giovedì 15 luglio 2021
Insegnavo nelle aule universitarie che il bene di tutti – collettivo – è prevalente e preminente rispetto al volere ed ai desiderata di ciascuno. La collettività prevale sul singolo individuo. Questa regola non vale tuttavia, non può essere applicata e valere nel caso specifico che ci troviamo a vivere oggi, a causa del virus cinese Covid-19.
La ragione è nel fatto che i suoi numerosi vaccini non sono sicuri. La cura, cioè, non è collaudata ed atta a garantire la sanità e salvezza di tutti. Il vaccino, sia esso Astrazeneca, Pfizer, Johnson & Johnson o altro, non è sicuro. Anche un solo caso di malattia e morte sospetti successivi all’inoculazione del vaccino anti-Covid annulla e fa cadere la regola della prevalenza dell’interesse collettivo su quello individuale. Ai vaccini serve tempo per attestarsi a livello di sufficiente sicurezza riguardo alla efficacia e salute di tutti, non si improvvisa la loro sicurezza e certezza di efficacia.
Queste – la sicurezza e certezza di efficacia – rappresentano la conditio sine qua non per l’eventuale imposizione e obbligatorietà di legge. Alla base cioè deve esserci la certezza e infallibilità del rimedio, in assenza dei quali il vaccino non può e non deve essere imposto in quanto insicuro e financo dannoso e pericoloso. Ecco perché la regola di diritto della prevalenza dell’interesse di tutti contro la volontà di alcuni o di molti e anche di tutti non vale oggi per i vaccini anti-Covid.
di Francesca Romana Fantetti