Ritratti. Il potere dell’aquilone e delle bambole

venerdì 25 febbraio 2022


I più piccoli “sono sempre i primi a pagare la guerra, quelli in orfanotrofio se possibile ancora di più”: lo ha detto Cinzia Bernicchi, consulente dell’associazione AiBi Amici dei Bambini – che dal 1974 lavora con la Russia, inizialmente come manager e in seguito nell’ambito del terzo settore, impegnandosi nelle adozioni in tutto il mondo, molte delle quali in Ucraina.

“Dal nostro ufficio di Kiev – ha continuato – ci giungono notizie drammatiche. Gli istituti che hanno una presenza di una organizzazione internazionale in qualche maniera sono protetti, ma la situazione è difficilissima per i bambini dal punto di vista pratico ma soprattutto psicologico. Sono a rischio moderato, anche perché non sono certo obiettivi militari ma nulla ci può assicurare che per errore possano essere colpiti”.

Da una parte i fucili e il sangue, dall’altra i bambini e un’infanzia interrotta dai proiettili. I giochi abbandonati, gli affetti in ordine sparso, la fuga verso l’ignoto. L’Unicef, per voce del suo direttore generale, Catherine Russell, ha ricordato: “L’intensificarsi delle ostilità in Ucraina rappresenta una minaccia immediata per le vite e il benessere di 7,5 milioni di bambini. Negli ultimi giorni, colpi di armi pesanti lungo la linea di contatto hanno già danneggiato infrastrutture idriche di base e scolastiche. Se i combattimenti non si fermeranno, decine di migliaia di famiglie potrebbero essere costrette a sfollare, facendo drammaticamente aumentare i bisogni umanitari”. E ancora: “L’Unicef sta lavorando in Ucraina Orientale per ampliare i programmi salvavita per i bambini. Questi comprendono: il trasporto di acqua sicura nelle aree colpite dal conflitto, il pre-posizionamento di aiuti per la salute, l’igiene e l’istruzione di emergenza il più vicino possibile alle comunità vicino la linea di conflitto e lavorare con le municipalità per assicurare aiuto immediato per i bambini e le famiglie che hanno bisogno di sostegno. Team mobili invece stanno fornendo cure psicosociali ai bambini traumatizzati dall’insicurezza cronica. Gli ultimi otto anni di conflitto hanno causato danni profondi e durevoli ai bambini su entrambi i lati della linea di contatto. I bambini in Ucraina hanno un disperato bisogno di pace, adesso”.

La guerra fa schifo. Ma per qualche pistolero l’idea è un’altra. Così, mentre i carri armati giungono alle porte della capitale ucraina, Kiev, tra spari e boati, i bambini cercano riparo dove possono. Testimonianze, in tal senso, sono giunte dai social. Come il video di un padre, in lacrime, e la figlia che sarà spostata in un luogo più sicuro. La veste, la guarda, la stringe a sé. Il suo abbraccio vale più di mille parole. È una cartolina che non sa se avrà un ritorno. O se vogliamo, un film che potrebbe essere visto e rivisto: secondo Save the Children “almeno 400mila bambini vivono nell’area più a rischio dell’Ucraina, nella zona orientale, dove potrebbero subire le conseguenze dirette della presenza di militari e dell’artiglieria. Potrebbero essere feriti, uccisi o sfollati dalle loro case”. Non solo: “I bambini ucraini sono innocenti, ma sono intrappolati nel fuoco incrociato di questa guerra voluta dagli adulti. Non si sarebbe mai dovuto arrivare a questo. La nostra preoccupazione più immediata è il rischio per la loro salute e benessere. Nei conflitti, tutto è possibile: morte, lesioni, violenze sessuali, rischi di protezione. I bambini sono terrorizzati. Stanno sentendo esplosioni, viene loro chiesto di fuggire con solo i vestiti addosso. Il rischio per la loro salute mentale e il potenziale trauma a lungo termine non possono essere sottovalutati”.

Lorenzo Nicolini, giornalista di RomaToday, sul proprio profilo Facebook ha notato: “Ogni volta che c’è una guerra mi immedesimo sempre con qualcuno del posto. Prima un bambino, poi un adolescente, ora un uomo. Uno di quelli che ride, gioca a pallone con gli amici, che ha una famiglia, fa la sua vita e poi, di punto in bianco, si trova con il fucile in mano”. Ecco, ricordiamoci ogni tanto del potere dell’aquilone, delle bambole e del diritto di poter sognare. Pensiamo al futuro e non neghiamolo, diamo la possibilità a chi oggi non va oltre i propri passi di avere l’opportunità di fare cazzate e di riderci su. Insomma, di suonare il campanello di notte e far sobbalzare dal letto il malcapitato di turno. E non di essere svegliato dal frastuono delle bombe.


di Claudio Bellumori