Il culo nudo del David

lunedì 4 ottobre 2021


In estrema sintesi tutto si potrebbe ricondurre a questa semplice e icastica frase: “I braghettoni non muoiono mai”. Così è per l’insulsa e inutile esposizione avvenuta all’Expo di Dubai, della copia a grandezza naturale del David di Michelangelo, che è stata inserita in una sorta di pozzo dal quale emerge soltanto per la testa e le spalle, mentre il resto del corpo – e non solo “dalla cintola in giù” – è visibile soltanto al piano inferiore per alcuni privilegiati. Ovviamente, tutto nascerebbe dal fatto che il David sarebbe ignudo ed esporrebbe dunque alla pubblica vista gli accessori maschili, senza neanche un cencio o una foglia di fico a coprirli. Del resto, così lo ha immaginato, voluto e creato, Michelangelo Buonarroti e così deve stare e se qualcuno si turba o va altrove, o non lo espone oppure comincia a prendere in seria considerazione un po’ di sedute terapeutiche da un buon strizzacervelli.

Tuttavia, il problema vero, ancor più dell’ignoranza ipocrita e puritana di coloro che hanno ideato il sarcofago per coprire gli attributi marmorei della scultura, è che forse nessuno abbia pensato o non sa – ma siamo sicuri che poi l’ignoranza non sia una colpa? – che il David, come molte altre statue destinate all’essere visibili da tutti, sia stato “progettato” per essere visto dal basso in alto e non da una posizione parallela alla sua testa. Questo apparentemente insignificante fatto, in realtà, ne deforma l’immagine dando a chi guarda una sensazione falsata che non è più quella voluta dall’autore e non rende più quindi il “gigantismo” della figura dell’eroe biblico. In Michelangelo, infatti, vi è l’idea che il gigante, anche se ovviamente un giovane umano, non sia più Golia il Filisteo, ma lo stesso pastorello armato di frombola che lo abbatterà con un semplice sasso.

In conclusione, ancora una volta quest’Italia governata da un manipolo d’incompetenti culturali – e non solo – ha rimediato una figura risibile e discutibile della quale, un Paese come il nostro, culla dell’arte, avrebbe voluto volentieri fare a meno. Ma tanto questi abbiamo come ministri e rappresentanti di quello che fu, un tempo, chiamato il Belpaese e – per ora – questi dobbiamo tenerci.

Forse – ma il mio è soltanto un malizioso sospetto – qualcuno tende a coprire le pudenda delle nostre opere d’arte, non tanto perché rispettoso della cultura altrui – quella islamica in questo caso – che poi spesso è del tutto indifferente alla cosa, quanto, forse ripeto, perché invidioso di tanta abbondanza? E se ne faccia una ragione, dunque, è noto che la Natura non dà a tutti in ugual misura.


di Dalmazio Frau