La libertà come esercito di riserva

mercoledì 24 novembre 2021


La mia generazione, ventenni nel Sessanta, all’ingrosso, non fu liberale. Esisteva ancora il pensiero di Benedetto Croce e dei suoi convinti, di Luigi Einaudi, ma la disfida tra di loro con riguardo al Liberismo ed al Liberalismo aveva indebolito o accresciuto il problema delle libertà liberali vulnerate soprattutto da Antonio Gramsci e fondamentalmente da Karl Marx. Questo si credeva. Quando scrissi la biografia di Marx, 1983, la tesi delle libertà borghesi come libertà formali reggeva ancora. Che significa “libertà formale”? Una libertà non esercitabile, apparente, chi è assoggettato economicamente, il proletariato, ha l’illusione della libertà non il potere di esercitarla. Inoltre, per Marx, le libertà liberali sono derivazione delle varie classi, il pluralismo delle varie classi. Quando le classi spariranno, dal socialismo al comunismo, vi sarà la libertà non le libertà. Questo, Marx. Gramsci ci metteva del suo: le libertà liberali cessano quando la borghesia teme di perdere il potere. Allora, stabilisce la dittatura.

Per Gramsci il fascismo ne era la dimostrazione. Temendo le rivolte e le rivoluzioni del proletariato e dei contadini, Gramsci fantasticava l’evenienza. La borghesia fa a meno delle libertà liberali e favorisce la dittatura fascista. Lo schianto del fascismo non diede luogo al trionfo del liberalismo. Il pensiero cattolico ne denunciava l’individualismo, il pensiero comunista il dominio del capitalista. Vi fu pluralismo, ma il valore della classe o della comunità predominavano sul valore dell’individuo, il quale doveva sottostare al bene comune al bene della classe. Esistevano i partiti, la libertà religiosa, di espressione, ma che l’individuo fosse centrale almeno quanto la comunità e la classe non fu concezione dominante. In teoria. Ho vissuto addentro questa contrapposizione, vi ho dedicato libri, L’Assoluto privato, e lateralmente: Il marxismo tra il sesso e la morte. Al dunque, che peso, che valore ha, che garanzia ha l’individuo nella società?

Vi è una tesi estremista: la società non esiste, esistono gli individui, è inevitabile che io abbia dei doveri verso gli altri, purché gli altri abbiano dei doveri nei mei confronti. Diversamente, l’individuo è un mozzicone di sigaro spiaccicato, dicono gli “individualisti”, laddove i “comunitaristi” affermano: la tua libertà finisce dove comincia la mia, non rendendosi consapevoli che, appunto, se la mia libertà finisce dove comincia la tua io posso replicare: e la tua libertà finisce dove comincia la mia! Questa premessa non riguarda il passato, tutt’altro. La “questione” liberale è presentissima, senza i livelli qualitativi del tempo che fu, anzi, rusticanamente, con il motivo fisso: la tua libertà finisce dove comincia la mia, non rendendosi conto della antitesi di questa tesi. Con stravolgimento del liberalismo, si nega il diritto di dissentire dalla maggioranza. In nome di che? Di un nuovo “valore”: la salute pubblica. Se negli anni andati l’interesse della comunità o l’interesse di classe esigevano il sacrificio dell’interesse individuale, oggi il sacrificio del pensiero critico, non conforme sarebbe necessario per non mettere a rischio la salute pubblica. Banalmente: se non ti vaccini contamini gli altri, se contamini gli altri metti in rischio la salute della maggioranza (comunità), quindi la comunità deve intervenire contro questo pericolo e costringerti a ricevere farmaci che impediscano di recare danno. L’obbligo vaccinale viene da questo sillogismo. Un sillogismo mal concepito. Ed infatti, è proprio l’opposto. Il non vaccinato ha un angosciato bisogno di immunizzarsi, critica  in quanto non ritiene di esserlo con i vaccini. Sbaglia? E in che modo, se da tutti viene riconosciuto che i vaccini scemano il morbo non eliminandolo, perde efficacia, è sconfitto dalle varianti, accorcia i tempi delle replicazioni!

Si ribatte: E sia, ma che alternativa abbiamo? Obiezione giustificata. Che alternativa abbiamo? Nessuna? Quindi necessarissimo averla! Non fosse così, saremmo alla rovina. Se i vaccini perdono efficacia, mantengono i contagi, vanno esasperatamente ripetuti e non vi è alternativa potrebbe accadere quanto è orrendo immaginare, che alla minima variante i vaccini non servono o che dissolvono potere, ma , affidati esclusivamente ai vaccini, saremmo indifesi. Vorrei essere netto quanto necessario: se ci affidiamo a un solo ritrovato, il vaccino, ed esso attenua o manca lo scopo tutorio saremmo sperduti. Inconcepibile che non si tentino alternative, accrescimenti difensivi. Ecco il valore della libertà individuale. Le più massacranti nefandezze provengono da maggioranze che privano la critica dei singoli o di minoranze. Se non vi è dissenso il Potere ignora i propri errori. Si valutino le ragioni del dissenso non si stronchi il dissenso. Non vi è alcun danno screanzato, antisociale nel chiedere alternative, completamento difensivo, oltretutto è un paradosso accusare il non vaccinato di contaminare quando il vaccinato contamina!

Il non vaccinato ha lo stesso diritto di accusare il vaccinato di essere un contaminatore! Volere armi di riserva contro il virus non mette a rischio alcuno. Il contrario. Agli angosciati imprenditori che temono la chiusura e vogliono i vaccini obbligati per tutti si deve rappresentare che se pure con i vaccini continuano i contagi non avendo altri rimedi saremmo alla perdizione. Non si affidino soltanto ai vaccini per l’urgenza di restare “aperti”. Sono in difficoltà Paesi vaccinatissimi. Si consideri questa circostanza. Irrealistico che i contagi derivino dai non vaccinati. Potrebbe essere l’opposto. I non vaccinati subiscono il contagio dai vaccinati, che sono assai maggiori per numero. Sono schermaglie verbose, queste. Alla sostanza: vaccinare e curare. Bisogna affrettarsi, i vaccini sono rapidi, disponibili? Da anni avremmo dovuto investigare rimedi variati. Cure, vaccini, prevenzione. Ci fossimo affrettati nei mesi passati non ci troveremmo con le polveri contagiose! Giacché, insomma, credere di risolvere i contagi con un vaccino che mantiene i contagi attesta angoscia di salvezza non certezza di salvezza. Ecco il dubbio del pensiero libero. E può esservi soltanto se il pensiero è libero di dubitare. Nuova vita al liberalismo, ossia: la libertà!

                                                                                        


di Antonio Saccà