venerdì 2 aprile 2021
Caro Massimo Gramellini, è vero che un giornalista deve fare notizia, ma chi scrive sul maggiore dei quotidiani italiani, essendone anche vicedirettore, dovrebbe evitare di informarsi sui social. Se cerchi bene, il Corriere della Sera ha fonti migliori.
Lo capisco, un sodale di Fabio Fazio e della sinistrina bisbetica può stupire anche rimbeccando gli eccessi del politicamente ammassato. Così tu hai spiazzato tutti rovesciando il tuo “Caffè” addosso all’incolpevole Rettore di Oxford, che accusi di mozarticidio postumo.
Ora non sto a ricordarti che le note del musicista salisburghese continueranno a echeggiare nel tempio culturale della Perfida Albione anche post-Brexit, che gli strali anti-razzisti di un docente qualunque sono solo noia per scacciare la noia. E che il rettore mai si permise.
Ma se un rimbrotto vuoi proprio lanciarlo a questo cattedratico del nulla, ti suggerisco di ascoltare le partiture mozartiane da lui stesso suonate con il fortepiano, strumento che inverte i colori dei tasti, neri al posto dei bianchi, sette contro cinque.
Dunque, perché criticare la melodia senza concedere a Wolfango il fatto che suonando in tono di do, con lo strumento da lui prediletto per anni, si possono evitare tutti i tasti bianchi. E a memoria mi viene in mente un’invenzione a due voci di Bach in cui si tocca un solo tasto fortepianamente chiaro, un fa diesis. Dunque, sul cromaticamente corretto, Mozart era avanti duecentoquarant’anni.
Certo, il professore se la prendeva con le logiche musicali mozartiane dalla faccia bianca, non con i tasti. Mai pensando che, al contrario, la musica afro, blues, gospel e tanta altra non è mai stata accusata, né mai, spero, lo sarà, di turbare l’infanzia dei pallidi britannici.
Alla sensibilità del docente oxfordiano mi permetto di segnalare il prodotto industriale Giovanni Allevi, il quale, per far notizia a corredo della sua musica insignificante, ha dichiarato di aver sempre considerato i tasti neri del pianoforte buoni solo per posarci i chewing-gum: “Solo recentemente ho capito che, se percossi, producevano un suono tutto loro”.
Ha capito, professore? Questo non solo è un bluff super-pompato, ma discrimina e deride i neri.
Sì, i tasti, ma perché, si può accusare di razzismo solo le note?
di Gian Stefano Spoto