venerdì 4 giugno 2021
Intervista al dottor Vincenzo Bianco, vicesegretario regionale Cimo Lazio (Coordinamento italiano medici ospedalieri) e coordinatore sezioni Aziendali (*)
Sul sindacalismo oggi sussiste una certa diffidenza, me ne spiega le motivazioni?
I medici sindacalisti svolgono la propria attività, cercando di risolvere i problemi della categoria, utilizzando le loro relazioni con la politica e le istituzioni, servendosi del loro ruolo e peso sociale per un sindacalismo di semplice amministrazione e gestione delle retribuzioni e non di vero rinnovamento. In passato, il medico ricopriva un ruolo di leadership rispetto al paziente, alle altre professioni sanitarie, alla gestione della sanità. Tanto per essere chiari, il medico decideva ciò che era necessario per il malato e la cura o i trattamenti adeguati per il paziente. Negli anni Novanta, il nostro Sistema sanitario nazionale, attraverso l’aziendalizzazione “politicizzata” e la sostenibilità economica hanno prodotto la razionalizzazione dei costi e, successivamente, un definanziamento, provocando una perdita contrattuale da un lato e l’ingerenza politica nelle Asl e nelle Aziende ospedaliere dall’altro. Ciò ha comportato un netto ridimensionamento dell’autonomia del medico, dovuto a importanti tentativi di surrogare le sue funzioni con altre figure meno costose (un demansionamento, di fatto). La risposta della maggior parte delle sigle sindacali, rappresentative dell’area medica, è stata l’apertura alle altre figure professionali, generando una diffidenza dei medici nei confronti dei sindacati. Ad oggi l’unico sindacato dell’area medica che accetta le iscrizioni di soli medici è il Cimo.
Un sindacato che tutela i lavoratori dovrebbe, ai nostri giorni, essere uno strumento di mediazione tra interessi non sempre omogenei o un organo di tutela e denuncia per gli iscritti di tanti casi non troppo trasparenti in sanità?
Tutelare il medico e soprattutto la sua professionalità oggi è diventato molto difficile. L’invadenza gestionale dei cosiddetti manager della sanità è talvolta oppressiva e limitante, il rischio è che si delegittimi l’atto medico. Si aggiunga che sussiste un ritardo storico a difesa della professione da parte di istituzioni, società scientifiche, Università, che non hanno saputo far fronte per tempo alla complessità del fenomeno, procrastinandolo! Il sindacato ha come mission la tutela dei propri iscritti essendo un’associazione di diritto privato: ciò porta anche a denunciare alle Autorità competenti eventuali soprusi dell’Amministrazione nei confronti dei propri iscritti, soprattutto per quanto attiene la tutela della loro salute e integrità nell’ambiente lavorativo.
Il suo sindacato si occupa dei “medici ospedalieri”. Sicuramente, in questa battaglia per sconfiggere la pandemia Covid-19, si è chiesto loro un impegno notevole. Faccia un spassionato bilancio relativamente al suo ambito di azione.
Cimo si occupa dei medici senza escluderne nessuno! Mi consenta di raccontarle che la pandemia l’ho vissuta in prima persona. Nel servizio in cui lavoro ci sono stati 18 medici oncologi contagiati da Sars-Cov-2 nel marzo 2020, sono stato uno dei pochi oncologi rimasti in servizio, nonostante avessi un arto “malandato”, a seguito di un infortunio sul lavoro. Ho rinunciato a sottopormi ad adeguate cure per essere presente tutti i giorni. Lo stesso spirito di abnegazione è stato di molti colleghi. Ho continuato a fare le prime visite oncologiche e le consulenze: disponevo dei pochi dispositivi Ffp2 dati in dotazione dal nostro Ordine professionale. In qualità di sindacalista ho curato e prodotto numerose istanze a tutela dei colleghi, rimaste senza risposta! Un pensiero va ai 352 colleghi caduti sul fronte pandemico e alle loro famiglie. Il nostro settore è stato duramente colpito e ha pagato un prezzo altissimo. Chi avrebbe dovuto gestire l’emergenza non ha soppesato la gravità di questo problema? Il vulnus prodotto rimarrà privo di ogni tipo di ristoro?
In questa emergenza epocale ravvisa medici eroi o semplicemente operatori coscienziosi tenuti al dovere di servizio e al giuramento di Ippocrate?
I medici che amano la loro professione, sono pronti, di conseguenza, a mettere in pericolo la loro vita per salvare quella dei pazienti.
