Elogio dei docenti

lunedì 10 gennaio 2022


Avendo insegnato fin da giovane non laureato ed in ogni ordine (Liceo, Università, Anziani) ho per la mia categoria sociale una attrazione radicale. Insegnare è liberare la mente in variopinte associazioni possedendo la realtà nella parola, è il trionfo della parola che contiene o immagina di contenere la realtà, è il possesso volatile dell’esistente, associare, dicevo, storia e fisica, natura ed arte, filosofia e letteratura, e quant’altro, il gioco copulativo della mente è illimitabile, più conosciamo più associamo, e la realtà si svela in combinatorie soggettive e oggettive da stupire noi stessi. Credo che soltanto un architetto, un direttore d’orchestra classica, un condottiero possono rivivere le sensazioni di un docente. E poi, trasmettere, gettare a migliaia di studenti quel che sappiamo, scoviamo, amiamo, non amiamo, ed i personaggi, e le concezioni, per chi trasmette filosofia, storia, sociologia, letteratura una folla di soggetti ci animano e li rendiamo, è come cantare, cantiamo Platone, Aristotele, i Sofisti, gli Scettici, San Paolo, Montaigne, Dante, Shakespeare, Don Chisciotte, Leopardi, così, per dire, i personaggi diventano persone, le persone personaggi, Amleto esiste come una persona, Shakespeare come personaggio, narrare, narrare, il docente è un narratore, se è un docente.

Francamente, tra le più disonorevoli determinazioni che un Governo possa compiere, questa, sospendere un docente perché non si inocula di vaccino. Che un docente faccia rischiare contagi o agli studenti stando in cattedra distanziata, magari con un altoparlante, magari con uno schermo, è delirio. Una qualsiasi commessa di supermercato è separata da uno schermetto trasparente e compie il lavoro con centinaia di persone a qualche centimetro. Sospendere dalla funzione e dalla paga un docente è dissennata ferocia tanto per sembrare severi tutori della salute. Giova a sottomettere non a risolvere. Questa pantomima di uno Stato tutorio è crudele, inetta, inefficace e serve a prova di che può compiere una prospettiva autoritaria ottenendo il consenso di persone impaurite che invece di cogliere l’insensatezza di taluni provvedimenti si scagliano sul bersaglio indicato come responsabile del male. Questa tecnica di potere, indicare colpevoli invece di impedire il male è antica e rovina le società, l’unico risultato è il potere a vuoto di governanti a vuoto.

Ma realmente qualcuno concepisce che un docente distanziato “oggettivamente” dagli studenti danneggia, contagiando o contagiato? La cassiera di un negozietto è di molto ravvicinata ai clienti di un docente. Si sta rovinando anche la classe docente. È uno sterminio di civiltà. Che società vogliamo? Barboncini riccetti scodinzolanti al padrone? Certa, vi sono taluni che ritengono addirittura i vaccini responsabili della malattia, e polemizzano più con i vaccini che con il virus. E questo è pazzoide. Ma vi sono molti che in nome del virus da combattere stanno combattendo ogni sensatezza, libertà, onore e dignità intrasociale. Rilevando quanto possa farsi rabbioso e accecato l’uomo quando si crede esposto al pericolo dall’altro. Questa caccia al colpevole va combattuta. Risolvere con l’autoritarismo i problemi significa tendere alla formulazione cinese. Sì, stiamo scoprendo una vocazione cinese dentro i sistemi democratici liberali occidentali. Ma, insieme, riscoprendo i valori liberali. Non sapendo risolvere le contraddizioni si recidono le contraddizioni, zittiscono, incarcerano, spazzano, ed in nome della salvezza della salute la gente si ammuta ed è appagata dall’odio vittorioso contro il nemico, il non vaccinato, responsabile, incredibile, di vaccini che non immunizzano! Quest’ultima faccenda è da fiaba per bambini semiaddormentati: invece di accusare i vaccini che non immunizzano si accusa chi non si vaccina con vaccini che non immunizzano. Le Mille e una notte!

P.S.: con gli ultimi provvedimenti sono obbligati alla vaccinazione i soggetti oltre i cinquant’anni, perché dovrebbe essere obbligato un docente avanti a quell’età risulta enigmatico.


di Antonio Saccà