venerdì 16 luglio 2021
Inizia nella bufera il percorso dei nuovi vertici della Rai. Era prevedibile lo scontro tra i partiti per la designazione dei quattro rappresentanti del Consiglio di amministrazione, scelti per legge dal Parlamento. Ma quello che è accaduto al Senato (per la selezione di due nomi) e alla Camera (per gli altri due) è diventato un duello rusticano.
I cinque partiti maggiori (Movimento Cinque Stelle, Partito Democratico, Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia) avevano a disposizione quattro posti. Le alleanze palesi e sotterranee hanno portato all’esclusione del rappresentante uscente (Giampaolo Rossi) del partito di Giorgia Meloni. La minoranza non sederà più al settimo piano di viale Mazzini. “Una pagina buia” ha commentato Meloni.
La sorpresa dell’ultimo momento è venuta dall’accordo Lega-Forza Italia che ha consentito non solo il reincarico del manager veneto Igor De Biasio, vicino al Governatore del Veneto, Luca Zaia, ma anche la nomina nel board della Rai di Simona Agnes, la figlia dell’ex direttore generale Biagio, amico di Ciriaco De Mita. Lo sgambetto dei berlusconiani Gianni Letta e Antonio Tajani alla giovane leader sulla cresta dell’onda viene spiegata dalle pressioni di Silvio Berlusconi per avere voce in capitolo nell’azienda di Stato in un momento delicato politicamente (elezioni amministrative, scelta del capo dello Stato, elezioni generali politiche) e di trasformazione del settore dei media con l’arrivo dei miliardi europei per gli investimenti nel digitale.
La maledizione Rai non ha risparmiato neppure il Movimento Cinque Stelle. Giuseppe Conte dopo il braccio di ferro con il fondatore Beppe Grillo ha imposto un avvocato suo amico, il professore Alessandro Di Majo. Non era lui però che volevano i grillini, i quali avevano scelto, in commissione di Vigilanza, Antonio Palma. Un gruppo di consiglieri – con Francesca Bria, l’esperta di nuove tecnologie voluta dal Partito Democratico – molto eterogeneo, di orientamenti politici ed economici contrastanti.
Non è finita, perché anche il passaggio per la presidenza dell’Azienda pubblica è rischioso. Si deve raggiungere quota 27 in commissione di Vigilanza, che è composta da 20 deputati e 20 senatori. La scelta del premier Mario Draghi e del suo ministro dell’Economia, Daniele Franco, di indicare come presidente Marinella Soldi potrebbe incontrare ostacoli. Non solo per i suoi trascorsi “amicali” con Matteo Renzi quando era premier del Pd e presidente del Consiglio ma per la necessità di riequilibrare l’altra nomina targata dall’orientamento di sinistra dell’Amministratore delegato Carlo Fuortes, (ex Teatro dell’Opera di Roma) fortemente voluto dal ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini. A cui si aggiunge il rappresentante dei dipendenti, Riccardo Laganà, di provenienza dei sindacati.
Giochi politici in un Consiglio di amministrazione balcanizzato con uno sguardo alle sorti del Governo. Le manovre sono appena all’inizio e secondo alcuni esperti di cose Rai non sarebbe peregrina l’ipotesi di portare la figlia di Biagio Agnes alla presidenza. Attualmente a Marinella Soldi mancano i voti di M5S, Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia.
D’altra parte, ci sono tutti i presupposti per le altre manovre che riguardano la nomina del direttore generale e la scelta di chi guiderà i telegiornali a partire dal Tg1 pieno di acciacchi per le continue scintille della gestione, dal 2018, di Giuseppe Carboni.
In queste condizioni come sarà possibile pensare al prodotto? I palinsesti dell’autunno sono già stati presentati senza grandi novità, lo sport con il nuovo campionato di Serie A sarà ridimensionato (tra Sky e Dazn non c’è più margine), la testata per l’informazione regionale ha bisogno di una decisa riorganizzazione. Per ora il fiore all’occhiello è la radio.
di Sergio Menicucci