Benedetti (tessera del Pci-Ds n.1). Negli ultimi tempi anche il settimanale ha subito le difficoltà del mercato editoriale, crollo delle vendite nelle edicole, ardua transazione digitale. Per L’Espresso l’informazione è stata rivoluzionata: perdita di copie, di lettori, di peso politico, di fiducia. Il colpo finale la “vendita-panino” con Repubblica. Un pezzo di storia che cambia.


di Sergio Menicucci