martedì 9 marzo 2021
Lo strano prodotto che è il Festival di Sanremo (in particolare la settantunesima edizione targata ancora Amadeus-Fiorello) ha portato nelle casse di viale Giuseppe Mazzini circa 18 milioni di euro. Un milione più degli incassi per pubblicità dell’edizione 2020 sempre con la conduzione di Amadeus e con la spalla, il mattatore Rosario.
Quando si farà il bilancio analitico dei singoli inserzionisti ci si accorgerà del peso che hanno avuto due colossi tech: Amazon Prime e Netflix che erano alla ricerca di un pubblico giovane e generalista per far conoscere i loro prodotti. Il mercato della pubblicità ha premiato la manifestazione canora? In un certo senso, nella delicata fase dell’emergenza sanitaria e della crisi economica non c’era molta alternativa.
L’evento non aveva concorrenza. Lo spiegamento di forze del 2020 aveva portato la raccolta a 17,1 milioni di euro compresi gli eventi in piazza. Quest’anno gli introiti sono stati circa 18 milioni per le inserzioni nel tabellare tv, in radio e nel digitale. Pochi in realtà si erano resi conto della potenza di fuoco del mondo del web con i loro influencer, che si sono infilati negli spazi dei regolamenti per spingere alcuni artisti ai vertici della classifica finale.
Secondo la direttrice di Rai Play, Elena Capparelli, le nuove generazioni hanno reso la gara più interattiva e coinvolgente. Non per nulla ha vinto il gruppo rock romano dei Maneskin che da musicisti di strada (in via del Corso sotto la sede dell’ex sede dell’Opinione) avevano vinto a X Factor. La loro rivoluzione canora ha trascinato al successo mentre i post di Chiara Ferragni (“votiamo tutti Fede e Franci mandando un sms al 4754751 con codice 11”) hanno fatto volare il duo Francesca Michielin-Fedez al secondo posto.
Analizzando i dati ci si accorgerà che il televoto (come ha scritto sull’Opinione Maria Chiara Aniballi) ha influito sulla scalata delle canzoni. Allora “Zitti e buoni”? No. C’è comunque da riflettere sulle interazioni social e la ripartizione della percentuale delle giurie. Corrispondono al mercato del pubblico che guarda la manifestazione canora che cerca i nuovi conduttori, scadendo ad agosto il contratto di Amedeus?
Per ora tutti contenti ai vertici di viale Mazzini e per il direttore di Rai 1, Stefano Coletta “ogni Festival produce le sue riflessioni”, prendendo atto che il popolo dei social e degli influencer potrà giocare un ruolo importante in una gara sempre più giovane (ma con cantanti sconosciuti e un pubblico sotto i 45 anni, data anche la lunghezza della trasmissione che scoraggia gli anziani) e interconnessa. È l’epoca dei tweet e degli hashtag. Un Festival diverso? “Il voto finale”, scrive il critico Aldo Grasso, “è il risultato un po’ cervellotico di una sommatoria che comprende giuria demoscopica, televoto, orchestra, sala stampa. Come se nessuno volesse assumersi una responsabilità diretta”.
Ripercorrendo le esibizioni delle cinque giornate, le provocazioni non sono mancate, a volte inutili, fino ai “quadri” di Achille Lauro (il Comandante si rivolterebbe nella tomba), agli spacchi vertiginosi dei vestiti di alcune artiste e al nude look dei vincitori. La maratona per insonni (l’annuncio del vincitore è arrivato alle 2,40 quando già era chiusa la certificazione dei dati Auditel) lascia strascichi polemici, stonature, battibecchi, una denuncia all’Antitrust dell’Associazione dei consumatori, Codacons, che ha visto nell’intervento esterno di Chiara Ferragni una violazione delle regole della Autorità per le comunicazioni delle delibere in tema di televoto.
di Sergio Menicucci