Novità ai tempi della pandemia

martedì 27 aprile 2021


Vi sono delle novità sociali, economiche, mediche nella vicenda micidiale della pandemia, e sono considerevoli. In territorio economico la fine momentanea del rigore nei bilanci, nella spesa, anzi l’opposto, una espansione del debito che neanche durante le guerre raggiungeva simili cifre. Gli Stati Uniti al solito fanno delle americanate: cifre atrabiliari, stampano dollari a diluvio, imprimono fiducia, dinamismo, sostengono la gente, insomma non fanno precipitare la fiducia economica del sistema se quella nella salute precipitava. Anche se pare in risorgenza anche la fiducia nel ritrovamento della salute, con qualche problema sui vaccini, come tutti, del resto. 

Anche in Europa si largheggia, con quantità minori certo, ma con una diversità rispetto al passato. Non soltanto si largheggia nel debito per aiutare cittadini e imprese ma il debito è considerato “buono”. Precisamente, esisterebbe un debito cattivo, allorché il debito viene impiegato in modo non risarcitorio. Così è buono il debito che frutta maggior utile dell’averlo contratto. In breve: se il denaro mi costa due ed io ricavo cinque, ho attivato un debito buono, se ricavo uno ho attivato un cattivo debito. Tutto dipende dal salvare le imprese, farle continuare, renderle produttive, quindi riavere il denaro con la tassazione. Una impresa fallita non paga tasse.

Ma saranno in condizione di rianimarsi le imprese? Entra la seconda novità: la salute. Si riconosce che sostenere ed aprire non basta, occorre risolvere la faccenda della salute, come si dice: aprire in sicurezza. E finalmente, incredibilmente, pare si sia compreso il dinamismo della malattia che ci offusca. Malattia che al suo principiare è banalissima. Percepita nei suoi sintomi iniziali si scioglie facilmente, bastano degli antinfiammatori, gli anticorpi monoclonali, piuttosto costosi, il Budesonide, e ulteriori ritrovati, ormai conosciuti e del resto usati per intervenire precocemente fuori dall’ospedalizzazione con dispendio minimo, e rassicurazione della gente, oltre che aggiunta consistente ai vaccini talvolta problematici, come sappiamo. 

Se si fornissero più informazioni sui sintomi, invece, di limitarsi al mortorio salveremmo molte vite e renderemmo meno angosciante la situazione. Questa novità, di ricorrere a cure precoci e di informare su come cogliere i sintomi prima che la malattia avanzi e richieda l’ospedalizzazione, costituirà la soluzione. Talune nazioni si volgono a questo scopo. Per mia esperienza, avendo scontato una doppia infezione virale e mesi di ospedale, ritengo che si dovrebbe, si deve agire sulla prevenzione e sulla informazione non sul terrore, quasi che non esistessero che malattia, ospedali, chiusura, morte. L’abbinamento tra debito buono e cure preventive dà qualche respiro. Ma necessita di un ritrovato che li connetta, un ritrovato completamente esistenziale: la voglia di vivere, di non sottostare alla visione dell’esistenza come terrore, sospetto, sfiducia, del prossimo da tenere a distanza, perché fonte di contagio. Dobbiamo vivere sopra il virus non immaginandone la scomparsa. A volere l’assoluto non si accetta il relativo. Una società senza male non esiste e chi l’ha preteso non ha vissuto, appunto perché vuole una realtà impossibile. Cerchiamo strumenti per vivere, nonostante il male… non senza male. E l’amore per la vita resta il massimo antidoto (vaccini, rimedi, regole compresi).


di Antonio Saccà