giovedì 4 febbraio 2021
Milano, la città col maggior numero d’università d’Europa, la città degli affari e della Borsa, dei grattacieli di Porta Nuova e del CityLife, dello Human Technopole nell’ex sito dell’Expo, della moda e delle grandi firme. Ma Milano vuol dire anche La Scala, la Triennale, Brera e tanta cultura. Milano, da sola, rappresenta il 40 per cento del valore delle transazioni immobiliari che avvengono ogni anno in Italia. Ed è la maggiore piazza per gli investimenti esteri, superando addirittura città blasonate come Monaco di Baviera o Francoforte. Perché a Milano si sperimenta, si costruiscono palazzi antismog e grattacieli come Torre Milano, in grado di ripulire l’aria da inquinanti e sostanze nocive, compresi virus e batteri. Il distacco con Roma è umiliante per la Capitale.
Milano città dei sogni, quindi? Non proprio, i problemi non mancano per quella che è una delle città più inquinate in Europa ed è in vetta alle classifiche nazionali per quanto riguarda la criminalità. E c’è anche il problema di recuperare alcuni quartieri cresciuti in tutta fretta e senza troppe pretese negli anni del boom economico. Esiste anche un problema di mobilità con l’hinterland, nonostante ci sia la rete metropolitana più diffusa d’Italia (da alcuni giorni sono ripresi i lavori per la metro che collegherà il centro della città con Monza, ma i primi passeggeri saliranno in carrozza solamente nel 2029). L’elenco delle cose da migliorare sarebbe lungo. Anche sulla sanità c’è da capire cosa non sia andato per il verso giusto.
È però indubbio che, almeno fino allo scoppio della pandemia, mentre l’Italia arretrava Milano correva. E correva nonostante un sistema nazionale poco competitivo e, va detto, nonostante una burocrazia romana – e un’ampia fetta di classe politica – che non hanno mai guardato a Milano con molto amore. Un po’ come si guarda al primo della classe, di cui si fatica a riconoscere i meriti. Prima o poi il Covid finirà e l’Italia ripartirà, se ripartirà Milano. Speriamo che la città riceva le attenzioni che merita. Non per essere avvantaggiata nella sua corsa, ma almeno per non essere ostacolata.
di Andrea Cantadori