Festival di Sanremo: trionfa il rock dei Maneskin

lunedì 8 marzo 2021


È quasi l’alba quando il televoto fa il miracolo: ribaltare totalmente la classifica di sala stampa e giuria demoscopica consolidata da giorni, che contava per due terzi. E questa volta il popolo sovrano non sbaglia e incorona i meravigliosi Maneskin. Al termine di una serata che sembrava studiata all’unico scopo di sfiancare lo spettatore, i pochi sopravvissuti hanno avuto il privilegio della sorpresa, che a Sanremo non c’è mai o quasi.

L’ultimo momento extra-gara godibile era stato l’arrivo di Ornella Vanoni con Francesco Gabbani. Oltre all’impeccabile esibizione canora, non ha fatto mancare la gag da incontinenza verbale, apostrofando Fiorello con una cosa che voleva significate tipo “se canti tu, possono cantare tutti”.

Dopo di ciò, la crudeltà degli autori si è scatenata, arrivando ad infliggere il monologo (ebbene sì) di Zlatan Ibrahimovic verso le undici, un reminder sul Covid (non sia mai che qualcuno se ne fosse dimenticato per dieci minuti) di Giovanna Botteri mezz’ora dopo, i vivacissimi Alberto Tomba e Federica Pellegrini a mezzanotte inoltrata.

Umberto Tozzi, con un medley dei suoi successi, è passato quasi all’una, mentre la mazzata finale è arrivata nell’attesa della proclamazione del podio, intorno alle due: il trio Riccardo Fogli-Michele Zarrillo-Paolo Vallesi, con un paio di brani a testa. Ancora dopo l’esibizione di Dardust (visibilmente contrariato anche lui), che ad essere ancora lucidi sarebbe stata anche apprezzabile.

Tornando alla gara, che qualcosa sarebbe successo si è capito subito, alla lettura della classifica dal basso: impeccabili le ultime dieci posizioni (Random, Aiello, Bugo, Gio Evan, Renga, Ghemon, Coma Cose), mentre dall’undicesimo posto in poi saltano tutti gli equilibri consolidati durante le prime tre serate. I papabili per il podio retrocedono inesorabilmente: Gaia al diciannovesimo posto, Malika Ayane al quindicesimo, Noemi al quattordicesimo, Arisa al decimo, Annalisa al settimo. Fuori dal podio anche molti dei migliori per le giurie dei premi di qualità: Willie Peyote (premio della critica “Mia Martini”) sesto, Colapesce e Dimartino (premio della sala stampa “Lucio Dalla”) quarti, Madame (premio “Sergio Bardotti” per il miglior testo) ottava. Resiste solo Ermal Meta, destinatario del premio “Giancarlo Bigazzi” per la migliore composizione musicale. Extraliscio e Stato Sociale rispettivamente al dodicesimo e tredicesimo posto, a riprova del fatto che a Sanremo l’allegria non paga mai, figuriamoci quest’anno di tregenda. L’unanimamente celebrata Rappresentante di lista si ferma all’undicesimo, mentre Max Gazzè non va oltre il diciassettesimo.

Per il podio restano, quindi, Ermal Meta, Fedez/Francesca Michielin e Maneskin, sui quali alle due e mezza si riapre il televoto. A quel punto i giochi sembravano fatti, perché Meta era primo da subito. Eppure, un dubbio serpeggia quando si vede la coppia canora entrare sul palco letteralmente saltellando. Era accaduto, infatti, che durante la serata Chiara Ferragni avesse invitato i suoi follower a votare per il marito, con tanto di ricorso prontamente preannunciato dal Codacons, sempre più votato alle cause di rilevanza planetaria. I seguaci della influencer sono una cosa come venti milioni, quindi il panico comincia a serpeggiare. E, infatti, Amadeus proclama terzo classificato Meta, che alla notizia ovviamente sbianca.

A questo punto, lo smarrimento di quelle poche centinaia di spettatori ancora in piedi è totale e già si comincia a gridare allo scandalo quando, come una boccata di ossigeno, arriva la proclamazione dei primi classificati. Ed è l’apoteosi, con gli orchestrali scatenati e Amadeus che si sgola per celebrare il rock che trionfa a Sanremo, i vincitori increduli e Damiano David che scoppia addirittura a piangere come una Orietta Berti qualsiasi. Perché puoi essere rock, duro e trasgressivo quanto vuoi, ma Sanremo è Sanremo.


di Maria Chiara Aniballi