giovedì 4 novembre 2021
Si dice che il Green pass serva a rendere i luoghi che frequentiamo più sicuri. Ed in parte ciò è sicuramente vero, però facciamo decisamente un errore se pensiamo che nei luoghi in cui tutti sono vaccinati si è veramente al sicuro. Questo perché viene dato un green pass con validità di 12 mesi a persone che nella maggioranza dei casi non hanno gli anticorpi per tutta la durata della validità del Green pass. È pieno di persone che possiedono il Green pass, e che quindi possono andare ovunque, ma che non sono protette minimamente dal contagio del Covid-19. Il mondo oramai è diviso in greenpassati e non greenpassati, sottintendendo che i primi sono al sicuro dalla malattia mentre i secondi sono tutti dei potenziali untori.
La distinzione che andrebbe fatta dovrebbe essere quella tra chi semplicemente possiede gli anticorpi e chi non li possiede. E soggetti che hanno gli anticorpi sono presenti sia nel gruppo dei possessori di Green pass che nel gruppo di chi il Green pass non ce l’ha e non vuole averlo. Assistiamo quindi ad un paradosso per cui se tu non hai il Green pass e ti presenti a lavoro o all’università con l’attestazione di avere gli anticorpi vieni automaticamente buttato fuori. Anche se tu sei l’unico all’interno dell’azienda realmente al sicuro. Ovviamente il governo non ha il coraggio di disporre obbligatorio un sierologico da fare ogni tot di tempo per scoprire se si hanno veramente gli anticorpi dopo la vaccinazione. Questo perché chiaramente crollerebbe il castello di carte che hanno messo in piedi e verrebbe fuori che ci sono milioni di vaccinati possessori di pass verde che sono completamente o quasi sprovvisti di anticorpi.
Quello che appare chiaro ed evidente è che quello che conta è vaccinare la popolazione, offrire una libertà a tempo limitato, e ripetere la vaccinazione per ottenere una nuova libertà. Fregandosene poi di verificare se chi ha fatto il vaccino è realmente un soggetto protetto. Da qui la necessità di far fare la terza dose a gennaio anche a chi ha fatto la seconda dose a luglio, per ovviare in modo grossolano a problemi di mancata copertura della popolazione dal contagio di Covid-19. Quello che è evidente è che la misura del Green pass ha poco a che fare con un qualcosa di sanitario, e bisognerebbe ammetterlo. E bisognerebbe innanzitutto ammettere che è una misura studiata alla meno peggio per trovare una soluzione in tempi rapidi. È innegabile che qualche risultato con una simile restrizione sia stato ottenuto, però non si può negare che è una misura che durante l’inverno rischia di fare acqua da tutte le parti. Oramai è venuto fuori che la copertura con il vaccino Johnson & Johnson dura pochissimo, poco di più Pfizer e gli altri. Certamente non dodici mesi come da durata di Green pass. E la corsa alle terze dosi, che poi saranno le quarte e poi le quinte è la fotografia di qualcosa che nonostante i più eccitanti auspici non sta funzionando. È emblematico il fatto che chi ha subito la malattia da Covid-19 ma non se ne è accorto e quindi non ha avuto un tampone positivo non ha diritto al Green pass. Nonostante abbia una presenza di anticorpi adeguata a proteggerlo dalla malattia.
È chiaro ed evidente che in tutto questo c’è qualcosa di politico e non sanitario. Ed è chiaro ed evidente che non è possibile fare un vaccino ogni due mesi perché la protezione finisce. Per quanto tempo è possibile andare avanti in questo modo prima che il castello di carte crolli? La farsa del Green pass come strumento di assoluta protezione rischia solamente di far abbassare la guardia. Bisognerebbe far capire che aver fatto il vaccino ed avere il Green pass non equivale ad essere protetti. Tantissimi anziani e persone fragili sono inevitabilmente senza anticorpi da tempo, e l’entusiasmo mostrato dal governo sulla campagna vaccinale non ha molto senso.
di Luca Crisci