venerdì 19 novembre 2021
Un pasticcere e un operatore sociale, un’idea ma soprattutto una storia di amicizia. Una scelta di vita, i prodotti d’alta qualità come segno distintivo, l’incontro con la mamma di un ragazzo con disabilità che si è unita al team, l’inclusione al centro del progetto. Questo è Frolla, il micro-biscottificio di Castelfidardo, in provincia di Ancona. “Ci siamo accorti che ci sono molti ragazzi disabili con delle capacità e abilità importanti, che purtroppo non riescono a trovare spazio di espressione e non vengono alimentate; è come un fuoco al quale non viene buttata legna e piano piano si spegne. Questi ragazzi hanno dentro un vulcano ma non riescono a farlo eruttare, semplicemente perché non hanno il modo di farlo!”.
Jacopo Corona, nell’intervista a L’Opinione, ha raccontato la genesi del percorso, che ha portato quest’anno in bacheca il Premio cittadino europeo. Un viaggio ancora in essere, con Vasco Rossi in sottofondo.
Frolla… dal cuore ai biscotti: come nasce il vostro progetto?
Frolla nasce dall’incontro di due amici: uno sono io e l’altro è Gianluca Di Lorenzo. Ci siamo conosciuti su un campo di calcio, lui è stato il mio allenatore. Un giorno abbiamo promesso che, prima o poi, avremmo fatto qualcosa insieme. Così, in un momento per me critico, è nata l’esigenza di allestire qualcosa di nuovo. Abbiamo messo sul piatto della bilancia le nostre competenze: io vengo dal mondo della pasticceria, Gianluca è un operatore sociale. Da lì è partita l’idea del progetto Frolla: grazie alla parola condivisione siamo riusciti a trovare altre persone, che ci hanno seguito. A quel punto ci siamo presi per mano e abbiamo iniziato questo cammino.
Il vostro obiettivo, o almeno uno dei vostri traguardi, è quello di produrre biscotti in modo artigianale con l’inserimento lavorativo di ragazzi con disabilità…
Il nostro lavoro, più che il nostro obiettivo, è quello di produrre biscotti artigianali di alta qualità, perché la qualità è quella caratteristica che ci consente di non cadere nel tranello di trasmettere la pena dei ragazzi, bensì di esaltarne le loro qualità. Il nostro è un progetto sociale con l’inserimento lavorativo di ragazzi con disabilità. È un progetto imprenditoriale di produzione di biscotti con l’utilizzo di materie prime eccellenti del territorio, con progetti di filiera e un clima sempre allegro e frizzante.
Quest’anno, poi, è arrivato anche il Premio cittadino europeo…
Il premio è stato assegnato dal Parlamento europeo stesso. Il fatto che siamo stati candidati dall’europarlamentare Pietro Bartolo, che ci ha conosciuti sul web e che ha deciso di portare la nostra esperienza come candidata per l’Italia a un premio così prestigioso, è già una vittoria. Ma arrivare al punto di conquistare il riconoscimento, per noi, è stata proprio una sorpresa. Al tempo stesso, ha confermato due cose: il grande lavoro svolto da parte di tutti e che i progetti sociali funzionano.
C’è una canzone, o una colonna sonora, che vi ha accompagnato in questo percorso?
Come cantante, leader, frontman ci piace Vasco Rossi. Nella radio del laboratorio spesso e volentieri ci sono le sue canzoni.
In Italia, a vostro avviso, c’è ancora poca “presa” sui progetti di inclusione sociale? Secondo voi, cosa manca e cosa si dovrebbe fare per colmare il gap?
Io la vedo così: l’inclusione sociale nel campo lavorativo è spesso vista come un impedimento, quando in verità non si approfondisce nemmeno la questione e, forse, non si conosce così bene quanto l’inclusione sociale, in tutti i suoi aspetti, sia un valore aggiunto. Penso che esista una mancanza di conoscenza a livello aziendale e non è sicuramente una legge che può risolvere i problemi, ma bisogna capire in primis – lo ribadisco – come una persona possa rappresentare un valore aggiunto per l’azienda. Questo, secondo me, è il nodo cruciale che non fa colmare il gap.
Ci sono ancora sogni nel cassetto? Se sì, quali?
Noi ci definiamo “un sogno dentro il sogno”. Il nostro percorso ha incontrato persone che avevano dei sogni e che sono riusciti a realizzarli, insieme a noi o per noi o semplicemente guardandoci negli occhi. Noi sogniamo tutti i giorni, progettiamo tante nuove situazioni, con il fine di trovare nuove mansioni e nuove attività per inserire sempre più ragazzi.
“Frolla è una grande famiglia”: continuerà ad allargarsi?
Frolla, lo confermo, è una grande famiglia: in tre anni abbiamo inserito 18 ragazzi con disabilità, completiamo l’organico con 25-26 persone attive nella nostra cooperativa. Già questi sono numeri importanti. Certo, proseguiremo ad allargarci con lo scopo di trovare sempre più persone e, oltre noi direttamente, cerchiamo e cercheremo di farlo anche indirettamente, con interviste e testimonianze. Inoltre, lavoriamo molto con le scuole, perché pensiamo che l’inclusione sia un concetto importante e da replicare.
Foto di Alessandro Giambartolomei
di Claudio Bellumori