Perché Athena era bionda e aveva bellissimi occhi blu

venerdì 3 settembre 2021


Devo confessare che tornare ancora una volta, l’ennesima, su questo argomento mi costa fatica e un considerevole fastidio, perché mi annoia e io detesto annoiarmi con qualsiasi persona o cosa, ma tale è il livello di idiozia scientemente perseguita al quale è giunto il mondo accademico occidentale che, lo ripeto per paradosso ma nei paradossi si cela sempre un fondo di verità, non ne vedo la differenza con il fondamentalismo iconoclasta dei Talebani. È da Dagospia dunque che apprendo di come alcuni studenti, congiunti a una ridotta rappresentanza del personale dell’Università di Cambridge, abbia contestato radicalmente l’esposizione al pubblico alcune copie di opere appartenenti proprio alla gipsoteca della Faculty of Classics del medesimo ateneo inglese. Questa stimabile e preziosa raccolta di pezzi – che sono copie gettate in gesso di sculture greche e romane – è fondamentale, in quanto consente agli studiosi di effettuare le loro ricerche senza rischiare danni agli originali. Pertanto più che di un’esposizione rivolta al vasto pubblico, essa è uno strumento di studio per addetti ai lavori.

Nonostante questo, l’ormai inarrestabile deriva dell’umana follia che sta da qualche decennio ammorbando il pianeta, ha visto la richiesta di chiusura o comunque la pretesa di un non meglio chiarito “riassetto ideologico” per tali opere, affinché chi ne facesse uso sappia che esse sarebbero propaganda di una “supposta supremazia eurocentrica”. È sospetto anche il candore latteo del gesso che potrebbe alludere anch’esso sempre alla suddetta e supposta supremazia della razza bianca caucasica e indoeuropea. Coloro che hanno voluto dedicare il loro tempo, evidentemente avendone molto da perdere, a sterili e inutili polemiche, sono alcuni appartenenti al movimento conosciuto come Woke People, nel mondo anglosassone e che propugnano una radicale trasformazione della Cultura occidentale, cominciando dalle università. Una rivoluzione culturale che sia dunque multietnica e poli-inclusiva, perciò in totale rifiuto della realtà sociale, culturale e artistica di almeno quattro millenni di storia europea appunto.

Nulla è più inviso ai Woke People del mondo della Grecia e della Latinità in ogni loro aspetto, in quanto ovviamente considerate, razziste, omofobe, patriarcali e via discorrendo, al contrario dei patrimoni culturali di altre civiltà provenienti dall’Africa o da altre culture tribali e primitive. Insomma nell’Iliade e nell’Odissea, stando al loro “pensiero”, non ci sarebbero abbastanza donne e poi gli eroi sono tutti maschi. Vallo a dire a Patroclo. Ora, in realtà, se la situazione non stesse diventando drammatica, sarebbe semplicemente ridicola e risibile ai limiti del grottesco, purtroppo però temo non si possa continuare a lungo a sottacerla e a fingere indifferenza per pochi ignoranti dalle dubbie capacità di apprendere qualcosa di valido e lasciarli continuare ad ingurgitare kebab e couscous scaldato nel microonde di casa. Quindi forse, sarebbe giunto il momento di cominciare a considerare questi para talebani di terz’ordine, questi bifolchi nell’animo, come quello che realmente sono: ignoranti indegni di sedere ad un tavolo con forchetta e coltello e mangiare da un piatto.

Inutile sarebbe far capire a costoro che la civiltà, anzi la Civiltà, l’Arte, la Cultura, la Bellezza e quindi il Pensiero e lo Spirito, con tutto ciò che loro comportano, nacquero sulle rive dell’Egeo e si espansero nel resto dell’Occidente, trovando fertili terre dall’Irlanda all’Egitto, e verso Oriente da Bisanzio sino a Kyoto, generando splendore, ricchezza e magnificenza oltre ogni dire, e che quegli stessi popoli bianchi tanto odiati oggi, portarono la loro cultura in fecondo scambio con le misteriose terre d’Oriente e del Continente africano. O forse gli Woke People non sanno che durante il nostro aureo Rinascimento – sì nel Quattrocento dei Papi e delle Signorie l’Italia aveva commerci pacifici con gli imperi del Centro Africa? No, non lo sanno.

E comunque, fieramente, l’arte, anzi l’Arte, quale espressione somma e universale dello Spirito divino incarnato nell’Uomo – sia quella dei templi buddisti come quella del Partenone – è di per sé “inclusiva” anche quando vede i propri popoli in guerra tra loro. Perché l’Arte, quella dei marmi (che erano colorati) della Grecia o di Roma, quella delle guglie gotiche della cattedrali, dei mosaici bizantini, delle Icone, delle pale d’altare fiamminghe, l’arte di Botticelli e di Benozzo Gozzoli, ha fatto sì che lo spirito dell’Uomo non morisse, ha mantenuto viva la sua anima nei secoli, con ogni Madonna dipinta, con ogni ritratto, con ogni scultura indicante la pietà e l’amore. Pietà e Amore che costoro, ottusi e beceri, non hanno né potranno mai avere, troppo occupati a preoccuparsi del candore della pelle altrui per guardare quanto sia corrotta dalla peggiore lebbra possibile la propria: la lebbra dell’ignoranza.


di Dalmazio Frau