Tra mente e corpo

martedì 8 giugno 2021


Mens sana in corpore sano. L’antico detto continua a valere anche oggi, ma in una diversa chiave di lettura. Sappiamo che un cervello in salute è in grado di scongiurare la sedentarietà. Questo lungo periodo di lockdown, di incertezza fino al malessere, di limitazione della stessa attività motoria o sportiva, ci porta ad alcune necessarie riflessioni.

Da alcuni studi è emerso, in ogni caso, che far lavorare la mente è più importante dell’esercitare il corpo, perché la prima attività condiziona la seconda. L’inaspettato cambio di veduta viene proposto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Ginevra che ha esaminato i dati su una campionatura di circa 100mila persone tra i 50 e i 90 anni, le cui capacità fisiche e cognitive sono state valutate ogni due anni per un periodo di 12 anni. Le risultanze, pubblicate e rese note, suggeriscono che un cervello ben allenato spinge il soggetto ad un buon rapporto con la sua corporeità e quindi, all’attività fisica, in maniera molto più incisiva di quanto gli esercizi ginnici prevengano il declino cognitivo.

La mente agisce sul corpo o i muscoli potenziano il cervello? Un declino delle abilità cognitive, superati i 50 anni lede e imita la propensione all’attività fisica. I ricercatori si sono avvalsi di tre analisi statistiche: nella prima hanno valutato quanto l’attività motoria potesse produrre un cambiamento nell’ambito delle capacità cognitive, nella seconda hanno analizzato quanto la salute del cervello potesse portare variazioni nell’attività fisica, nella terza hanno comparato l’associazione bilaterale tra i due fattori. Lo studio avrebbe quindi dimostrato che sono le capacità cognitive a influenzare l’attività fisica e non viceversa, come finora ritenuto.

Gli autori dello studio invitano quindi le persone di mezza età a dare più importanza a tutte le attività legate al corretto funzionamento cerebrale, perché dalla salute del primo dipende quella del secondo. Allenare la mente prima di allenare il corpo, in ultima analisi. Ma tali ipotesi coinvolgono solo gli adulti, le persone di mezza età e gli anziani? Tanti studi sono stati compiuti sulla funzione stessa delle endorfine. Le sostanze del benessere prodotte naturalmente dal nostro corpo. Le endorfine (dette anche ormoni del benessere) sono polipeptidi prodotti dal cervello caratterizzati da una potente attività analgesica ed eccitante, con una azione simile alla morfina o a altre sostanze oppiacee, senza effetti collaterali sull’organismo. Sintetizzate nell’ipofisi, a livello surrenale e in alcuni tratti dell’apparato digerente, hanno i loro recettori, così altrettanto in varie zone del sistema nervoso centrale: si concentrano soprattutto nelle aree deputate alla percezione del dolore.

Le predette sostanze sono tali da regolare la capacità il piacere, la serenità, collaborando a sopportare meglio lo stress e ridurre l’ansia. Il rilascio delle endorfine in circolo avviene in particolari circostanze, come ad esempio l’attività fisica, il massaggio sportivo. Anche una semplice passeggiata e un po’ di sana attività fisica producono senso di energia. Se svolta al mattino sicuramente si aggiunge benessere al resto della giornata. Con la mente calma e rilassata l’organismo è in grado di produrre endorfine con maggior facilità e quantità. Il rilascio di endorfine, per fare un esempio pratico, produce la sensazione di euforia e di benessere che insorge dopo aver praticato almeno 40 minuti di attività sportiva e durante l’attività fisica si traducono in una percezione inferiore della fatica.

Le endorfine sembrano anche promuovere un effetto positivo sulla performance sportiva, migliorando la sinergia dei movimenti e il reclutamento delle fibre muscolari. In conclusione, l’interazione mente-corpo è bidirezionale: fattori psicologici possono contribuire all’insorgenza o all’aggravamento di molteplici organi, ma anche le patologie meramente fisiche possono influire sul pensiero o sull’umore della persona.

Inoltre, un vecchio dogma della Neurobiologia è crollato: negli ultimi anni è stato dimostrato che nel cervello dell’adulto si formano nuovi neuroni, e che la Neurogenesi prosegue durante la vecchiaia. Un tempo si riteneva che tutte le cellule nervose fossero presenti alla nascita, e che quelle perdute, con l’età o a causa di lesioni, non potessero essere rimpiazzate.

Uno studio di Fred Gage del Salk Institute di La Jolla, in California, in collaborazione con l’Università di Göteborg ha invece rivoluzionato tale ipotesi. Noi abbiamo ancora molto da conoscere, imparare sulla nostra mente, tenendo presente che ci sono ancora vastissime aree del cervello che non utilizziamo e, pertanto, per molto tempo non sapremo quali porte siano in grado di aprire.


di Pierpaola Meledandri