La scuola anestetizzata

venerdì 1 ottobre 2021


Da qualche anno le scuole non vengono più occupate, o comunque molto meno che nei decenni passati. In parte può essere vista come una cosa positiva, come un rispetto maggiore da parte dei ragazzi nei confronti delle istituzioni. Ma è questo quello che vogliamo veramente? Vogliamo veramente ragazzi iper rispettosi delle istituzioni che non combattono in nessun modo per i propri diritti ed accettano passivamente la situazione così come gli arriva dall’alto? Il risultato della pandemia è di aver sicuramente distrutto, annientato, il poco spirito critico che risiedeva ancora nei ragazzi nati nel nuovo millennio nei confronti della scuola.

I ragazzi sembrano anestetizzati, pronti a subire chiusure, pronti a subire oltraggi al loro diritto allo studio e pronti a vivere i propri anni migliori in una scuola che non fa nulla per stare al passo con i tempi. La scuola era vecchia prima della pandemia ed è vecchia ancora di più adesso, ma a nessuno sembra veramente interessare. Men che meno al governo Draghi e al ministro Bianchi. L’obiettivo degli obiettivi è quello di garantire la didattica in presenza per tutto l’anno. E se accadesse ci sarebbero sicuramente dei festeggiamenti trionfanti da parte del governo. È vero che siamo in pandemia, quindi bisogna accontentarsi in qualche modo.

Però in questo campo, quello della scuola, non è possibile. Non è possibile accettare l’immobilismo che da molti anni si vede. E i ragazzi stessi non devono mollare e accasciarsi debolmente allo stato delle cose. È ancora possibile lottare, è ancora possibile proporre idee e portarle avanti. Anche in pandemia, perché la scuola, il futuro del nostro paese, non può rimanere ferma se vogliamo essere un paese competitivo fra dieci anni. Fino a cinque anni fa un minimo di movimento in merito alle proteste contro l’alternanza scuola-lavoro proposta da Renzi c’era. Ora è sparito anche quello, sostituito dalla propaganda che fa tanto comodo al sistema: quella del riscaldamento globale. I ragazzi hanno bisogno di ritrovare una loro identità, capire quali sono i loro interessi, e combattere veramente.


di Luca Crisci