Unesco: “Meno giornalisti morti, ma più minacce e impunità”

venerdì 7 gennaio 2022


Sono 55 tra giornalisti e operatori dei media uccisi nel 2021. Due terzi dei quali è stato colpito mentre svolgeva il proprio lavoro. Si tratta del numero più basso negli ultimi dieci anni ma, secondo l’Unesco, l’impunità per questi crimini rimane diffusa. Dal 2006, l’87 per cento di questi omicidi rimane irrisolto e i giornalisti continuano ad affrontare gravi minacce. Inoltre i due terzi di queste morti sono avvenute in paesi liberi da conflitti armati, il che dimostra i persistenti rischi affrontati dai giornalisti nel loro lavoro quotidiano per denunciare gli illeciti. Secondo l’Unesco si tratta di un completo capovolgimento della situazione perché nel 2013 due terzi degli omicidi erano avvenuti in paesi in guerra.

Nel 2021, la maggior parte dei decessi si è verificata in sole due regioni: Asia-Pacifico, con 23 omicidi, e America Latina e Caraibi, con 14 omicidi. Incarcerazioni, attacchi fisici, intimidazioni e molestie avvengono invece in tutti i Paesi del mondo. Le giornaliste, “in proporzione allarmante”, sottolinea l’Unesco, affrontano molestie online. I dati rilevano che quasi tre quarti di loro ha subito violenze online legate al lavoro. “Ancora una volta nel 2021 – ha dichiarato la direttrice dell’Unesco, Audrey Azoulay – troppi giornalisti hanno pagato il prezzo più alto per rivelare la verità. Oggi il mondo ha più che mai bisogno di informazioni indipendenti e fattuali. Dobbiamo fare di più affinché coloro che lavorano instancabilmente per fornire queste informazioni possano farlo senza paura”.


di Lia Faldini