Il Covid-19 sui malati oncologici: parla il professor Bianco

lunedì 13 settembre 2021


L’impatto del Covid-19 sui malati oncologici, riflessioni sindacali sul punto. Intervista al Professor Vincenzo Bianco, dirigente, oncologo presso il Policlinico Umberto I e vicesegretario regionale del Coordinamento italiano medici ospedalieri (Cimo) del Lazio.

Professor Bianco sappiamo che durante la pandemia le strutture ospedaliere si sono “attrezzate”, principalmente per creare percorsi adeguati per i pazienti affetti da Covid-19. Molti ambulatori sono stati chiusi o costretti a lavorare a regime ridotto. Quante doglianze sono giunte ai medici e al sindacato che rappresenta (Cimo) da parte di una frangia “fragile” i malati oncologici?

Nei periodi dei lockdown, si è verificato un ridottissimo accesso all’ospedale da parte dei pazienti oncologici e l’attività diagnostica sia per motivi oggettivi dovuti alla difficoltà di accesso ai pochi percorsi diagnostici disponibili, vedi disponibilità di risorse umane e tecnologiche; nonché per la paura dei pazienti ad avvicinarsi alle strutture, temendo il contagio. Il futuro porterà evidenza del maggior carico di un numero di casi, non sottoposti a prevenzione secondaria, che manifesteranno una malattia in fase avanzata con prognosi peggiore. Nel Lazio 24 centri oncologici su 30 hanno risposto a un questionario Aiom, 18 servizi di oncologia erano in ospedali Covid e dei 24 centri oncologici 4 erano stati costretti a chiudere per far posto a letti Covid, 5 si sono dovute spostare e 10 hanno ridotto il numero dei loro posti letto, un centro ha chiuso i posti letto di degenza ordinaria; l’attività chirurgica ha subito in 11 casi una riduzione dell’attività e in 2 casi una completa interruzione. Inoltre, il 50 per cento dei casi, la chirurgia oncologica o si è ridotta o è stata completamente sospesa. Cimo da qualche anno denuncia l’assenza di una rete oncologica (vedi modello regioni del nord), purtroppo mai emulate delle Istituzioni locali. La Regione Lazio “paga lo scotto” di non avere una rete oncologica e, di fatto, l’assenza di una rete oncologica con una serie di criticità rilevanti. Dati “drammatici” alla mano pubblicati recentemente su Epidemiol Prev risulta quanto segue: test di screening effettuati in meno rispetto al 2019 sono stati 472.389 (pari al 53,8 per cento), per quanto riguarda alcuni big killer oncologici (carcinoma mammario, del colon retto, della cervice), emerge una stima per numero di lesioni neoplastiche non diagnosticate pari a 9.808 casi!

Per quanto concerne i protocolli applicati da uno dei presidi più grandi e noti della capitale, il Policlinico Umberto I, di Roma, le sigle sindacali si sono unite per arginare il fenomeno e garantire agli oncologici un supporto adeguato per la prevenzione e la cura?

Alcuni centri oncologici hanno organizzato il percorso dedicato, al Policlinico Umberto I esiste la parcellizzazione dei percorsi al paziente oncologico in cui viene erogata l’assistenza oncologica in più servizi almeno 5 e addirittura il sesto in fieri. Le criticità enormi ai pazienti e difficoltà agli operatori, Cimo e Fvm più volte hanno richiamato l’attenzione dell’amministrazione locale e regionale.

Sono state interrotte le terapie o comunque l’amministrazione, le istituzioni e i sindacati, in particolare, hanno garantito una qualche forma d’assistenza?

Grazie all’abnegazione di alcuni medici oncologi i servizi sono stati garantiti. Si figuri che l’amministrazione è stata spesso silente e poco collaborativa con i propri medici, che pur mettendo a gli stessi a rischio la propria vita, hanno garantito i trattamenti chemioterapici. Cimo Policlinico con comunicati, note, segnalazioni, consulenze in materia di sicurezza ha lavorato a 360°!

Al rientro dalle vacanze, la situazione medico paziente è rimasta immutata? Si dovrà soccombere o possiamo pensare ad una ripresa della normalità in tempi celeri?

La questione è organizzativa, la regione Lazio è dotata di eccellenze, tra le migliori in Italia, occorre arginare ogni invadenza, anche politica, in ambito di Sanità pubblica.

Se tutto dovesse degenerare nuovamente, che programmi le istituzioni ordinistiche, di cui Lei è un rappresentante e i Sindacati, in particolare Cimo, apprestano per il 2021 -2022?

Il nuovo Consiglio ordinistico, recentemente insediato sta lavorando a pieno e incessante regime, nel merito sono state deliberate: la commissione oncologica, la commissione rete tempo-dipendente in fase pandemica e la sub-commissione onco-geriatrica. Quest’ultima fascia della popolazione è stata attenzionata, nonostante l’Assessorato non abbia ben ponderato la problematica più volte segnalate in VII Commissione da parte del Gogi (gruppo italiano di oncologia geriatrica).


di Pierpaola Meledandri