Sigarette e motorini truccati: l’era della sala giochi

giovedì 24 giugno 2021


Affrontare la vita “una partita alla volta”. Come nel film di animazione “Ralph Spaccatutto”, dove il protagonista è il personaggio cattivo del gioco arcade Felix Aggiustatutto, suo alter ego. La pellicola, per certi versi, è un omaggio a un luogo cult ormai soppiantato da Playstation, Xbox e affini. Ovvero la sala giochi, dove tutto o quasi era possibile: niente app o smartphone ma solo mille lire con cui chiedevi “cinque monete da duecento lire”. Poi certo, si passò a 500 lire per ogni insert coin. Dopotutto era caduto il muro di Berlino e Nayim, “quello del Real Saragozza”, in una finale di Coppa delle Coppe (10 maggio 1995) con una parabola da 50 metri beffava il baffuto David Seaman, portiere dell’Arsenal.

Sala giochi significava riparo nei giorni di forca a scuola ma anche l’occasione di mostrare i muscoli al cospetto dei giovanotti dall’improbabile taglio di capelli. E il menu, a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, era tanta roba.

In una sorta di caporalato non scritto, i più piccoli attendevano il proprio turno, rispettando la fila. Per il resto, con un sonoro grezzo come la chitarra dei Corrosion of Conformity, c’era l’imbarazzo della scelta: Double Dragon, Street Fighter (anche se Street Fighter II alzò l’asticella della libido), Combat School, Out Run, Mortal Kombat, Mexico 86, Operation Wolf, Track & Field, Seibu Cup Soccer, Pole position, Neo Turf Master, Ghosts ’n Goblins, Daytona Usa, Bubble Bobble, Donkey Kong, Wonder Boy, Rampage, Super Mario, Super Volleyball, Bomb Jack, Tekken, Hang-On, Paperboy, Chase H.Q., Shinobi, Galaga, Final Fight, 1942, Altered Beast, Blood Bros., Express Raider, Super Punch-Out!!, After Burner, Karate Champ, Arkanoid, Choplifter, Tehkan World Cup, Space Invaders, Point Blank, Mikie, Buggy Boy, Final Lap, Chequered Flag. E la lista è solo un assaggio…

La sala giochi non faceva distinzioni di sesso, potevi trovare l’altra metà del cielo che picchiava di brutto sui quei tasti: delle vere e proprie campionesse conclamate dettavano legge davanti a Tetris o Pac-Man, che spettacolo. E fuori, tra una sigaretta furtiva e un giornaletto porno la cui filiera era ignota (“me l’ha dato un amico”, “l’ho trovato nella fossetta”, “non mi ricordo come sia finito nello zaino”) spuntavano prodigi della meccanica come il Fifty Top modificato, Vespe tagliate, Zip, Honda Sh, il mitico della Piaggio o Califfoni che superavano il muro del suono.

Il tutto con mille lire in tasca. O anche meno. Sognando un gol da cinquanta metri. Tipo Nayim, “quello del Real Saragozza”.


di Claudio Bellumori