venerdì 29 gennaio 2021
L’emergenza smog in Italia non si arresta e si cronicizza sempre di più. Nonostante la pandemia, il bilancio del report annuale “Mal’aria di città 2021” di Legambiente parla da solo: su 96 capoluoghi di provincia analizzati nel 2020, 35 sono andati oltre i limiti stabiliti dalla legge per la concentrazione giornaliera di polveri sottili (Pm10). Tra le città peggiori troviamo Torino, Venezia, Padova, Rovigo, Treviso, Milano, Avellino, Cremona, Frosinone, Modena e Vicenza. Si tratta, sostengono da Legambiente, di un’emergenza che colpisce tutta Italia. “Ogni anno nella Penisola, stando ai dati dell’Eea (Agenzia europea dell’ambiente), sono oltre 50mila le morti premature dovute all’esposizione eccessiva ad inquinanti atmosferici come le polveri sottili (in particolare il Pm2,5), gli ossidi di azoto (in particolare l’NO2) e l’ozono troposferico (O3)”.
Secondo quanto riferito dal report, “il 2020 passerà alla storia come l’anno della pandemia dovuta al Covid-19. Un anno che ha messo a dura prova la tenuta sanitaria, economica, sociale e ambientale di tutti i Paesi in tutti i continenti. Si guarda all’immediato futuro con l’intenzione di ripartire dalle “macerie” lasciate dal virus ma, come detto in diverse occasioni da diversi esponenti del mondo politico, della cultura, della scienza e della società civile, bisognerà cercare di non ripetere gli stessi errori del passato. Siamo davanti ad una opportunità di ripresa e resilienza (per usare un termine di moda a livello europeo e nazionale in questi mesi), che sarà tale solo se sfrutteremo l’occasione di tenere insieme non solo il lato economico ma anche quello sanitario, ambientale e sociale. Mai come nel 2020 infatti, gli aspetti sanitari (legati alla pandemia) e ambientali (legati all’inquinamento atmosferico) sono stati così fortemente associati, correlati e confrontati”.
Venendo al tema dello studio, l’inquinamento atmosferico “è un problema complesso che dipende da molteplici fattori come il traffico, il riscaldamento domestico, l’agricoltura e l’industria in primis – hanno detto da Legambiente – una questione che non può essere affrontata in maniera estemporanea ed emergenziale, come fatto fino ad oggi dal nostro Paese che purtroppo è indietro sulle azioni da mettere in campo per ridurre l’inquinamento atmosferico, ma va presa di petto con una chiara visione di obiettivi da raggiungere, tempistiche ben definite e interventi necessari, a partire dalla mobilità sostenibile”.
E ancora: “La parola d’ordine della pandemia è stata distanziamento, quella che si imporrà all’indomani sarà prossimità: medicina territoriale, servizi di prossimità, “città a 15 minuti”, scuole, luoghi di lavoro (co-working), negozi, relazioni facilmente raggiungibili a piedi o con mezzi di mobilità leggeri (bici). Per uscire dalla logica dell’emergenza e per ridurre l’inquinamento nelle nostre città e nei nostri paesi, dobbiamo dunque fare lo sforzo di incrociare due temi cruciali come la mobilità e l’uso dello spazio pubblico, della strada. Ripartendo da questi due aspetti e facendoli diventare i pilastri delle città pulite che vogliamo per noi e per i nostri figli, riusciremo a mettere a fuoco le reali azioni e modifiche necessarie per cominciare a respirare un’aria pulita – è stato notato – misure, quelle di seguito proposte, efficaci e fattibili da subito in ogni città, comune e quartiere d’Italia e che se integrate, insieme agli altri interventi necessari al risanamento della qualità dell’aria, che riguardano altri settori come il riscaldamento e l’agricoltura, porteranno benefici immediati e duraturi”.
Sempre Legambiente: “Va sottolineato come i superamenti giornalieri rappresentano un “campanello d’allarme” che rileva i periodi più critici dello smog durante l’anno, e servono per aiutare a prendere delle misure specifiche da parte degli amministratori per uscire dalla morsa dell’inquinamento. Misure che dovrebbero permettere di non superare il limite dei 35 giorni e che dovrebbero essere ancor di più implementate e strutturate nel caso in cui tale limite venga superato nel corso dell’anno. Una riflessione più approfondita va fatta per l’anno appena trascorso, perché è lecito domandarsi come mai, con le restrizioni applicate a causa dell’emergenza da Covid-19 ed il conseguente lockdown avvenuto tra la metà di marzo e l’inizio di maggio, i valori di inquinamento atmosferico non siano diminuiti nel nostro Paese”.
di Redazione