In Italia, per una lunga serie di ragioni, si è poco investito nella sanità. I medici italiani, in generale, sono tra i meno pagati d’Europa e gli ospedali sono sovente carenti di supporti adeguati per gli operatori e i pazienti. Ci illustri il fenomeno.
Negli ultimi decenni si è assistito ad un definanziamento della spesa sanitaria, che ha portato a una “decapitalizzazione” della professione medica attraverso l’adozione di tecniche che restringono l’autonomia del medico, che ne contengono e – soprattutto – ne condizionano l’operato. Se l’atteggiamento della politica economica dovesse continuare su questa strada, sicuramente vi sarà un depauperamento professionale senza precedenti. Non può esserci una buona sanità, se questa viene privata di fondi necessari per la cura della popolazione e, quindi, delle risorse necessarie per colmare le gravi carenze di organico presenti nei vari reparti e avviare un vero ringiovanimento della categoria medica ospedaliera.
I rinnovi contrattuali, le diffide, lo sciopero, sono obiettivi primari per il sindacato oggi?
Lo status originario del medico, esercente una professione liberale ha subito profondi cambiamenti nel tempo. Oggi dobbiamo fare i conti con: tempo pieno e tempo definito, extramoenia e intramoenia, dipendenza, convenzione e libera professione pura. Tanta disorganicità ha consentito ai gestori della sanità di sottopagare i medici e scaricare quota parte dell’onere retributivo sui cittadini. Oggi l’idea vincente per taluni sindacalisti è di avvalersi della dipendenza pubblica per tutti, per altri è di ampliare i rapporti convenzionati a tutta la dipendenza. Entrambe, a mio avviso, non porteranno né ad una retribuzione adeguata, né tanto meno a un Servizio sanitario nazionale migliore.
Spesso alcune battaglie per ottenere risultati di giustizia sono costate molto ad alcuni zelanti esponenti della sua Organizzazione sindacale e di altre sigle. In fondo, il coraggio e il dovere di denuncia sono visti solo come rimedi “donchisciottiani” di fronte alla paralisi del sistema?
Purtroppo, molto spesso nelle Aziende i medici sindacalisti che svolgono correttamente il loro lavoro sono osteggiati e talvolta sbeffeggiati. Sistematicamente, con questo modus operandi, si lede l’articolo 39 della nostra stessa Costituzione. Personalmente, sono fermamente convinto che l’azione sindacale deve essere fondata sul rispetto delle norme, con intento propositivo, ma questo il più delle volte si scontra con una gestione monocratica e autoreferenziale dei responsabili apicali di turno.
Come esponente dell’Ordine di Roma, suo consigliere eletto nel 2020, quale vento nuovo, quali iniziative, con la sua esperienza di medico e di sindacalista, vorrebbe apportare alla categoria nei prossimi anni del suo mandato?
Credo moltissimo nel progetto di rinnovamento condiviso con l’attuale presidente dell’ordine di Roma, dottor Antonio Magi. Ci siamo insediati da soli pochi mesi e già è stata deliberata l’operatività della Commissione ordinistica che si occupa della salvaguardia e del benessere e della sicurezza dei dirigenti medici in ambito lavorativo.
(*) Laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Roma Tor-Vergata e specializzato in Oncologia Medica all'Università “La Sapienza” di Roma. Diploma di perfezionamento in “Medicina di Primo Soccorso” e in “Senologia” nell'anno accademico 1992/93, sempre a “La Sapienza”. Oltre, sessanta pubblicazioni su Riviste nazionali e internazionali, in prevalenza di argomento Oncologico. Incarico di Docenza a contratto gratuito alla Scuola di specializzazione di Oncologia all’Università di Roma “La Sapienza". Vincitore di concorso in qualità di Dirigente medico a tempo indeterminato presso il Centro oncologico di riferimento dipartimentale Usl 2/Lucca. Dal primo ottobre 2004 è dirigente medico a tempo indeterminato presso l’Unità organizzativa complessa di Oncologia, presso l’Azienda Policlinico Umberto I con incarico di alta specializzazione in Oncologia geriatrica e coordinatore della Umog (Unità multi-professionale in Oncologia geriatrica). Da dicembre 2020 è consigliere dell’Ordine di Roma dei Medici chirurghi e odontoiatri. Attualmente è vicesegretario regionale del Cimo per il Lazio. È coordinatore delle Sezioni aziendali dopo una lunga militanza nel sindacato, iniziata nel 2004, con l’incarico di Dirigente sindacale.
di Pierpaola Meledandri