venerdì 26 marzo 2021
La “Rosea” più grande d’Italia compie 125 anni. È dall’aprile 1896 che la Gazzetta dello Sport racconta storie e passioni di migliaia di campioni. Da giugno 2020 è diretto dal romano Stefano Barigelli, dopo 10 anni di direzione di Andrea Monti, diventato responsabile delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026.
Un quotidiano testimone di un secolo e un quarto di sport, fatto di aspetti sociali, culturali e che si apre subito alla grande invenzione della fotografia. Nato con la carta color verde e costava 5 centesimi. Poi il rosa come la maglia del vincitore del Giro d’Italia, essendo il ciclismo lo sport più seguito.
Il primo grande impatto con i lettori sportivi fu il racconto delle prime Olimpiadi moderne, quelle che il barone Pierre de Coubertin volle riportare a distanza di 15 secoli ad Atene dove i Giochi erano nati. Non mancano le prime storie da raccontare: il gonnellino degli euzoni del vincitore della maratona, il greco Spyridon Louis che di professione trasportava con il mulo, due volte al giorno, l’acqua da vendere dal paese ad Atene. A quella gara non ha potuto partecipare il lombardo Carlo Airoldi che era arrivato nella capitale greca a piedi, da Milano, in 26 giorni. Non fu ammesso, perché aveva gareggiato da professionista.
Nel primo editoriale del 3 aprile 1896 erano tracciate le linee-guida del giornale che “non deve solo fornire notizie, commentare il progresso, registrare il successo. No. Un giornale deve predire, corre l’alea stessa di tutte le cose: arrivare”. La Gazzetta, in pratica, è arrivata ovunque c’era un avvenimento sportivo, un personaggio dello sport da intervistare per raccontare ai lettori anche i risvolti più intimi degli atleti.
I giornalisti della Gazzetta sono stati presenti anche in alcuni dei momenti più tragici della storia dello sport come l’attesa nella sede del Torino del ritorno della squadra granata, mai avvenuto, per lo schianto dell’aereo sulla collina di Superga o in Germania, a Monaco, nel 1972 quando in un attacco terroristico al villaggio olimpico vennero uccisi alcuni atleti israeliani. L’archivio dei 125 anni è pieno di articoli, foto, interviste, analisi, riflessioni, studi. In sostanza, il quotidiano è stato lo specchio della cultura del Paese nei momenti belli e brutti. Hanno avuto spazio non solo le leggende del calcio, anche se l’edizione del giorno dopo la vittoria mondiale degli Azzurri nel 2006 in Germania contro la Francia fece il record delle vendite: 2,3 milioni di copie.
Nell’elencare le storie dei campioni c’è soltanto l’imbarazzo della scelta. L’Italia sportiva passa in rassegna successi e sconfitte, dolorosi eventi come il doppio boicottaggio delle Olimpiadi (Mosca nel 1980, Usa quattro anni dopo per ragioni politiche), i recenti fenomeni razzisti nello sport, il doping, la corruzione del calcio scommesse, la caduta di personaggi di vertice del mondo calcistico come Sepp Blatter e Michel Platini.
Rivivere emozioni e storie è come tornare in un mondo da sogno. Ogni avvenimento sportivo segna anche la storia delle città. A Roma, il Villaggio Olimpico (del 1960) è abitato da migliaia di cittadini e milioni di automobilisti percorrono la “via Olimpica”. E rileggendo le pagine della Gazzetta e di altri quotidiani, ecco il racconto della Maratona in notturna vinta a piedi nudi da Abebe Bikila, le vittorie nel pugilato di Cassius Clay (Muhammad Alì) e Nino Benvenuti, l’oro dei 200 metri di Livio Berruti all’Olimpico e quello della gazzella Wilma Rudolph. Dal 1954 è arrivata in ogni casa degli italiani la tv, ma leggere un articolo continua ad affascinare.
di Sergio Menicucci