mercoledì 10 marzo 2021
Il sindaco di Roma Capitale, Virginia Raggi, annuncia che sono stati firmati i “verbali per avvio cura degli alberi. Un risultato storico che darà una svolta nella gestione del verde pubblico cittadino. Soltanto nell’ultimo anno, in questo settore, siamo riusciti a sbloccare più di 100 milioni di euro, una cifra record che stiamo utilizzando per alberi, parchi, giardini e ville storiche”.
La domanda sorge spontanea: stiamo parlando della stessa città? La verità è che i grandi alberi romani, uno dei simboli della città (il Pinus pinea, ad esempio, è comunemente denominato “Pino romano”), sono in pericolo. Roma Capitale, in luogo dell’accertamento di cause e responsabilità, approva un regolamento senza coinvolgere tutte le associazioni ed i comitati di quartiere ed avvia un bando di oltre 60 milioni di euro, senza prevedere un piano pluriennale ed una strategia di tutela e protezione del verde pubblico, delle Ville romane e degli immobili che insistono sugli immensi parchi capitolini.
Il 9 marzo 2021 un pino è “piovuto” su Corso Trieste. Ma come mai in quel sito, così come a Piazza Venezia o a via dei Fori Imperiali, i pini sono stati interrati nel cemento, laddove storicamente l’aiuola è sempre stata a filo del piano stradale, mentre il prato all’inglese e gli impianti di irrigazione sono stati abbandonati? Come mai il Servizio giardini di Roma Capitale, storico fiore all’occhiello dell’Amministrazione capitolina, è stato smantellato in modo sistematico negli ultimi anni?
In nome della politica – e probabilmente di interessi privati – sono stati finanziati vari progetti ma i cittadini romani continuano a non essere informati su come sono stati e come saranno spesi i loro soldi. Nessun controllo, nessuna indagine e nessuna verifica. Gli alberi storici sono stati donati ai cittadini romani ed alcuni pini sono stati dichiarati monumenti nazionali, come il “Pino di Garibaldi” in via Capodistria. Silenzio assoluto sui monitoraggi, sui controlli e sulle diagnosi periodiche fatte o da fare sugli alberi storici della città o su una eventuale sostituzione degli alberi da abbattere. Un albero storico che cade è un ciclo di vita e di storia che si spezza, una ferita nella memoria di un quartiere.
Eppure, gli alberi non cadono per caso e mai all’improvviso. Ad esempio, uno degli ultimi insetti “alieni” arrivati in Italia è la cocciniglia tartaruga che ha già alterato il sistema ecologico dei Caraibi, cancellando il 95 per cento dei pini presenti. Da qualche anno è il killer delle pinete dei litorali campani e da lì ha iniziato a risalire lungo la Penisola, attaccando i pini domestici di Roma e dintorni.
A Roma hanno dichiarato guerra alla cocciniglia i cittadini di Saxa Rubra. Per loro iniziativa (e a proprie spese) è cominciato da qualche settimana l’intervento su 500 pini aggrediti dal pestifero insetto. Il metodo è stato già utilizzato con successo nella Città del Vaticano su 120 alberi, ma non è stato ancora autorizzato nella Capitale. Nonostante tutto ciò, il sindaco elogia l’avvio dei lavori per tutelare gli alberi e per approvare il nuovo Regolamento del verde. Eppure, gli alberi storici continuano a “piovere” o ad essere tagliati e decine di associazioni, da Rinascita Tiburtina a Salviamo Villa Paolina fino al Comitato Coppedé, poi Esquilino in Comune e tante altre, sono scese in piazza per difendere i pini e il paesaggio di Roma, messi a rischio dal nuovo Regolamento del verde.
“Chiediamo che il pessimo regolamento venga modificato” spiega la consigliera del I Municipio Nathalie Naim, una delle organizzatrici della protesta “Grandi alberi e in primis il pino condannati dal testo a sparire dal paesaggio romano”. “Il Regolamento del verde che il Comune vuole approvare – aggiunge Francesca Marranghello di Italia Nostra e presidente del Comitato Villa Glori – ha una carenza fondamentale che riassume tutte le altre: è completamente privo del senso della bellezza. Le grandi alberate che disegnano lo skyline di Roma stagliandosi sui suoi tramonti mozzafiato, iconografiche come per New York i grattacieli, in base a questo Regolamento non potranno più esistere: occorrerebbero marciapiedi enormi, ovviamente introvabili. Così laddove avevamo architettonici pini o maestosi platani, avremo il pero o l’orniello”.
In particolare, le associazioni chiedono che il Regolamento sia modificato in diversi punti, come ad esempio sul fatto che si dichiari esplicitamente il pino “non adatto per alberature stradali”. Per il futuro, possiamo solo augurarci un maggiore coinvolgimento di tutte le associazioni e di tutti comitati di quartiere e possiamo avanzare una proposta: ogni associazione potrà diventare “tutor” di un pino e, quindi, ogni azione di Roma Capitale e/o del Municipio su quel pino dovrà essere autorizzata dall’associazione Tutor che, conseguentemente, avrà un accesso civico diretto sulla storia “amministrativa” dell’albero e potrà incidere sul suo utilizzo e sulla sua conservazione.
di Maria Capozza