Alta tensione in Rai per nomine e congresso

lunedì 25 ottobre 2021


Il pentolone Rai è in ebollizione. Il malessere del Tg1 scoppiato a metà ottobre si è riversato sulle elezioni dei delegati al congresso Usigrai che si terrà dall’8 al 10 novembre a Milano. L’amministratore delegato Carlo Fuortes, a tre mesi dall’insediamento, ha fatto la prima nomina importante: al capo ufficio stampa Stefano Marroni, che era vice al Tg2, è stata affidata anche la vicedirezione Comunicazione guidata da Pierluigi Colantoni. Ce n’era bisogno? Per il direttore del Teatro dell’Opera di Roma “la rappresentazione dell’azienda sui media della passata stagione era errata e negativa”. Alla coppia Marroni-Colantoni toccherà il compito di valorizzare il brand Rai, puntando anche sui grandi eventi come i Mondiali in Qatar, i mondiali invernali di sci, il Giubileo del 2025. L’appuntamento principale è con il nuovo piano industriale. I vertici di Viale Mazzini dovranno partire dall’eredità lasciata dall’ex amministratore delegato Fabrizio Salini che aveva ipotizzato 9 direzioni orizzontali, progetto rimasto sulla carta come il piano per una specie di Saxa Rubra a Milano. I tempi stringono. Per mercoledì 27 è convocata una riunione del Consiglio d’amministrazione, che potrebbe perdere la rappresentante del Pd Bria opzionata come assessora per la giunta del sindaco della Capitale Roberto Gualtieri.

A breve termine le scadenze delle direzioni del Tg1 (molti ambienti vedrebbero bene la nomina di una donna), del Tg2 ma spostare Gennaro Sangiuliano non è facile e della Tgr dove non sarebbe rinnovato l’incarico ad Alessandro Casarin. Dietro l’angolo dei conti ci sono lo spettro del canone non più pagato attraverso le bollette Enel e con quota ridotta a favore del Tesoro e la bomba della sentenza ottenuta dall’avvocato Jacovino in merito a tanti giornalisti Rai pagati con partita Iva mentre svolgono, come deciso dai giudici, lavoro subordinato in gran parte delle rubriche d’informazione. Si preparano settimane di tensione all’interno del più grande gruppo televisivo italiano, dovute anche alle polemiche scoppiate in vista del XVI congresso di categoria. Il segretario uscente Vittorio Di Trapani, eletto a Bologna nel 2018, si troverà di fronte il nuovo gruppo sindacale “Noi giornalisti Rai”.

L’iniziativa è stata promossa dal giornalista della Tgr Campania Romolo Sticchi e dall’ex presidente dell’Associazione Basilicata Umberto Avallone. Una mossa coraggiosa dopo i tanti anni di dominio susseguiti alle gestioni di Giuseppe Giulietti e Roberto Natale. Di rinforzo sono arrivati due candidati del Tg1 Amedeo Ricucci e Claudio Callini. Era ancora poco. Fino a quando agli organizzatori della lista che chiedeva “un cambio radicale di rotta in Rai, avendo la maggioranza sindacale sottovalutato la crisi in atto” non sono giunte due lettere di spessore. Le adesioni di Carlo Verna, giornalista Rai di Napoli e presidente dell’Ordine dei giornalisti e di Lazzaro Pappagallo, presidente dell’Associazione stampa romana, hanno messo in discussione il tran tran della “vittoria sicura”. Era dalla metà degli anni Novanta del “Gruppo dei Cento” di Paola Angelici, Paolo Cantore, Stefania Conti, Dario Carella, Marco Volpati, Cesare Pucci, Gianni Scipioni Rossi, Antonio Lupo, Stefano Camozzini, Fabio Massimo Rocchi, Alba Calia, Pietro Pasquetti, Mirella Milani che non si registrava un serrato confronto di idee sindacali in Rai. L’esperimento Singrai durò poco per l’opposizione dell’azienda. L’obiettivo era quello di impedire la trattenuta automatica delle quote dei soci (arrivati a quasi mille) come avveniva per l’Usigrai.


di Sergio Menicucci