Sì della Camera alle competenze non cognitive a scuola

venerdì 28 gennaio 2022


La Camera dei deputati ha approvato con voto quasi unanime una proposta di legge che, attraverso la valorizzazione delle competenze non cognitive a scuola, mira a contrastare la dispersione scolastica e la povertà educativa, e a promuovere la cultura della competenza e l’integrazione dei saperi disciplinari per migliorare il successo formativo degli studenti.

Nel processo di apprendimento e formazione non contano soltanto le capacità cognitive, ossia quelle legate all’elaborazione di dati, come per esempio le abilità di calcolo, di memorizzazione, di logica o di espressione verbale. Il successo nello studio, nel lavoro e più in generale nelle relazioni sociali è dato anche dallo sviluppo di quelle che sono comunemente indicate come competenze non cognitive, meglio note in ambito internazionale come life skills. Si tratta di una serie variegata di qualità personali, fra cui rientrano l’apertura mentale, l’intelligenza emotiva e l’auto-controllo.

Nel 1993 il Dipartimento di Salute Mentale dell’Organizzazione mondiale della sanità, nel documento “Life skills education in schools”, ha definito le capacità non cognitive come abilità che portano le persone a interagire in maniera adeguata con l’ambiente circostante, riuscendo così a far fronte alle diverse problematiche quotidiane. L’Oms ha inoltre individuato nel citato documento un nucleo centrale di life skills, costituito da dieci competenze fondamentali, che concorrono a rendere le persone capaci di trasformare le proprie conoscenze e valori in quella capacità che può essere sinteticamente descritta come “il saper fare la cosa giusta al momento giusto”. Per questo motivo, lo sviluppo delle competenze non cognitive è stato considerato particolarmente importante per il sano ed equilibrato sviluppo psicofisico dei minori.

Il concetto è stato ripreso dall’Oms anche nel “Glossario della Promozione della Salute” pubblicato nel 1998, dove si afferma che le life skillssono abilità personali, interpersonali, cognitive e fisiche che rendono le persone capaci di controllare e indirizzare la propria esistenza e di sviluppare la capacità di convivere nel proprio ambiente, riuscendo a modificarlo (…) Le life skills sono componenti elementari fondamentali per lo sviluppo delle abilità personali funzionali alla promozione della salute, che nella Carta di Ottawa sono descritte come una delle aree chiave di azione”.

La correlazione fra tutela della salute e sviluppo delle competenze non cognitive è ben evidenziata anche nel documento “Indirizzi di policy integrate per la Scuola che Promuove Salute” elaborato dal ministero della Salute e dal Miur e pubblicato il 17 gennaio 2019. Nel documento si sottolinea l’importanza che la scuola, nell’adempimento delle sue funzioni, al fine di soddisfare l’esigenza di “accrescere nei giovani abilità spendibili nei vari ambiti e contesti”, si attivi per “sviluppare negli studenti le competenze chiave per la cittadinanza così come le istituzioni per la tutela della salute sono chiamate a promuovere nei giovani la capacità di mantenere un adeguato livello di benessere psico-fisico”. Pertanto, attraverso azioni di natura educativo/formativa volte anche a sviluppare negli studenti capacità non cognitive, la scuola ‒ si legge nel documento ‒ “diviene un ambiente favorevole alla salute”.

L’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, nella nota del 20/04/2021 indirizzata ai presidenti delle commissioni Igiene e Sanità e Istruzione pubblica del Senato, ha osservato come, soprattutto in seguito ai disagi causati dalla pandemia, sia necessario utilizzare a scuola “un approccio innovativo, capace di valorizzare i ragazzi: dare loro la parola ed ascoltarli, puntando sull’acquisizione di competenze trasversali (saper comunicare, saper esprimere le emozioni, saper trovare soluzioni ai problemi) e sullo sviluppo dello spirito critico e della capacità di ragionare, piuttosto che porre il focus sul conseguimento degli obiettivi didattici”.

In questa direzione sembra andare la proposta di legge Atto di Camera 2372 Introduzione dello sviluppo di competenze non cognitive nei percorsi delle istituzioni scolastiche e dei centri provinciali per l’istruzione degli adulti, nonché nei percorsi di istruzione e formazione professionale, approvata alla Camera dei deputati lo scorso 11 gennaio con 340 voti a favore, ora al Senato (Atto del Senato 2493), in attesa di assegnazione. Il testo, cui hanno collaborato per circa due anni deputati di quasi tutti i gruppi parlamentari e che è stato visto con favore anche dal ministro dell’Istruzione, si compone di cinque articoli ed è finalizzato a introdurre nelle scuole di ogni ordine e grado non già una nuova materia, bensì un nuovo modo di formare gli studenti.

Lo sviluppo delle competenze non cognitive, come chiarisce l’articolo 1 della proposta di legge, ha lo scopo “di promuovere la cultura della competenza, di integrare i saperi disciplinari e le relative abilità fondamentali e di migliorare il successo formativo prevenendo analfabetismi funzionali, povertà educativa e dispersione scolastica”. I sostenitori della proposta hanno messo in evidenza due problemi molto seri, che il testo si pone l’obiettivo di contrastare: la dispersione scolastica e la povertà educativa. Nel 2020, complice anche la pandemia, 543mila studenti hanno abbandonato la scuola dopo la licenza media. L’esperienza maturata con la didattica a distanza ha confermato che non basta offrire agli studenti delle nozioni: bambini e adolescenti hanno bisogno di relazioni e rapporti interpersonali.

Da qui l’esigenza che la scuola sia per i giovani un luogo ove sviluppare le capacità relazionali e tutte le altre competenze non cognitive utili al loro sano ed equilibrato sviluppo psicofisico e alla formazione integrale della persona. A tale scopo la proposta di legge ha stabilito, a partire dall’anno scolastico 2022/2023, una sperimentazione triennale nelle scuole statali e paritarie di ogni ordine e grado, nonché nei centri provinciali per l’istruzione degli adulti (confronto articoli 3 e 4). Dalla sperimentazione si potrebbe poi passare in un futuro non troppo lontano all’introduzione nelle scuole italiane di un percorso formativo definitivo avente fra gli obiettivi anche lo sviluppo delle life skills.

Per favorire lo sviluppo delle competenze non cognitive nelle attività educative e didattiche, l’articolo 2 della proposta ha previsto un Piano straordinario di azioni formative di durata triennale, a decorrere dall’anno scolastico 2022/2023, demandando l’organizzazione della formazione dei docenti al ministero dell’Istruzione in collaborazione con l’Istituto nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca educativa.

Agli insegnanti spetterà quindi il compito di attuare gli obiettivi previsti, come sottolineato dai promotori della proposta, che in una recente lettera aperta hanno osservato come “questa legge può rappresentare la prima occasione per favorire una nuova formazione dei docenti, che preveda, anche e soprattutto, la giusta attenzione per lo sviluppo delle competenze non cognitive nelle attività educative e didattiche”. Sarà quindi fondamentale l’individuazione dei contenuti e dei metodi, affinché gli insegnanti siano formati in modo adeguato, e gli obiettivi di cui all’articolo 1 siano raggiunti nel rispetto del superiore interesse dei minori, della libertà di insegnamento e della libertà educativa dei genitori.

(*) Tratto dal Centro studi Rosario Livatino


di Daniela Bianchini (*)