mercoledì 10 marzo 2021
È inutile negare ancora che la situazione pandemica sia grave, molto grave, direi un vero disastro nazionale. In un solo anno abbiamo avuto 100mila vittime per Covid o per complicanze legate al virus, un numero impressionante, maggiormente se lo paragoniamo alle vittime civili italiane della Seconda guerra mondiale che probabilmente, continuando su questo trend negativo, supereremo nel giro di qualche mese.
Se delle precedenti influenze virali, degli anni passati, non ce ne siamo quasi accorti, perché ne fummo toccati ma con numeri bassi di vittime e per un periodo brevissimo, di questa pandemia rimarrà profondo il segno nella storia dell’umanità. Probabilmente, il Covid-19 è anche molto più cattivo della Spagnola del Primo dopoguerra, perché occorre paragonare i sistemi sanitari e farmaceutici di allora e di oggi, molto più efficaci nel salvare vite. Ed inoltre considerare il fatto che si era usciti da una guerra mondiale, che aveva fiaccato la popolazione, abbattendone le difese immunitarie.
La strada per uscirne è la vaccinazione di massa, i Paesi che l’hanno completata ce lo dimostrano, ed è ancora, purtroppo, la stretta sui contatti sociali e l’utilizzo di tutte le precauzioni necessarie all’auto-protezione e a quella di chi ci sta vicino. È un momento difficile ed i mesi che ci separano dall’estate saranno purtroppo critici, in termini di vite umane perse, con la differenza importantissima che l’età media si è abbassata, per cui sempre più miei coetanei finiscono nelle terapie intensive. Questa è davvero una guerra e come tutte le guerre porta distruzione. Qui non sono le bombe degli alleati che distruggono i centri produttivi, ma è la chiusura delle attività commerciali e lo smart working che deflagrano e portano gli imprenditori ad abbandonare le proprie attività, per non essere uccisi, loro stessi, dal carico dei costi fissi.
Fortunatamente è cambiato il capo del Governo che chiaramente ha un’eredità di fallimenti da dover mettere a posto, di scelte sbagliate, di uomini inadeguati in posizioni critiche, registrati dall’ultimo Governo Conte. Innanzitutto, il piano vaccinale occupa il primo posto in agenda e bene sta iniziando a fare con un profondo cambio di strategia, dalle primule milionarie ed inutili di Domenico Arcuri all’utilizzo di qualsiasi posto per vaccinare più persone possibili.
Ma occorre iniziare a pensare a rimettere in piedi l’economia. L’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) riconosce che l’Italia è sulla strada giusta e il capo economista dell’istituto, Laurence Boone, promuove l’agenda del governo Draghi, sostenendo che il focus su produttività, su digitalizzazione, green economy e sull’ottimizzazione del piano europeo Next Generation, “è esattamente quello che abbiamo raccomandato per anni”.
Si prevede una crescita del Pil del 4,1 per cento nel 2021 e del 4,2 per cento nel 2022 che occorrerà sfruttare al massimo per recuperare la perdita (8,9 per cento) del 2020. C’è molto da fare, ma a me piace molto lo stile asciutto e sintetico di Mario Draghi, un invito a tutti a fare meno parole, che contano nulla, ed a lavorare di più e meglio per il bene della nostra Italia. Una luce in fondo al tunnel s’intravede, è ancora distante l’uscita ma dobbiamo ancora fare uno sforzo, affinché tutti i sacrifici possano essere ricompensati con il ritorno ad una vita normale.
di Giuseppe Vignera